Sbagliano sentiero, tornano indietro e distruggono un rifugio sulle Dolomiti: “Se la sono presa con il cameriere che li aveva indirizzati”

  • Postato il 28 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un sentiero sbagliato e un rifugio distrutto: una coppia di escursionisti irlandesi ha perso la testa sulle Dolomiti. A raccontare l’accaduto è stato Renato Costa, storico gestore del Rifugio Franco Cavazza al Pisciadù sul Gruppo del Sella danneggiato dai turisti. “Questo signore, dopo avergli spiegato quale sentiero prendere per scendere, come sembra ha sbagliato, così per ringraziarci è tornato al rifugio, fuori di sé, e oltre a danneggiare la porta, ci ha anche insultato. Una vergogna”, ha scritto su Facebook denunciando l’accaduto e postando le foto della struttura danneggiata.

Giovedì 24 luglio, Renato Costa si è sfogato sui social. Il Corriere della Sera ha ricostruito la vicenda. Una coppia di turisti irlandesi ha soggiornato in un rifugio nella Val Setus e poi ha chiesto indicazioni ai proprietari della struttura per raggiungere la valle e su quale fosse il percorso migliore da seguire. Nonostante fosse ben segnalato, i due avrebbero sbagliato strada e preso un sentiero ben più impegnativo, anche a causa della tanta nebbia presente. Al rientro nel Rifugio Franco Cavazza al Pisciadù, l’irlandese avrebbe aggredito verbalmente un cameriere e poi distrutto un vetro e danneggiato la struttura.

Lo sfogo del proprietario

Dopo aver denunciato l’accaduto su Facebook, Renato Costa è intervenuto anche a Il Corriere della Sera: “Non ci volevo credere, non è mai successo in 45 anni. Quell’uomo era fuori di sé: la coppia ha sbagliato sentiero e se l’è presa con il povero cameriere. E meno male che non era da solo, perché rischiava grosso”, ha raccontato. Il proprietario del Rifugio ha poi rincarato la dose, ammettendo che i turisti non abbiano più pazienza. “Le persone quest’anno non hanno pazienza. Forse non sanno dove vanno: vedono le foto sui social e pensano che sia tutto facilmente accessibile. Ma qui siamo in montagna. Non si arriva in macchina, si sale a piedi”. E poi ha concluso: “La strada per venire da noi non è semplicissima. E chi arriva deve saperlo: così magari la gente sarebbe consapevole e non arrabbiata”.

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Il Fatto Quotidiano

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