Tornano i Beatles in video, disco e film, unite tre generazioni da una cronaca di 60 anni fa
- Postato il 24 agosto 2025
- Musica
- Di Blitz
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Tornano i Beatles e sarà una festa non solo per quelli della mia generazione. Sono passati 60 anni da quando, il 6 agosto 1965, fu pubblicato “Help!”, l’album dei Beatles che contiene “Yesterday”.
Cito dal sito di Rai News gli appuntamenti di questa rentrée.
A quasi trent’anni dalla prima messa in onda, la docuserie The Beatles Anthology, tornerà in una nuova versione, restaurata e rimasterizzata, con l’aggiunta di un nono episodio. Dal 26 novembre sarà disponibile su Disney+, con filmati inediti che mostrano McCartney, Harrison e Starr al lavoro tra 1994 e 1995 e intenti a ricordare la loro esperienza comune.
Il 21 novembre arriverà anche Anthology 4, quarto capitolo discografico del progetto, contenente 13 demo e session mai pubblicate, insieme a nuove versioni dei brani Free As A Bird e Real Love. Sarà inoltre disponibile il videoclip restaurato di Free As A Bird.
Il 14 ottobre uscirà la nuova edizione del libro The Beatles Anthology: un’opera corale con testimonianze dei quattro membri e dei loro collaboratori più stretti.
E infine usciranno, nell’aprile del 2028, i quattro film diretti da Sam Mendes, ciascuno dedicato a uno dei Beatles.
Sono passati 60 anni anche dalla loro tournée in Italia. Due anni dopo, a Londra per un mese di ferie-lavoro sfidando le rigide regole sindacali dell’Inghilterra pre Thatcher e anticipatrici dello spirito di Brexit, nell’ufficio ANSA, avrei provato l’emozione di comprare la mia copia di Sergent Pepper appena uscito in una libreria di Fleet Street, tanto piccola e stipata da sfidare per molti anni la crisi della carta. Ora c’è un minimarket.
Sono anche trascorsi 60 anni da quel 26 giugno del 1965 quando ebbi il privilegio di assistere, come giornalista appena assunto all’Ansa, al loro concerto a Genova.
I Beatles a Genova nel 1965

Più che per il fatto di vedere da vicino i Beatles, lo devo confessare, ero emozionato perché ero seduto, nel recinto dei giornalisti, vicino a Mario Fazio, inviato speciale della Stampa, il mio giornale mito. Fazio era savonese, brontolone, litigioso quanto vuoi ma che su di me ha esercitato una incredibile influenza. Avremo scambiato tre parole in tutta la vita: mi è bastato guardare, anzi spiare, come lavorava, come scriveva, come correggeva lo scritto, come inseriva con una specie di fumetto tracciato con la matita sopra il primo capoverso una idea successiva.
Dall’archivio on line della Stampa ho recuperato l’articolo di Mario Fazio, che riproduco qua sotto.
Quattro o cinque svenimenti, non tutti reali, urla assordanti e gran fracasso, nessun danno, pubblico meno numeroso del previsto: questo il bilancio della comparsa dei « Beatles » a Genova che ha fruttato 20-25 milioni lordi, forse meno, contro i 67 dichiarati dall’impresario a Milano.
Il quartetto inglese ha bisogno, evidentemente, di un clima morale propizio, contagiato da un diffuso isterismo giovanile; mancando quel clima resta la sola curiosità, sollecitata dalla propaganda e resta il consueto entusiasmo per i cantanti in voga.
La cronaca di Mario Fazio
La parte dì punta, nello spettacolo, è affidata a poche centinaia di ragazzi più bollenti, che sfogano col pretesto dei «Beatles» esuberanti energie, comportandosi più o meno come ad una esibizione di Celentano o di altri urlatori nostrani. Gli urli acutissimi, gli accenni di deliquio non sono affatto mancati; ma sapevano di una recitazione appresa alla scuola di riviste e di film.
Nelle città che hanno masse più eterogenee, con più forte apporto della provincia, come Milano, i «Beatles» possono scatenare qualche tensione collettiva di tipo esotico. In una città come Genova si è rimasti ad episodi frammentari, ben controllati da uno spiegamento di forze quasi incredibile: mille uomini, fra agenti di P. S., carabinieri, pompieri, vigili urbani.
Lo spettacolo pomeridiano è stato un netto insuccesso per quantità di pubblico: meno di 3500 persone nella tonda e immensa sala del Palazzo dello Sport, alla Fiera del Mare (oltre 20.000 posti). Il gran caldo, il mare calmissimo, hanno spìnto i genovesi alle spiagge della Riviera, mettendo in ombra i «Beatles» e i cantanti italiani chiamati a far da cornice: Pino Donaggìo con i « Giovani, giovani », Guidone, Fausto Leali, Angela. Peppino di Capri.
Alla sera la situazione è cambiata: gran folla, circa 15 mila spettatori, con una certa quota di pubblico adulto ed elegante, incuriosito dall’attesa esplosione di una follia corale, suscitata da Ringo e compagni.
L’esibizione dei «Beatles», in abito nero con collettoni rosa, è stata brevissima: 35 minuti, come previsto dal contratto, che contemplava anche un minimo di soli 60 secondi nel caso di accoglienza fredda da parte del pubblico.
Più lunga e generosa l’introduzione dei « complessi » italiani, accompagnati ugualmente da fischi, urla, tempeste di invocazioni o di dissidi che si confondevano nel rimbombo di un impianto di diffusori così potente da arrivare alle soglie dell’incubo.
Quando il presentatore Lucio Flauto ha detto « eccoli, sono qui », c’è stato l’urlo di uno stadio di calcio al momento del «goal». Una fila di agenti di P. S. ha fatto barriera davanti al palco, due o tre ragazzine con gli occhi vitrei si sono lanciate verso i loro idoli ma sono finite nelle braccia dei carabinieri, che con un sorriso paterno, le hanno riposte sulle seggiole invitandole alla calma.
I ragazzi più violenti sono stati subito ridotti alla ragione; è volato qualche scapaccione, e infine carabinieri e guardie di P. S. si sono mescolati ai giovani, volgendo le spalle ai «Beatles» e sopportando con gran pazienza le intemperanze dei gruppi più accesi (quasi tutti composti di ragazzine sui 13-14 anni; i maschi erano più esitanti).
Non si è sentito gran che per colpa della moda attuale che impone al pubblico giovanile di fischiare e gridare mentre gli idoli cantano (è avvenuto per Peppino di Capri e per gli altri, sia pure con diversa intensità).
Le canzoni dei «Beatles» sembravano non dissimili l’una dall’altra, anche se eseguite con impegno e grande energia. Al primo pezzo «Twist and shout», la ragazzina che ieri aveva fìnto lo svenimento davanti all’albergo dei «Beatles» ha avuto un attacco isterico ed è stata soccorsa da infermieri.
Dalle scalinate in cemento arrivava il coro più aggressivo di fischi e di grida: c’erano ragazzi a torso nudo, altri con parrucche da « Beatles>
(pochi, per la verità). Due o tre sono stati portati via a braccia nel pomeriggio, altri la sera; un po’ il gran caldo, un po’ la ressa e l’agitazione concentrata in spazi ristretti mentre larghe parti della sala erano vuote.
Forse qualcuno è svenuto realmente per effetto della carica emotiva, ma toccherebbe a uno specialista il giudicarlo. Con un po’ di malizia si poteva osservare che nei 35 minuti dell’esibizione di Ringo (il più acclamato e invocato) Paul, George e John, si producevano delle pause, con allentamento dei fischi e degli applausi. I «Beatles» provvedevano abilmente a riaccendere il pubblico, invitando con gesti a battere mani e piedi per far fracasso.
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