Psicologo scolastico, cresce la richiesta ma i fondi restano pochi: finanziati circa 300 professionisti per oltre 8mila istituti

  • Postato il 12 settembre 2025
  • Scuola
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Gli studenti italiani stanno sempre peggio: hanno problemi relazionali con i compagni, vivono con un forte disagio interiore e non se la passano bene in famiglia. I nostri adolescenti chiedono aiuto. E lo fanno rivolgendosi sempre meno ai docenti e sempre più allo psicologo scolastico. Ad oggi non esistono dati ufficiali a livello nazionale riguardo quanti allievi abbiano effettivamente preso un appuntamento. Né ci sono numeri sui colloqui erogati in tutt’Italia. Tuttavia, le stime indicano che una percentuale compresa tra il 10% e il 15% della popolazione scolastica usufruisce di questo servizio. “Nonostante non vi sia un quadro oggettivo nazionale – spiega la presidente dell’Ordine nazionale degli psicologi Maria Antonietta Gulino a ilfattoquotidiano.it – perché gli sportelli non sono presenti in ogni scuola, registriamo un aumento del fabbisogno che ci sta spronando a chiedere al ministero che il servizio venga offerto ovunque. Dopo la pandemia il colloquio con noi psicologi non è più un tabù. Stiamo assistendo ad un cambio di cultura bio-psico-sociale”.

A dimostrare che siamo di fronte a un’emergenza sono i dati dei territori. In tal senso, la fotografia che arriva dal servizio dell’Ats di Bergamo la dice lunga. In un solo anno i colloqui, gestiti dal team di 19 psicologi per 28 scuole del territorio, sono aumentati del 17%, passando da 2.860 a 3.364, per una media di 3,57 colloqui per studente, contro il 3,09 del 2023-2024 e il 2,57 di cinque anni fa. “È chiaro che il Covid – dichiara a ilfattoquotidiano.it il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli – ha sdoganato il ricorso allo psicologo. Sosteniamo la proposta dell’introduzione di una figura di questo tipo in pianta stabile. Sarebbe utile non solo per i ragazzi ma anche per i docenti, specialmente in situazioni di difficoltà. È un servizio che la scuola deve poter offrire”.

Chi sono gli studenti che si rivolgono allo psicologo? La maggior parte sono ragazze (64,6%) di origine italiana (75%) che faticano a rapportarsi con i coetanei, che soffrono una crisi interiore, che hanno problemi a casa e a scuola. Pochi (5%) quelli che invece chiedono una mano se hanno disturbi alimentari, abuso di sostanze o hanno subito maltrattamenti. Un dato confermato in provincia di Bolzano dove nell’anno 2022-2023 sono stati fatti cento colloqui a settimana in conseguenza a un crescente bisogno. Preoccupante anche il report riferito al 2022 che arriva dalla Val Trompia (Brescia): 1827 colloqui in 365 giorni, pari ad un aumento del 48% tra un anno e l’altro.

Lo sportello psicologico è così diventato una necessità, anche se non è obbligatorio per legge. Durante e dopo la pandemia, dal 2020 in poi, il ministero dell’Istruzione ha promosso e finanziato il servizio e circa il 75% degli istituti lo ha attivato. Stiamo parlando, secondo una rilevazione del Centro studi del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, di circa 6mila scuole su 8mila che non si sono tirate indietro. Ma serve un passo un più. A chiederlo sono i giovani della Rete studenti medi: “Dal 2023 – spiega a ilfattoquotidiano.it Rachele Verdecchia – portiamo avanti la campagna Chiedimi come sto, che vuole mettere al centro dell’attenzione il tema del benessere psicologico e far capire alle istituzioni quanto sia una necessità poter usufruire degli sportelli. La proposta di legge avanzata da noi, dall’Unione degli studenti universitari e da Spi Cgil è ferma in Parlamento. Ad oggi, non si tiene affatto conto delle esigenze della comunità studentesca, che ha evidenti problematiche legate alla sanità mentale”.

Tra Camera e Senato sono almeno sei i disegni di legge presentati dalle diverse forze politiche sul tema, ma nessuno è andato in porto. A sollevare qualche criticità, inoltre, vi sono mamme e papà del Moige, il movimento italiano genitori: “La presenza dello psicologo in aula – sottolinea il direttore Antonio Affinita – crea confusione di ruoli con docenti e dirigenza. I genitori devono restare protagonisti nelle decisioni educative e sanitarie dei figli. Servono trasparenza su finalità, metodi e durata di ogni intervento psicologico. Chiediamo un reale coinvolgimento delle famiglie prima di qualunque attività a scuola. Auspichiamo piuttosto la detrazione per le spese delle terapie psicologiche per i nostri figli”.

Intanto, con un finanziamento di dieci milioni di euro previsto per quest’anno, destinato ad aumentare fino a 18,5 milioni dal 2026, il governo ha istituito per la prima volta un fondo specifico per l’assistenza psicologica nelle aule: soldi che, tuttavia, non sono sufficienti per garantire uno psicologo in ogni scuola. La richiesta degli studenti è di avere una figura fissa con contratto pubblico per operare in modo continuativo e non solo poche ore alla settimana. Ad oggi, il fondo può bastare a pagare solo 200-350 psicologi fissi. Per arrivare all’obiettivo di averne uno in ognuna delle 8.200 istituzioni, servirebbero 400 milioni all’anno, quindi un impegno circa venti volte superiore all’investimento previsto.

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Il Fatto Quotidiano

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