A Matera c’è un festival di spettacolo e poesia da non perdere ad agosto

Franco Arminio (Bisaccia, 1960) poeta, scrittore e paesologo che ha ideato e dirige il festival La luna e i calanchi da quindici anni, è forse l’unico ad aver contraddetto – almeno in parte – la collega Patrizia Cavalli.  La poesia può cambiare il mondo. O, quantomeno, ha cambiato Aliano, paese vicino a Matera, di cui Arminio mi parla con la reverenza che si riserva alle entità sacre, ma terrene. “È come se avessimo messo solo le virgolette a questo luogo. Se dovessi arrivare bendato, scoperti gli occhi ti sembrerà di non essere in Italia, ma piuttosto in Cappadocia o da qualche parte nel Medio Oriente”. 
Grazie a questo festival, dal 19 al 23 agosto, il paese del poeta e artista Carlo Levi torna protagonista di questa manifestazione che lo accende di vita e iniziative, dagli spettacoli alle passeggiate nei calanchi.

La nascita del festival La luna e i calanchi

Così è nato il festival, da un’epifania. Arminio, fondatore e fervente militante della paesologia, in visita alla tomba di Carlo Levi(1902-1975),immerso nel silenzio lunare dei calanchi – onde di terra argillosa scolpite dal vento e dalla pioggia – ha intuito che quel paese-paesaggio lucano, ostile alla semina, poteva essere fertile per lo spirito. Un luogo prima di esilio, ora di accoglienza. Un altrove necessario.  
Una festa “adolescente”, giunta alla XV edizione ma tra le più longeve del Sud Italia, germogliata da un’idea radicale: “ogni paese è una fortuna, noi dovremmo essere la fortuna del paese”. Dalla prima edizione – quando Franco Arminio radunò i suoi amici più cari, tra cui Rocco Papaleo, presenza quasi virgiliana del festival – La luna e i calanchi è cresciuta, si è allargata, senza smarrire i suoi tratti distintivi: “non è una collezione di performance ma un continuum, un unico rito collettivo, un luogo dove accorgersi di essere vivi. E che ci sono i vivi”.

La luna e i calanchi: il festival ad Aliano

Ad Aliano, in quei giorni, si susseguono felicità consecutive, dall’alba a notte fonda: poesia, spettacoli, performance, passeggiate nei calanchi, danze, letture, visite ai musei, riflessioni, intime e condivise. Si inizia nel pomeriggio sotto la casa di Levi, si finisce all’alba al cimitero, dove Levi è sepolto. Il festival non segue un filo tematico rigido, si muove con libertà tra molteplici direttrici tracciate da un pensiero che scorre libero, trasversale, imprevedibile. Al centro, le urgenze del cuore: la lettura delle poesie palestinesi, l’atto unico sull’amore con Franco Arminio e Gloria Campaner, la riflessione sacro queer di Nichi Vendola. E ancora, l’incontro con la fotografa Silvia Camporesi e le sue geografie per immagini, lo spettacolo nell’Auditorium dei calanchi di Arminio e Papaleo. Le grandi domande del presente, “che ci faccio qui?” con Domenico Iannacone, mentre Paolo Pileri invita a stare dalla parte del suolo. Spazio anche ai ritmi del Sud con gruppi musicali nati unicamente per Aliano, tra cui laF.C.F. – Federazione Calabrese del Folk, riunita da Peppe Voltarelli e l’Orchestra Agricola, guidata da Peppe Leone. Presenti, tra gli altri, anche scrittori con la luce, i fotografi Melina Mulas e Alessandro Treves, oltre ad azioni paesologiche come recitare poesie a memoria o “salutare i vecchi”.  

La luna e i calanchi, Aliano, 2018 © Photo Giuseppe Formiglio
La luna e i calanchi, Aliano, 2018 © Photo Giuseppe Formiglio

Il piccolo miracolo di Aliano: il borgo vicino a Matera tra i finalisti per diventare Capitale della Cultura

Una festa senza biglietti né palchi, in un luogo senza stazioni né collegamenti diretti, capace però di attrarre fino a 20.000 persone da ogni angolo d’Italia. Qui, contadini e artisti si incontrano fianco a fianco, dando vita al “piccolo miracolo di Aliano”: un modo nuovo di abitare il paese, che intreccia chi resta e chi arriva, intimità e distanza. Un paese con meno di mille abitanti, ma che ospita cinque spazi espositivi, altri in fase di apertura. Quest’anno Aliano è stato scelto tra i dieci finalisti per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2027 grazie al progetto “Terra dell’Altrove”. Se un tempo la comunità era segnata da una lucana diffidenza, oggi – riconciliata con la propria identità e capace di resistere agli “scoraggiatori militanti”, quelli del qui non c’è niente” – il paese è attraversato da un dinamismo culturale ed economico che ne ha trasformato lo spirito, facendone un esempio luminoso di rinascita: piccolo paese, grande vita”.
Aliano è un u-topia: non un altrove immaginario, ma un luogo dove fondare una nuova umanità, verso un futuro con il cuore antico, per dirla alla Levi. 

Noemi Palmieri 

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Artribune

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