A Macerata Renata Boero invita il pubblico a un vero viaggio iniziatico e spirituale con l’arte
- Postato il 22 agosto 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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All’interno degli spazi espositivi di Palazzo Buonaccorsi di Macerata, in perfetta armonia con uno spirito di confronto e apertura, si dispiega il lavoro di Renata Boero (Genova, 1936), artista genovese formatasi tra Torino e la Svizzera, allieva di Emilio Scanavino e figura di primo piano nella scena artistica italiana sin dalla sua partecipazione alla Quadriennale di Roma del 1959. Le sue opere, intrise di sperimentazione e ricerca materica, si fondano su un’intensa relazione con la natura, il tempo e la memoria.

I Cromogrammi di Renata Boero
È negli anni Sessanta, grazie alla collaborazione come restauratrice con Caterina Marcenaro, che Boero matura l’idea di liberare la tela dal telaio, allo scopo di instaurare con lo spazio un dialogo aperto, dinamico e sensibile. Da tale intuizione nasce il nucleo dei suoi lavori più noti: i Cromogrammi, esiti di un’indagine che unisce arte e scienza, gesto e materia, memoria e trasformazione. L’etimologia greca dei termini chrôma(colore) e gramma (segno, scrittura) chiarisce la natura di queste opere: si tratta di vere e proprie scritture cromatiche della natura, realizzate con pigmenti vegetali e tecniche miste, attraverso un processo che è, al contempo artistico e alchemico.
Scritture cromatiche della natura secondo Renata Boero a Palazzo Buonaccorsi a Macerata
L’opera Cromogramma Terra ne è emblema: un grande pannello in cui il supporto – tela, ma quasi carta – si trasforma in superficie ricettiva di impronte, ossidazioni e tracce lasciate dal tempo e dall’energia naturale. La materia pittorica si costituisce attraverso la lenta azione di henné, robbia, mallo di noce, zafferano, curcuma, cocheniglia: sostanze vive, organiche, che si depositano sulla tela come stratificazioni temporali. Accanto a quest’opera, si vede il dittico Ctò-nio-grafia (2000 circa) l’indagine della pittrice sulla semantica della materia: la pittrice mostra come la scrittura nasca dalla terra e per la terra. Rossi, bruni, neri profondi emergono da una tessitura apparentemente fragile, ma densa di sedimentazioni. Il Paesaggio in rosa, altra opera della stessa serie, ci invita a una visione contemplativa e rarefatta, dove il colore si dissolve in atmosfere di sospensione.








Un percorso iniziatico tra materia e spirito
L’intera ricerca di Boero si configura quale viaggio iniziatico attraverso le sostanze naturali: un percorso estetico ed etico che affonda le radici nella materia per attingere a una spiritualità laica e universale, la quale, pur esprimendosi nei linguaggi dell’arte contemporanea, mira a instaurare una tensione profonda e autentica nell’incontro fra mondi, culture e visioni. L’esposizione si arricchisce di elementi che ne intensificano la dimensione meditativa. Una parete riporta, in caratteri autografi, la frase: “La pittura come memoria, e altro che è”, che si offre come dichiarazione poetica e concettuale. Per Boero, infatti, dipingere non significa rappresentare, bensì evocare, trattenere, ascoltare la voce della materia che si fa racconto. La pittura diviene così un’altra forma della memoria: non descrive, ma convoca presenze, imprime segni, restituisce il tempo nella sua qualità sensibile. Particolarmente evocativi sono i grandi arazzi che si distendono su pareti e pavimenti, come Cromogramma Giallo, e le altre tele monumentali che si piegano, si incurvano, si dispiegano come pelli, mappe del tempo o mantelli rituali. La forma modulare e ripetitiva dei pannelli richiama gesti ciclici e rituali, creando un ritmo visivo e simbolico che accompagna il visitatore nel cuore del processo creativo.
Elementi meditativi e poetici nell’opera di Renata Boero a Macerata
In una delle pareti del museo compare inoltre un componimento poetico plurilingue, disposto verticalmente, in cui parole come toucher, odeur, purification, rite, mémoire si alternano a nomi di piante e sostanze vegetali. Si tratta di una vera liturgia visiva, in cui il corpo si fonde con l’atto artistico, il tempo con la trasformazione, l’opera con la vita. Infine, le parole di Renata Boero, stampate su un’altra parete, ci offrono una chiave di lettura ancora più intima:
“La materia – il gesto – la memoria
per catturare coscienza
riflettendo entro i nostri istinti…”
In esse, l’artista ci ricorda che gli elementi della natura – le pietre, gli alberi, gli animali – non sono oggetti inerti, ma entità animate, cariche di energia spirituale. È nell’incubo, dice, che la natura rimossa ritorna: una natura reale, vicina, tangibile, alla quale non possiamo non reagire. Un ritorno all’istinto, alla fisicità più profonda.In un tempo segnato dalla perdita del senso del sacro, l’arte di Renata Boero si offre come possibilità altra: ascoltare la terra, camminare nella memoria, ritrovare nell’arte un gesto originario e universale. Un’arte che è, in definitiva, rito e resistenza, spiritualità e corpo, silenzio e scrittura.
Andrea Carnevali
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