Runneressia: quando la corsa diventa ossessione. L’ansia da fitness che colpisce i 40enni
- Postato il 25 aprile 2025
- Lifestyle
- Di Blitz
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Nel mondo sempre più attento al benessere fisico e alla forma, la corsa si è affermata come uno degli sport più diffusi e praticati. Facile da iniziare, economica e accessibile, è diventata per molti una valvola di sfogo quotidiana, un’occasione per staccare dalla routine, scaricare lo stress e prendersi cura di sé. Tuttavia, per una fetta crescente della popolazione adulta, soprattutto tra i 35 e i 45 anni, questa pratica può trasformarsi in un’ossessione patologica. Una dipendenza vera e propria che ha oggi un nome: runneressia.
Il termine, coniato per descrivere un comportamento compulsivo legato all’attività del running, definisce una condizione in cui la corsa non è più una scelta salutare, ma un bisogno incontrollabile, spesso accompagnato da sensi di colpa se si salta un allenamento, ansia da prestazione e un’auto-percezione distorta.
Il fenomeno della runneressia
A portare l’attenzione su questo disturbo emergente è stato un recente studio condotto da Joel Manuel Prieto Andreu, ricercatore dell’Università Internazionale di La Rioja, che ha analizzato le abitudini e le motivazioni di oltre 2.500 partecipanti a una tradizionale corsa di San Silvestro. I dati raccolti mettono in luce un trend allarmante: gli uomini tra i 35 e i 45 anni sono i più esposti a sviluppare una dipendenza da allenamento, con una probabilità del 60% più alta rispetto ad altre fasce d’età.
Secondo il ricercatore, questa fascia anagrafica è particolarmente vulnerabile perché spesso attraversa un periodo di profondi cambiamenti personali e professionali. La corsa, in questi casi, può diventare un rifugio, una forma di controllo o una risposta a una crisi d’identità. Non è raro che uomini in questa fase della vita si avvicinino allo sport da adulti, senza una preparazione adeguata, e finiscano per esasperare l’allenamento nel tentativo di “recuperare il tempo perduto”.
Tra competizione e riconoscimento sociale: le cause psicologiche della runneressia
Ciò che distingue la runneressia da un semplice entusiasmo per l’attività fisica è l’aspetto psicologico. La corsa, da mezzo per stare meglio, si trasforma in una fonte di ansia. L’ossessione per il miglioramento delle prestazioni, la paura di perdere la forma, l’urgenza di superare i propri limiti diventano il motore principale, spesso più potente del benessere o del divertimento.
Secondo lo studio, gli uomini sono mossi soprattutto da una forte spinta competitiva e dal bisogno di riconoscimento, spesso legato a una bassa autostima. La corsa diventa così un mezzo per dimostrare qualcosa a sé stessi o agli altri. Le donne, invece, quando sviluppano una dipendenza da allenamento, tendono a essere motivate maggiormente da esigenze estetiche e dal desiderio di migliorare il proprio aspetto fisico.
In entrambi i casi, si tratta di una forma di dipendenza comportamentale, simile allo shopping compulsivo o al gioco d’azzardo, che può avere serie ripercussioni sia sul piano fisico che mentale. Il corpo viene sottoposto a sforzi eccessivi, spesso senza adeguato recupero, con un aumento del rischio di infortuni, affaticamento cronico e disturbi dell’umore. La vita sociale può subire un drastico ridimensionamento, con l’allenamento che diventa la priorità assoluta, a discapito di relazioni, lavoro e altri interessi.
Quando la corsa smette di fare bene

Una delle criticità della runneressia è che i segnali d’allarme sono difficili da individuare. Nella nostra cultura, lo sport viene sempre percepito come positivo. Chi si allena tutti i giorni è spesso visto come determinato, disciplinato e motivato. Tuttavia, c’è un confine sottile tra costanza e dipendenza, tra impegno e ossessione.
Chi soffre di runneressia non riesce più a godere dell’attività fisica in modo sano. Ogni corsa diventa una prova, ogni chilometro deve essere battuto, ogni prestazione migliorata. Saltare un allenamento genera frustrazione, senso di colpa e malessere. Si corre anche con dolori, in condizioni atmosferiche estreme, o durante malattie, ignorando i segnali del corpo. Il recupero, parte essenziale dell’allenamento, viene spesso visto come una perdita di tempo. Questo comportamento, a lungo termine, può compromettere la salute fisica, portando a lesioni muscolari, tendiniti, fratture da stress e disfunzioni ormonali.
Il ruolo dei social e del marketing sportivo
Un altro elemento che alimenta la runneressia è l’influenza dei social media e del marketing legato al mondo dello sport. Le immagini perfette di corpi scolpiti, performance straordinarie e stili di vita impeccabili, spesso proposte da influencer e brand sportivi, contribuiscono a costruire modelli irrealistici e difficili da raggiungere.
Lo studio di Prieto Andreu mette in evidenza come l’industria dell’abbigliamento tecnico e delle calzature sportive alimenti indirettamente queste dinamiche, promuovendo l’idea che la felicità e il successo personale passino necessariamente da un fisico scolpito e da tempi di gara sempre più competitivi. L’individuo, pur di aderire a questi modelli, finisce per spingersi oltre i propri limiti, innescando un circolo vizioso di frustrazione, inadeguatezza e dipendenza.
Come prevenire e affrontare la runneressia
Il primo passo per prevenire la runneressia è riconoscere il problema. Spesso chi ne soffre non si rende conto di aver superato il limite. Correre diventa parte integrante dell’identità personale e mettere in discussione questa abitudine può sembrare impossibile. Per questo è importante sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie motivazioni.
Secondo gli esperti, è fondamentale considerare lo sport come un piacere, non un obbligo. Variare le attività, introdurre pause programmate e ascoltare il proprio corpo sono buone pratiche per mantenere un rapporto equilibrato con l’attività fisica. Se si avverte ansia quando si salta un allenamento, o se la corsa diventa l’unico interesse capace di dare soddisfazione, può essere utile rivolgersi a un professionista della salute mentale o a uno psicologo dello sport.
Stabilire obiettivi realistici, non confrontarsi costantemente con gli altri, e soprattutto non lasciarsi condizionare dai messaggi patinati dei social media sono altre strategie utili. La corsa dovrebbe essere un mezzo per stare bene, non una fonte di stress o una gara senza fine.
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