Quando Andreotti volle presentare Francesco Grisi al Premio Strega del 1986 e rafforzò il Sindacato Libero Scrittori
- Postato il 24 novembre 2025
- Editoriale
- Di Paese Italia Press
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di Pierfranco Bruni
Era il 1986 quando Giulio Andreotti, dopo aver letto e discusso con Francesco Grisi e alcuni suoi amici — e tra questi intavolò un ragionamento letterario con chi scrive, chiedendomi addirittura quanto di “vero” potesse esserci nei primi capitoli del romanzo (proprio lui mi fece una domanda sulla “verità” tra storia e personaggi in Grisi) — volle, con la sua consueta ironia, presentare il romanzo A futura memoria al Premio Strega di quell’anno.
Voleva presentarlo nella rosa dei romanzi che dovevano formare prima la decina e successivamente la cinquina. Mi disse che conosceva le pagine di Grisi già dal 1985 e lo aveva incuriosito la presenza di due personaggi: il cardinale, guarda un po’, e la rivoluzionaria Eleonor; e poi la madre di Mara, che un bel giorno scompare per chiudersi in un convento di clausura.
Andreotti era molto amico di Francesco Grisi. Fece una brillante relazione su A futura memoria, scavando nelle radici letterarie del cattolico Grisi in un confronto a tutto tondo con la letteratura dell’ambiguità cristiana sottolineata da Diego Fabbri. Andreotti portò bene a Grisi. Tanto che non solo venne inserito nei primi venti e poi dieci romanzi, ma addirittura arrivò alla cinquina.
Andreotti era convinto, da attento lettore, che Grisi, quell’anno, avrebbe vinto il Premio Strega. Si era su questa strada. Grisi era ormai il candidato più accreditato, soprattutto perché il romanzo aveva una sua particolare originalità, e questo Andreotti lo ebbe a sottolineare immediatamente.
Ma quell’anno, proprio nelle fasi ultime della selezione, morì Maria Bellonci e a lei venne conferito il premio “a futura memoria” per il romanzo Rinascimento privato. La Bellonci era scomparsa nel maggio del 1986. Le venne conferito il Premio giustamente per la sua storia e come ideatrice, tra gli altri, dello stesso Premio. Ma il vero vincitore rimase Francesco Grisi, al secondo posto, con A futura memoria, appunto.
Un episodio che Giulio Andreotti raccontò anche quando svolgemmo il Convegno Nazionale su Francesco Grisi, svoltosi a Roma, a Palazzo Sora, il 26 e 27 febbraio del 2009.
In questa occasione Andreotti narrò, attraverso aneddoti, la storia letteraria di Grisi, partendo dai primi libri di critica, dal suo legame con Debenedetti sino alla costituzione del Sindacato Libero Scrittori Italiani, voluta anche da Giulio Andreotti. Tra il 1969 e il 1970 ci fu una frequentazione tra Grisi e Andreotti in funzione del dibattito tra cultura cattolica e cultura marxista.
Andreotti incoraggiò fortemente sia la scissione del Sindacato Nazionale Scrittori sia, soprattutto, la nascita del nuovo Sindacato Cattolico incarnato da Grisi, De Feo, Fabbri, Del Bo (che è stato ministro democristiano).
Infatti, la prima seduta del nuovo Sindacato fu inaugurata con la relazione di Giuseppe Spataro, cattolico e democristiano, che ricopriva la carica di vicepresidente del Senato. Con il Sindacato Libero Scrittori Andreotti ebbe sempre ottimi rapporti. Inaugurò numerosi convegni e con Grisi fece parte di molti premi letterari.
Ma al di là della vicenda legata alla nascita del Sindacato, Andreotti ebbe un ruolo importante nella vita di Grisi e lo ebbe anche nel terzo romanzo — che forma la trilogia con Maria e il vecchio — La poltrona nel Tevere, che risale al 1993, nel quale si racconta del rapimento di Moro e si metaforizza la presenza del “presidente”.
Io, che ho vissuto il percorso grisiano dal 1977, data dell’incontro tra me e Grisi, in poi, ho sempre considerato centrale il rapporto tra Andreotti e Francesco. Una delle testimonianze pregne di significato resta la corrispondenza, che in parte ho riportato nel mio testo Spirito e Verità. Lettere inedite. Grisi in Andreotti “leggeva” un riferimento come maestro di grande ironia.
D’altronde tutta la scrittura di Grisi si basa su un processo letterario marcatamente ironico. Ricordarlo oggi significa anche marcare l’importanza che Andreotti dava alla letteratura. Aveva scommesso su A futura memoria. E non si era sbagliato.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria. Archeologo, direttore del Ministero dei Beni Culturali e, dal 31 ottobre 2025, membro del CdA dei Musei e Parchi Archeologici di Melfi e Venosa, nominato dal Ministro della Cultura; presidente del Centro Studi “Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 è stato Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al Ministero della Cultura:
Presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
Presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
Segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse” e presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con studi su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e sulle linee narrative e poetiche del Novecento che richiamano le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale esplora le matrici letterarie dei cantautori italiani e il rapporto tra linguaggio poetico e musica, tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
Studioso di civiltà mediterranee, Bruni unisce nella sua opera il rigore scientifico alla sensibilità umanistica, ponendo al centro della sua ricerca il dialogo tra le culture, la memoria storica e la bellezza come forma di identità.
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