A Milano una mostra su Ghitta Carell, la fotografa antenata di Photoshop
- Postato il 24 luglio 2025
- Fotografia
- Di Artribune
- 2 Visualizzazioni

Un leggio inclinato, matita di grafite e un composto di mattoleina. Questi erano gli strumenti essenziali del photoshoppista, prima che l’irrinunciabile applicazione di Adobe fosse inventata. L’arte del foto-ritocco – perché di arte propriamente si parla – era una pratica che richiedeva grande perizia e manualità. Al pari della pittura. E, di fatti, la donna di cui parliamo qui aveva tutte le carte in regola per essere considerata tanto una fotografa quanto una pittrice. Si tratta di Margit Klein, meglio nota come Ghitta Carell, nonché l’artista più ricercata negli Anni Trenta del secolo secolo scorso da tutti coloro che volevano farsi scattare una fotografia.
La sua storia è affascinante e controversa, parla di una giovane ebrea ungherese che, giunta a Firenze di passaggio, decise di fermarsi in Italia e prendere la strada della fotografia. Un sentiero che la portò ai massimi livelli: a immortalare i Reali, gli intellettuali più di spicco, fino ai volti del fascismo. Compreso Mussolini. Poi arrivano le Leggi Razziali e tutto cambia; finito il conflitto Carell non si perderà d’animo, adoperandosi per ricostruire la sua attività troncata. Per il resto della storia e tutti i dettagli di contorno vi invitiamo a leggere questo articolo. In questa sede, grazie ai preziosi oggetti, foto e documenti (mai esposti prima), possiamo invece indagare meglio la sua tecnica e il legame personale che la avvicina e la rende parte integrante della storia della Villa che ospita questa mostra.








Ghitta Carell, Milano e i Necchi Campiglio
Alla base di questa mostra organizzata dal FAI nel suo gioiello milanese c’è l’intento di valorizzare la Casa Museo, aggiungendo un pezzo di storia fino ad oggi ben poco nota. Si sapeva già quanti intellettuali e artisti ne frequentassero abitualmente gli ambienti, ma nel loro novero Ghitta Carell mancava. Oggi, fin dall’atrio che accoglie i visitatori in Villa, è possibile approfondire il suo legame con le due sorelle Necchi, Nedda e Gigina, e non solo.
Grazie a moltissimi oggetti, documenti, lettere e ovviamente fotografie (molte con le cornici originali) la grande artista sembra tornare in vita. Video in bianco e nero dell’Archivio Luce – la più antica istituzione pubblica cinematografica fondata a scopi di educazione e propaganda durante il fascismo – la riprendono intenta a lavorare. Prima sul set, con la sua enorme macchina fotografica, poi seduta, col leggio per il foto-ritocco inclinato davanti agli occhi. Così furono realizzati – e photoshoppati – i ritratti delle due sorelle e di Portaluppi, architetto artefice di tutta la Villa nonché intellettuale di spicco in tutta Milano.
Il foto-ritocco di Ghitta Carell in mostra a Villa Necchi a Milano
Tutta una stanza della Villa, tra armadi socchiusi che lasciano scorgere abiti d’epoca e cassettiere di legno lucido profumate di storia, è dedicata all’attività di Ghitta Carell. Al mestiere di fotografa vero e proprio. Ci si trova davanti lo strumento prediletto per realizzare gli scatti: l’enorme – anche già un po’ datata per allora – macchina fotografica della ditta milanese Piseroni. Un pezzo da museo, dalle lastre grandissime, che arricchisce di fascino ogni fotografia che si vedrà poi. Ma non è il solo oggetto singolare esposto per la prima volta in una mostra. La sua controparte è il leggio da foto-ritocco, così come caldamente suggerito da Rodolfo Namias nel suo libro su come ritoccare i negativi del 1921. Leggio che si rivede nei video, su cui si chinava Carell, armata di raschietto, matita e mattoleina (sostanza per far aderire il colore al negativo). Giocando sulle ombre, si riusciva a far dimagrire una signora anche di dieci chili! I miracoli che oggi si fanno con Photoshop, già lei li faceva negli Anni Trenta. E senza nemmeno usare la tecnologia.

I ritratti di Ghitta Carell in mostra a Villa Necchi a Milano
Nel sottotetto si giunge infine al cuore conclusivo dell’esposizione. Una vera e propria camera oscura in cui risplendono i ritratti delle donne e degli uomini illustri del Novecento. Numerosi quelli di sangue reale – in cima la Principessa Maria José, che divenne cara amica di Carell – ma non solo. Se gran parte dei volti che affollano in doppia file le pareti sono sconosciuti a noi contemporanei, ci sono certi nomi cari alla storia artistica e culturale di qualche decennio fa. Nomi che ancora tornano nel presente per l’eredità enorme che hanno lasciato dietro di sé e che qui possiamo incontrare vis à vis. Qualche esempio? Gio Ponti per il design e l’architettura, il grande critico e storico dell’arte Roberto Longhi, a cui dobbiamo molta dell’arte moderna che conosciamo.
Emma Sedini
Libri consigliati:
(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti)
[artribune_eventi]
L’articolo "A Milano una mostra su Ghitta Carell, la fotografa antenata di Photoshop" è apparso per la prima volta su Artribune®.