Thailandia-Cambogia, si riaccende il conflitto: almeno 12 morti e 40 mila evacuati
- Postato il 24 luglio 2025
- Di Panorama
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Il confine tra Thailandia e Cambogia torna a essere una polveriera. Dopo anni di tensioni mai sopite, gli scontri tra gli eserciti dei due Paesi hanno provocato almeno 12 morti e decine di feriti, con l’evacuazione di oltre 40.000 civili da 86 villaggi thailandesi. Bangkok accusa le forze cambogiane di aver colpito deliberatamente aree civili, inclusi un ospedale e una stazione di servizio, parlando apertamente di «attacchi mirati» e di «crimini di guerra».
Scontri al confine e vittime civili
Gli ultimi attacchi si sono concentrati nei pressi del tempio indù khmer di Ta Muen Thom, tra la provincia thailandese di Surin e quella cambogiana di Oddar Meanchey. Il bilancio più grave si registra nella provincia di Sisaket, dove sei persone, tra cui un bambino di otto anni, sono morte dopo che un minimarket all’interno di una stazione di servizio è stato colpito, con altre 14 persone rimaste ferite. Due vittime e altrettanti feriti si contano nel villaggio di Kab Choeng, sempre nel nord-est thailandese.
Il tempio conteso e la miccia politica
Il nodo centrale rimane la disputa storica sul tempio di Preah Vihear, assegnato alla Cambogia dalla Corte internazionale di giustizia nel 1962 e confermato nel 2013. Per Bangkok, quella decisione è una ferita aperta, mai accettata. L’attuale crisi è però esplosa anche per motivi politici interni: la premier thailandese Paetongtarn Shinawatra, figlia dell’ex leader Thaksin, è stata destituita dopo aver chiamato «zio» Hun Sen, storico leader cambogiano. Un appellativo che, in Asia, può essere interpretato come segno di deferenza o subordinazione, provocando la reazione dei generali thailandesi, veri arbitri della politica del Paese.
Accuse incrociate e rischio escalation
Mentre Bangkok denuncia l’uso di artiglieria pesante e l’impiego di droni da parte della Cambogia, Phnom Penh ribatte parlando di «aggressione militare non provocata» e rivendica il «diritto all’autodifesa». Il premier cambogiano Hun Manet ha inviato una lettera al Consiglio di Sicurezza dell’ONU chiedendo una «riunione urgente» per fermare le ostilità.
L’ombra di Pechino e la preoccupazione regionale
La Cina, storica alleata di entrambi i Paesi, ha invitato le parti a «tornare al dialogo» e ha raccomandato ai propri cittadini di evitare le aree di confine. La comunità internazionale osserva con crescente inquietudine: l’ASEAN, già spesso paralizzata dai contrasti interni, rischia di non riuscire a gestire una crisi che potrebbe destabilizzare l’intero Sud-Est asiatico.
Un conflitto che affonda nel passato
La disputa territoriale risale all’inizio del Novecento, quando l’Indocina era colonia francese. Negli ultimi 15 anni si sono registrati diversi episodi di violenza, in particolare tra il 2008 e il 2011, con almeno 28 morti e migliaia di sfollati. L’attuale escalation – la più grave da allora – dimostra quanto la questione dei confini resti un nervo scoperto per Thailandia e Cambogia, alimentata da nazionalismi e fragili equilibri politici interni.