A 15 anni dall’omicidio di Angelo Vassallo inizierà il processo: grazie a chi non l’ha fatto dimenticare
- Postato il 10 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Si avvicina il 5 settembre, il 15esimo anniversario dell’omicidio del “sindaco pescatore” e con esso anche l’inizio, finalmente, del processo, il prossimo 16 settembre a carico dei quattro maggiori imputati indiziati del reato: Fabio Cagnazzo ex colonnello dei carabinieri, figura centrale nell’inchiesta, Lazzaro Cioffi ex brigadiere dei carabinieri, Giuseppe Cipriano imprenditore collegato ad ambienti malavitosi e Romolo Ridosso, ex boss di camorra, quest’ultimo collaboratore di giustizia, che si è addossato la corresponsabilità dell’omicidio.
Sembrava quasi impossibile, ormai, in questi lunghi 15 anni che si potesse giungere al processo. Tante volte le troppo annunciate svolte nelle indagini si rilevavano inconsistenti, anche se man mano veniva delineandosi il contesto e il movente dell’omicidio, a lungo e persistentemente contestato da molti scettici: che si trattava di un omicidio maturato in ambienti di camorra, collusi con uomini infedeli delle forze dell’ordine, quindi un delitto eccellente per un personaggio politico che era diventato pericolosamente autorevole, in quanto noto e stimato sempre più dall’opinione pubblica anche nazionale per le sue qualità di sindaco, da sempre in lotta contro la speculazione edilizia, soprattutto deciso a combattere il crescente spaccio di stupefacenti e chissà se altro ancora nel suo territorio comunale, dove spadroneggiava con tutt’altre intenzioni il maggior imputato nascosto dentro la divisa di carabiniere. Cose che al Sud non sono una novità, laddove lo Stato è storicamente debole in quanto a qualità dei servizi e prestazioni sociali e si riconosce soprattutto – se non soltanto – per le caserme, a volte collocate in un vero e proprio deserto istituzionale.
Non era cosi Pollica, dove Angelo Vassallo in dieci anni aveva creato un miracolo civile ed economico. Riuscire a far diventare una mediocre località balneare, da tempo in declino, uno dei maggiori e migliori luoghi di villeggiatura per un turismo di qualità attento all’ambiente e al buen vivir. Un pescatore con grandi idee e determinazione senza pari. Un rosa in un deserto che aveva fatto rifiorire, come tutti i balconi di Acciaroli e le sue le frazioni, infiorati di gerani rossi e abbelliti dalle pareti di pietra lavica, nelle strade pedonalizzate e sempre pulite, dall’efficiente raccolta differenziata, dal mare ripulito con il depuratore e con la raccolta dei rifiuti dalle barche, dal porto a gestione pubblica rivitalizzato e modernizzato, dalla conquista delle cinque bandiere blu della FEE (Foundation Environmental Educational), dal successo e il riconoscimento mondiale della sua dieta mediterranea, dalla crescita di aziende locali produttrici di alimenti apprezzati come presidio slow food.
Tutto questo bene, costruito con un lavoro instancabile in una realtà difficile come il Salernitano, era fortemente stridente con la subcultura arraffatrice e speculativa di larghi strati di cosiddette “classi dirigenti” molte, troppe volte dedite al malaffare, alla speculazione, se non al ladrocinio. Cosicché Angelo si è scontrato suo malgrado con la parte malata della sua terra che non lo sopportava, perché decisamente diverso e pericoloso. Al di là dei dettagli che prima o poi auspicabilmente forniranno un quadro completo delle motivazioni e delle modalità con cui fu portato a termine il delitto, oggi appaiono in tutta la loro evidente crudele concretezza.
Resta comunque la memoria negli atti concreti che il sindaco pescatore ci ha donato, egli è un eroe della Costituzione, perché ne ha interpretato il senso profondo nel modo migliore vivendola e facendola vivere. Oggi dobbiamo soprattutto ai due fratelli, Dario e Massimo, che con la loro “fondazione Angelo Vassallo” sono riusciti non solo a non far dimenticare la sua opera, ma ad aver tenacemente combattuto chi avrebbe voluto relativizzare e diluire la figura di Angelo in una stereotipata celebrazione priva di significato reale. Anche grazie al loro instancabile lavoro, il sindaco pescatore ha conquistato il ruolo che gli spetta nella coscienza del Paese.
Ps. C’è un altro eroe civile che hanno cercato di uccidere politicamente e moralmente, con una vera e propria persecuzione giudiziaria orchestrata in oscure stanze del potere: Domenico Lucano sindaco di Riace, colpevole di aver realizzato uno dei più importanti progetti di integrazione sociale e culturale della sua comunità con i migranti accolti dai naufragi. Un’opera che avrebbe meritato la nomination per un premio Nobel e che è stata contrastata e annichilita per bieche ragioni di parte politica. Mimmo però è vivo e vegeto e continua a fare il suo lavoro di sindaco, nonostante il colpo di coda di una sospensione, ex legge Severino, per la sua tenuissima condanna di un reato inconsistente. Difendiamo il sindaco di Riace come un altro pezzo di nobile Italia, in direzione ostinata e contraria.
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