3 mostre da vedere a Roma a primavera 2025 (+ 1 vetrina)

Il maggio romano è a dir poco frizzante e sono diverse le proposte offerte delle gallerie. Mostre dal carattere eterogeneo e variegato che invitano i visitatori ad una fruizione attiva e partecipata. Tra le personali, ne abbiamo selezionate tre, spaziando tra scultura, pittura e installazioni, rispettivamente di Federico Fusj (Siena, 1967), Caterina Silva (Roma, 1983), Emiliano Maggi (Roma, 1977) e a queste abbiamo aggiunto una vetrina con Flaminia Veronesi (Milano 1986).

Ludovica Palmieri

Federico Fusj, Ritratto Morale XII, II Nome di D-O
Federico Fusj, Ritratto Morale XII, II Nome di D-O

La scultura come arte sonora. Federico Fusj allo z2o Project

É sonora l’opera che introduce i visitatori in Extrema Ratio, personale di Federico Fusj che, in linea con la tradizione, lavora con la percussione, escludendo gli strumenti a fresa propri della produzione industriale. Prassi da cui deriva la sua concezione della scultura come arte sonora, prima che plastica, per il suo manifestarsi come suono e poi come forma, attraverso la creazione di un vuoto. Un non essere che diventa essere, sospeso tra contemplazione e interrogazione. Fusj definisce le sue Sculture di Fantascienza, formula chenon designa un genere ma una dichiarazione di poetica, come osserva Alfredo Pirri, curatoredella mostra a z2o Project: “Così come la fantascienza unisce immaginazione e razionalità per raccontare mondi alternativi ma credibili, le opere di Fusj ci portano in una dimensione sospesa, dove la materia si fa parola e la parola diventa materia. La scultura non rappresenta, ma trasmette, come un ologramma luminoso: ci parla con un linguaggio arcaico, eppure attuale, universale”. Fusj è un artista rigoroso, concettuale, che pur dichiarandosi non religioso, trae ispirazione dalla Bibbia per creare opere che agiscono su un duplice livello, da una parte interpretano, dall’altra plasmano. E così, pur avendo un’apparenza leggera, le sue sculture sono cariche di significato che, talvolta, come nel caso di Weapons, 2024, si esplica in parole che emergono direttamente dalla pietra.

Extrema Ratio, Federico Fusj
Z2o Project
Via Baccio Pontelli 16, 1° Piano, Roma
Fino al 21 giugno 2025

Caterina Silva , things that will never become objects, installation view at Galleria Eugenia Delfini, Roma, 2025. Foto Sebastiano Luciano. Courtesy Galleria Eugenia Delfini
Caterina Silva , things that will never become objects, installation view at Galleria Eugenia Delfini, Roma, 2025. Foto Sebastiano Luciano. Courtesy Galleria Eugenia Delfini

La pittura performativa di Caterina Silva alla galleria Eugenia Delfini

É performativo l’approccio alla tela di Caterina Silva che affronta la superficie bianca “come uno spazio da risolvere”, attraverso un alfabeto personale di gesti che le permette di tradurre in maniera astratta immagini e suggestioni dal mondo reale. Infatti, seppur non figurativa, la pittura di Silva, anche performer, nasce da uno stretto rapporto con la realtà che l’artista reinterpreta secondo una sua intima grammatica pittorica. Nelle opere della Silva, immagini tratte da piattaforme online, momenti di vita personale, persino dalla storia dell’arte, diventano gesti che, con grande maestria, traspone sulla tela, dando vita a composizioni dinamiche e vibranti. Silva gioca con il colore, di cui esplora tutte le potenzialità, declinando la materia pittorica in marcature materiche, segni spray, spume di colore fumose e campiture di bianco digitale. Le sue opere, non solo dipinti ma anche installazioni, come emerge nella mostra things that will never become objects alla Galleria Eugenia Delfini, non sono mai uguali a se stesse e, come delle sinfonie, suscitano un’idea di movimento, una sorta di invito alla danza.

things that will never become objects, Caterina Silva
Eugenia Delfini
Via Giulia 96, Roma
Fino al 5 luglio 2025

La lingua come un'arpa
La lingua come un’arpa

L’immaginario esoterico di Emiliano Maggi a Operativa Arte Contemporanea

Mette alla prova il visitatore La lingua come un’arpa, personale di Emiliano Maggi, alla galleria Operativa Arte Contemporanea, in cui l’artista presenta una serie di opere suggestive, criptiche e misteriose. Installazioni, dipinti e sculture sospese, realizzate nel 2025, fatta eccezione per Harp, scultura in ceramica del 2020, che si potrebbe considerare come il punto di partenza della mostra. Se prima, infatti, l’interesse dell’artista era principalmente focalizzato sulla figura umana; oggi si estende, per arrivare, in linea con gli ultimi esiti della sua ricerca, sempre più performativa, all’interazione dell’uomo nello spazio, con installazioni dal sentore di magiche scenografie che aspettano solo di essere attivate. E in questo percorso, enigmatico e misterioso, in cui la figura umana deflagra a favore di un’astrazione onirica, Maggi offre come bussola per orientarsi solo la pagina di un libro, Risvegli e prodigi. La metamorfosi del gotico di Jurgis Baltrusaitis, per lasciare ai visitatori la libertà – da intendersi oggi anche come un lusso – di perdersi, in questa realtà esoterica e parallela.

La lingua come un’arpa, Emiliano Maggi
Operativa Arte Contemporanea
via del Consolato, 10, Roma
Fino al 10 settembre 2025

Le ammalianti sirene di Flaminia Veronesi in un Vetrina

All’esterno lo scenario cambio radicalmente e l’immaginario gotico e dark di Emiliano Maggi cede il passo al mondo incantato di Flaminia Veronesi. Il suo intervento We know who you are in Una Vetrina a cura di Caterina Antonaci, rappresenta un invito a scegliere la gioia e a provare meraviglia, anche di fronte a ciò che appare ignoto e sconosciuto. Scegliendo l’archetipo fantastico delle sirene, carico di simbologia, l’artista esorta le donne a scoprire il loro potenziale senza temerlo; ricordando implicitamente agli uomini quanto le sirene, metafora dell’universo femminile, possano diventare pericolose quando si cerca di sottometterle, abusarle e controllarle.

We know who you are, Flaminia Veronesi
Una Vetrina
via del Consolato, 10, Roma
Fino al 10 settembre 2025

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Autore
Artribune

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