A Gaza è in corso un giornalisticidio: non ha senso nasconderlo dietro la scusa del terrorismo

  • Postato il 12 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Prosegue a Gaza il giornalisticidio, parte del genocidio in atto a Gaza. Sono ormai oltre 230 i cronisti assassinati, compresi i sei eliminati ieri. Contro di loro è ripartita l’ennesima campagna “erano solo terroristi, militanti di Hamas…” Al coro si sono aggiunte anche le voci di alcuni cosiddetti cronisti che hanno postato la foto di Anas al Sharif mentre intervistava uno dei capi di Hamas.

Premesso che sulla foto esistono molti e ragionevoli dubbi, forse un fake, ma per quale ragione il cronista di al Jazeera non avrebbe dovuto intervistarlo? Non si tratta di una notizia di assoluta rilevanza sociale e di pubblico interesse?

Se dovessimo accettare il teorema del giornalista “terrorista” si dovrebbe estendere anche a chi ha intervistato o intervisterà Netanyahu e i suoi ministri che incitano al genocidio? Dunque sarebbe lecito, o comunque comprensibile, sparare sempre al cronista “terrorista?”.

Ormai questa parola viene usata per colpire le vittime, siano esse bambini affamati, medici, volontari, sacerdoti, senza soluzione di continuità. Che si tratti di una gigantesca operazione di falsificazione, tesa a coprire il genocidio in atto e la soluzione finale, lo dimostra il rifiuto testardo della estrema destra israeliana ad aprire i valichi e a far entrare la stampa internazionale. Se davvero gli assassinati erano e sono tutti terroristi e militanti di Hamas, perché non farlo documentare dai media e dalle loro luci? Perché non dimostrare l’assoluta estraneità dell’esercito occupante ad ogni forma di massacro e tortura? Perché non documentare l’abbondanza di acqua, cibo, medicine?

Eppure il governo israeliano continua ad opporre un testardo rifiuto, perché conosce la verità e non vuole che sia documentata. Per questo uccidono i cronisti palestinesi, per questo dobbiamo rilanciare ovunque le immagini e le cronache che ancora arrivano da Gaza. Gli invasori non vogliono luce alcuna, perché hanno bisogno di essere coperti dal buio, mentre tentano di portare a compimento la soluzione finale.

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Il Fatto Quotidiano

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