Picasso, Modigliani e le voci della modernità: a Padova i capolavori del Novecento
- Postato il 18 ottobre 2025
- Di Panorama
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È grazie ai collezionisti del Novecento che si ha la possibilità di ammirare a Palazzo Zabarella a Padova i capolavori degli artisti del XX secolo, da Picasso a Modigliani, da Braque a Miró. Nella mostra “Modigliani Picasso e le voci della modernità dal Museo LaM”, che si può visitare fino al 26 gennaio, sono esposte 65 opere di 30 artisti d’avanguardia.
Il LaM
La collezione esposta a Palazzo Zabarella, frutto della collaborazione avviata dalla Fondazione Bano, arriva da uno dei più importanti musei della Francia e del Nord Europa: il LaM (Lille métropole musée d’art moderne, d’art contemporain e d’art brut). Il museo è nato nel 1983, dopo che i collezionisti Geneviève e Jean Masurel quattro anni prima avevano donato le opere di arte moderna alla comunità di Lille. Il LaM ha poi accolto le 3.500 opere d’art brut donate dall’associazione L’Aracine.
I collezionisti
La mostra si apre con le fotografie in bianco e nero del collezionista d’arte Roger Dutilleul e del nipote a cui ha tramandato la sua passione, Jean Masurel. Il salone dell’appartamento parigino di Dutilleul è sommerso da decine di dipinti di Amedeo Modigliani: segno di quanto vivesse a stretto contatto con le opere acquistate. Accoglieva gli artisti e li sosteneva anche finanziariamente: conosciuto Modigliani nel 1913, Dutilleul è stato uno dei primi a interessarsi al suo lavoro. Il collezionista francese aveva iniziato la sua attività nel 1904: non potendosi permettere di comprare i quadri di Paul Cézanne, aveva iniziato a interessarsi ai dipinti di Pablo Picasso e di Georges Braque, in un momento in cui gli artisti non venivano compresi dalla critica che aveva bollato, in modo dispregiativo, la loro arte come «cubismo». «In mancanza di altro, tutto ciò che assomigliava a Cézanne mi attraeva. Si tratta di un principio molto pericoloso ma in questo caso mi ha messo sulla strada giusta» aveva commentato Dutilleul, che non aveva alcun «dogma a priori» sull’arte. Prima della sua morte, il collezionista aveva lasciato in eredità la maggior parte della sua collezione al nipote che, raggiunto lo zio a Parigi, aveva già iniziato a collezionare le opere d’arte. Oltre a ricalcare i gusti di Dutilleul, Masurel mostrava interesse anche per i dipinti astratti, ma rivolgeva anche la sua attenzione agli artisti locali, come Arthur van Hecke.
L’associazione Aracine, fondata nel 1982, aveva iniziato la sua attività organizzando mostre dedicate all’art brut, con lo scopo di «riunire e mostrare l’arte spontanea, selvaggia, meravigliosa, mistica e medianica che proviene dalle radici dell’uomo». Chiusa nel 1996, le opere della sua collezione hanno raggiunto il LaM.
Le opere
L’esposizione si suddivide in sei sezioni che abbracciano i diversi panorami artistici da inizio Novecento fino al secondo dopoguerra: dall’avanguardia cubista ai ritratti di Modigliani, dall’arte autodidatta all’art brut. Nelle prime sale sono esposti i dipinti di Picasso, tra cui “Pesci e bottiglie”, “Donna con cappello”, “Il boccale”, ma anche i quadri di Georges Braque, incluso il dipinto “Case e albero” e le opere di Fernand Léger. Un’intera sala ospita i sei ritratti di Modigliani: oltre al “Ragazzo dai capelli rossi” e al “Nudo seduto con camicia”, è possibile ammirare “Maternità”. Quest’ultima opera raffigura Jeanne Hébuterne, l’ultima compagna dell’artista, insieme alla figlia Jeanne. La mostra prosegue con gli artisti autodidatti: per loro l’arte non era la professione principale e per questo erano stati definiti «primitivi moderni» o «pittori della domenica». Diversi di loro, tra cui André Bauchant, Louis Vivin, Gertrude O’Brady traevano ispirazione da cartoline e libri illustrati. Uno spazio è poi dedicato alle opere dell’art brut, di cui fanno parte artisti meno noti ma le cui opere sono riconosciute come uno dei segni caratteristici dell’arte del XX secolo. L’esposizione si chiude con “l’espressività del colore” dove è possibile ammirare tra i dipinti anche le opere di Joan Miró, di André Lanskoy, di Bernard Buffet.