“Toglietela”: Gary Neville fa rimuovere la “Union Jack” e diventa un caso nazionale. “Licenziatelo”, “Quando giocavi non avevi problemi”
- Postato il 9 ottobre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Un gesto in apparenza minore, far rimuovere una bandiera da un cantiere, si è trasformato in un caso nazionale. Gary Neville, ex capitano del Manchester United e oggi opinionista tv e imprenditore, è finito al centro di una tempesta mediatica. Il motivo? L’aver ordinato agli operai di un suo cantiere a Manchester di togliere la Union Jack (la bandiera ufficiale del Regno Unito, ndr) che sventolava al quinto piano. “La bandiera è stata utilizzata in modo negativo”, ha spiegato in un videomessaggio su LinkedIn, diffuso dopo l’attacco terroristico alla sinagoga di Heaton Park. “Questo Paese è lacerato da uomini bianchi di mezza età arrabbiati che vogliono dividerlo”.
Neville incendia i social: “Licenziatelo”
Le parole di Neville hanno incendiato i social: migliaia di utenti lo hanno accusato di antipatriottismo, di disprezzo verso i lavoratori e persino di “razzismo inverso”. In molti hanno chiesto a Sky Sports, per cui lavora, di licenziarlo: “Se resta, disdico il mio abbonamento”. A innescare la polemica, oltre al video, è stata anche la testimonianza di un operaio del cantiere St Michael’s raccolta dal Daily Mail. L’uomo, rimasto anonimo per paura di ritorsioni, ha raccontato che Neville, passando in auto, ha notato la bandiera e ne ha ordinato la rimozione. “Non ha detto nulla sulle altre due bandiere – moldava e di un altro Paese – solo sulla Union Jack. Ci è sembrato ingiusto. In tutti i cantieri del Regno Unito si espongono bandiere britanniche.”
L’episodio è diventato il simbolo di un Paese diviso tra chi vede nella bandiera un segno d’orgoglio nazionale e chi la teme come simbolo di divisione politica. “Ho costruito in questa città per 15/20 anni e nessuno ha mai issato la Union Jack. Perché farlo ora?”, si è difeso Neville. L’ex difensore, che in passato ha criticato il Qatar per le condizioni dei lavoratori e l’ex premier Boris Johnson per aver “alimentato il razzismo”, è stato accusato di incoerenza. “Non avevi problemi a giocare davanti alla bandiera inglese. Gli inglesi di mezza età di cui parli sono gli stessi che ti pagavano lo stipendio”, ha scritto su X il deputato riformista Lee Anderson. “Credo nella libertà di parola, ma in questa occasione dovevi stare zitto. Sei completamente fuori dal mondo”.
“Non è odio per la patria, ma amore per l’Inghilterra che deve ritrovare l’unità”
Sui social è stato definito “il socialista che beve champagne”, ma anche “Red Nev”: non per il passato con i Red Devils, ma per le sue posizioni politiche vicine alla sinistra britannica. Non tutti, però, lo condannano. Alcuni esponenti della comunità ebraica inglese hanno ringraziato Neville per la solidarietà mostrata dopo l’attacco alla sinagoga, pur criticando il collegamento con la questione delle bandiere. “Il suo messaggio iniziale era importante, ma poi ha spostato il discorso su un terreno sbagliato”, ha commentato Oli Kristall, noto dirigente di un’azienda tecnologica di Leeds. Neville non ha fatto marcia indietro.
Nel video ha ribadito di essere “un orgoglioso sostenitore dell’Inghilterra e della Gran Bretagna”, ma di considerare “pericoloso” l’uso politico della bandiera promosso dal movimento Operation Raise the Colours. Il gruppo, vicino a figure dell’estrema destra come Tommy Robinson, invita i cittadini a esporre l’Union Jack e croci di San Giorgio come “atto di patriottismo”. “Non possiamo permettere che i simboli nazionali diventino strumenti di divisione”, ha detto Neville. “Amo il mio Paese, ma dobbiamo smettere di cedere agli estremismi.”
Così, un’icona del calcio è diventata bersaglio di una nazione sempre più polarizzata. “Non si tratta di odio per la patria – ha concluso Neville – ma di amore per un’Inghilterra che deve ritrovare la propria unità.” Forse è proprio questo il punto: in un’epoca in cui nel mondo del calcio (eccezion fatta per La Liga) molti scelgono il silenzio per non rischiare di essere travolti, Neville continua a esporsi. A dire ciò che pensa. Anche quando sa che potrebbe pagarla cara. Un gesto di coraggio raro, in un tempo in cui prendere posizione è diventato il vero atto rivoluzionario.
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