Roberto Baggio tra ricordi e aneddoti: la rapina, il rapporto con Sacchi e quell'incontro al ristorante con Sinner

  • Postato il 5 giugno 2025
  • Di Virgilio.it
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“Quando mettono la pistola in bocca a tuo figlio, e tu sei lì, in terra, che non puoi fare niente. Il problema è il dopo, è la rabbia che ti rimane dentro”.

Baggio ricorda la rapina in villa

Roberto Baggio, ospite al podcast “Bsmt” di Gianluca Gazzoli, ha raccontato il terribile episodio che lo vide vittima, assieme alla sua famiglia, nella sua villa di Altavilla Vicentina il 20 giugno nel 2024. Stava guardando il match degli Europei Italia-Spagna, quando in cinque sono penetrati nel casolare isolato, con un sesto uomo a fare da “palo”. Una rapina violenta, terribile, che il Divin Codino racconta non senza difficoltà ammettendo di “capire chi decide di farsi giustizia da solo”.

“Una cosa che ti segna la vita”

Il 58enne vincitore del Pallone d’Oro nel 1993 non è ancora riuscito a lasciarsi alle spalle l’episodio: “o credo che sapessero chi fossi – risponde Baggio a Gazzoli – sono venuti ed è una cosa che purtroppo ti segna la vita. Perché è una violenza che fanno a te, che fanno a tua moglie, ai tuoi figli, con una cattiveria che non riesci neanche a spiegarti. Quando mettono la pistola in bocca a tuo figlio, nella testa, per farsi dire dov’è la cassaforte… che neanche abbiamo. E ti minacciano: ‘Se la trovo, ti ammazzo‘.

“Capisco chi si fa giustizia da solo”

“Ti stanno in casa per tre quarti d’ora, sequestrandoti da tutto e disintegrandoti la casa, e tu lì, in terra, che non puoi fare niente. Non è così facile. Il problema è il dopo, è la rabbia che ti rimane dentro. Io devo dire che oggi capisco la gente che magari decide di farsi giustizia da soli“. Detto da una persona che segue la filosofia di vita buddista, non è poco: “Io non ho avuto neanche paura, devo dire la verità, ma non è perché voglio fare il fenomeno – continua il fuoriclasse di Caldogno – Non ho avuto paura, perché me li son trovati a un metro, e son venuti su dal buio, non li ho neanche sentiti arrivare. Ho solo sentito che parlavano una lingua particolare e che mi ordinavano di buttarmi in terra”.

Baggio ricorda: mi picchiarono in sei

“Io sono saltato in piedi, perché non li vedevo, e sono andato faccia a faccia, e lì, quando ho visto che erano tutti mascherati, cioè, uno ne ho visto mascherato, perché poi gli altri non li avevo visti, mi è venuto l’istinto di dargli un pugno in faccia. Ho dato un calcio, però erano in sei, ti lascio immaginare. Se sono stati presi? Non lo so, perché ovviamente non ci raccontano, non ci dicono niente, come giusto che sia”.

Il Mondiale del ’94 e il rapporto con Sacchi

Baggio non ha parlato soltanto della rapina, ma ha lasciato spazio anche ai ricordi da calciatore, in particolare parlando del Mondiale del ’94 e del rapporto con Sacchi. “Penso ci sia stato proprio un po’ di ego che ha oscurato tutto il resto. Io non ho fatto quello che ho fatto da solo, c’era una squadra, un’identità e un gioco. Non voglio assolutamente meriti che non ho. Io dico solo che bastava un po’ di chiarezza in più, di sensibilità in più. Ci sono stati episodi che non ho voglia di raccontare, è passata una vita e ad Arrigo auguro il meglio della vita“.

Il rigore di Pasadena, l’unico rammarico

A quel Mondiale è legato il suo unico rimpianto: “Rimpianti non ne ho, a parte quel rigore di Pasadena. “Ho sempre sognato una finale mondiale con il Brasile: è sempre stato il mio obiettivo, il percorso non mi interessava. Certo, mi sarebbe piaciuto giocare di più… Quando ho smesso è stata una liberazione: gli ultimi tempi, il lunedì e il martedì mi si gonfiavano le ginocchia. Ero animato da una passione infinita: a un certo punto ho dovuto scegliere”.

Roberto Baggio, la nuova vita

Cosa fa oggi Roberto Baggio? “A parte le ginocchia, a volte ho problemi alla schiena. Vivo nel verde, sistemo e taglio l’erba ogni sette giorni, quello è il mio allenamento. E’ un lavoro che mi gratifica e mi ripaga. Vivo nel verde e lì c’è sempre da fare: inizi a lavorare e quando pensi di aver finito ma non hai mai finito. In collina c’è il bosco, c’è il giardino. Ho smesso da 21 anni: avere tanta gente che viene a farsi una foto con me o a farsi firmare la maglia mi riempie di felicità”.

Baggio e l’incontro con Sinner

C’è spazio anche per il rapporto con Sinner: “Avevamo fatto una videochiamata insieme quando era fermo; ora ci siamo visti a Roma – stavamo andando a pranzo – e lui è entrato con la mamma e il papà. Ci siamo incontrati per caso e l’ho salutato. Il primo post di mia figlia Valentina su Instagram è stato dedicato a lui. Mi ha colpito profondamente: Jannik è un esempio da seguire per i giovani, è un ragazzo umilissimo e a posto. Gli auguro di rimanere così: il mondo ha bisogno di gente così“.

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Virgilio.it

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