Operai morti a Napoli, due su tre lavoravano in nero: quattro indagati, accertamenti anche su caschi e cinture

  • Postato il 26 luglio 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

Due dei tre operai morti venerdì 25 luglio nell’incidente avvenuto in via Domenico Fontana a Napoli lavoravano “in nero“, senza esser in possesso di regolare contratto. È quanto emerso dai primi accertamenti svolti nell’ambito delle indagini coordinate dalla Procura di Napoli sull’incidente che ha causato la morte di Vincenzo Del Grosso, 53 anni di Napoli, Ciro Pierro, 61 anni di Calvizzano, e Luigi Romano, 66 anni di Arzano. Al momento risultano esserci quattro indagati, nei confronti delle quali partiranno a breve gli avvisi di garanzia: si tratta del titolare della ditta per la quale lavoravano i tre operai, il responsabile della sicurezza del cantiere, il noleggiatore del montacarichi e l’amministratore del condominio.

L’incidente è avvenuto ieri mattina intorno alle 9.40, quando i tre operai erano impegnati in lavori di manutenzione di un palazzo di sette piani in via Domenico Fontana, nel Rione Alto, zona collinare della città. I tre erano su un cestello che, per cause ancora in corso di accertamento, si è capovolto facendoli precipitare nel vuoto da un’altezza di circa 20 metri. Da verificare inoltre la circostanza secondo cui i tre operai non indossavano né caschicinture protettive che avrebbero potuto impedirne la caduta.

L’inchiesta, coordinata dalla pm Stella Castaldo con il procuratore aggiunto Antonio Ricci, si concentra anche sul montacarichi e in particolare sulla struttura sulla quale si arrampica il cestellocabina: l’ultimo tratto di questa struttura di ferro ha ceduto e la cabina si è ribaltata facendo precipitare gli operai. Gli inquirenti valuteranno se la struttura era idonea a sostenere il peso del cestello con tre persone all’interno.

L'articolo Operai morti a Napoli, due su tre lavoravano in nero: quattro indagati, accertamenti anche su caschi e cinture proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti