Scuola, insegnanti italiani pagati meno della media Ocse. Ma lavorano più ore
- Postato il 10 settembre 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Al via del nuovo anno scolastico, gli stipendi dei docenti italiani restano decisamente più bassi rispetto a quelli degli altri grandi Paesi europei. Come di consueto, le buste paga dei nostri maestri e professori si collocano sotto la media degli Stati che fanno parte dell’Ocse. Una posizione poco lusinghiera che occupiamo da anni e che è stata peggiorata a causa dell’inflazione: gli insegnanti di scuola primaria, per esempio, nel 2024 hanno visto calare i loro salari reali del 4,4%. Confrontando i dati con quelli di nazioni europee come Germania, Francia e Spagna, l’Italia si conferma il Paese che paga peggio i suoi docenti, come conferma il rapporto “Education at a glance” pubblicato oggi dall’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).
Una situazione che sembra influenzata anche dal basso investimento che l’Italia destina all’istruzione in generale: considerando le scuole di ogni ordine e grado, la nostra spesa è pari al 3,9% del Prodotto interno lordo, contro una media Ocse del 4,7%. I nostri docenti, tra l’altro, hanno retribuzioni ben al di sotto della media dei lavoratori laureati: il 33% in meno, mentre la forbice Ocse si ferma al 17%. Insomma, tra gli occupati con un titolo di studio terziario, i nostri professori sono quelli con le buste paga più basse. Soprattutto il confronto con la Germania resta impietoso: da noi lo stipendio medio di un anno nella scuola superiore è pari a 56.021 dollari, mentre è sopra i 73 mila dollari come media Ocse e supera i 100 mila dollari per gli insegnanti tedeschi. Alle medie siamo a 52.642 dollari contro i 70.578 dollari dell’Ocse.
Vale la pena ricordare che questi numeri non indicano lo stipendio effettivo dei nostri insegnanti convertito in dollari. Si tratta di cifre che i ricercatori Ocse ottengono confrontando i salari a parità di potere d’acquisto, quindi corretti per evitare la distorsione dovuta al diverso costo della vita nei vari Stati, e poi convertono appunto in dollari. Conviene quindi soffermarsi sulle proporzioni e non sui numeri in valore assoluto. Queste, per l’appunto, dimostrano come l’Italia è un Paese che non valorizza il mestiere di insegnante. L’Ocse stessa fa notare che un maggiore riconoscimento economico potrebbe rendere più attrattiva la professione e quindi innalzare anche il livello dell’insegnamento, ma ammette che l’incremento delle buste paga comporterebbe una spesa pubblica non indifferente, visto che il personale è la voce di costo più rilevante nel settore dell’istruzione.
Un ragionamento che calza a pennello nel dibattito nazionale, visto che i sindacati e il governo sono alle prese con il rinnovo del contratto collettivo della scuola. La trattativa è complicata perché Cgil e Uil sono contrarie alla firma per via dello scarso aumento offerto. Il contratto si riferisce al triennio 2022/2024, interessato da una fiammata inflazionistica che ha portato l’aumento dei prezzi attorno al 17%. Le risorse, 3 miliardi di euro, bastano per un ritocco di appena il 6%, come per gli altri comparti del pubblico impiego. Si tratta di circa 150 euro lordi in più al mese. Oltre a questi, il ministro Giuseppe Valditara ha promesso un fondo da 240 milioni aggiuntivi per un premio una tantum da 145 euro. Spera così di alleggerire la rigidità dei due sindacati riluttanti. L’obiettivo è anche far leva sulla promessa di partire sin dai prossimi mesi con le trattative per il rinnovo del triennio in corso. Comunque, la prossima riunione del tavolo sarà il 24 settembre.
Tornando ai dati Ocse, alcuni di questi aiutano anche a ragionare in modo più completo rispetto ad alcuni stereotipi che da sempre accompagnano il mestiere di insegnante: le lunghe vacanze estive e lo scarso numero di ore settimanali di lezione frontale. Se è vero che da noi la pausa è più ampia, è vero anche che noi abbiamo un numero di ore annue superiore alla media: nella primaria sono 917 (contro le 804 registrate dall’Ocse) e arrivano a 990 nella secondaria di secondo grado, per cui il dato medio Ocse si ferma a 909.
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