Processo a Chiara Appendino. Taverna: "In un altro partito saresti già stata cacciata"

  • Postato il 18 ottobre 2025
  • Di Il Foglio
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Processo a Chiara Appendino. Taverna: "In un altro partito saresti già stata cacciata"

Dramma a 5 stelle, processi, pianti. La donna sotto attacco è Chiara Appendino. Viene convocato il Consiglio nazionale del Movimento 5 stelle e l’ex sindaca di Torino annuncia: "Mi dimetto come vicepresidente”. Pesa l’alleanza con il Partito democratico di Schlein dopo il tonfo in Toscana. E’ questa l'accusa che viene imputata ad Appendino e che le costa un processo a suo carico di quasi otto ore. Qualcosa da vecchio Partito Comunista. E volano stracci.

Nella riunione virtuale del Consiglio Appendino è accerchiata. Ad attaccarla è Paola Taverna, la passionaria di Conte, che le dice: "Tu non sei antisistema, tu hai fatto parte del sistema”. E rincara la dose: "Senza di noi non avresti avuto cariche. In un altro movimento saresti stata cacciata prima”. I colleghi vicepresidenti, uomini, Turco, Gubitosa e Ricciardi non prendono le difese di Appendino. Quest’ultimo, Ricciardi, vira sul pratico: "Dobbiamo pensare a Fico e alla Campania. Lì ci giochiamo molto. E la tua posizione, cara Chiara, non è giustifica”. Sotto torchio.

Taverna, raccontano al Foglio, lancia anche un’accusa: secondo l’ex senatrice, Appendino avrebbe una strategia per mettere in crisi Giuseppe Conte e la sua rielezione come leader maximo del Movimento. La sorpresa è un’altra: partirà un’indagine interna per capire chi ha passato alla stampa la notizia delle dimissioni dell’ex sindaca prima che fossero confermate.

  
Le notizia delle sue dimissioni si è rincorsa nei giorni scorsi. Diverse interviste dei big dei 5 stelle uscite nelle ultime ore hanno cercato di far tornare Appendino sui suoi passi. "Se la conoscessero davvero saprebbero che questo metodo non serve a niente”

Appendino si sarebbe commossa: "Ci tengo davvero”, avrebbe detto durante il processo fiume. Una lacrima è scesa. Ma si è anche saputa difendere, spiegando la sua posizione: "Non abbandono il Movimento, posso fare altro qui dentro. E non passo nemmeno a un altro partito, non ne creo un altro. Ho un lavoro, piuttosto torno a quello”. Insomma, grazie ma no grazie.

Malelingue dicono il silenzio dei deputati e dei senatori sarebbe da associare ai seggi: peserebbe la deroga per i senatori arrivati al secondo mandato attendono per correre ancora, per un terzo. E pesa anche la legge elettorale. A decidere resta sempre e solo Conte che fra una settimana verrà incoronato di nuovo presidente del Movimento 5 Conte.

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Autore
Il Foglio

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