A Monopoli 10 anni di PhEST: festival internazionale di fotografia e arte in Puglia 

  • Postato il 7 ottobre 2025
  • Arti Visive
  • Di Artribune
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PhEST compie dieci anni. Il festival internazionale di fotografia e arte nato a Monopoli con l’obiettivo di valorizzare il suo centro storico, e metterlo in dialogo con il mondo, coinvolgendo cittadini e visitatori, torna nella città pugliese per celebrare questo importante anniversario. E lo fa con un’edizione speciale e ampliata che, iniziata l’8 agosto, terminerà il 16 novembre con 38 mostre allestite in sedi spettacolari, al chiuso in spazi storici, ma anche direttamente sul mare. 

Il tema della decima edizione di PhEST 

Nel 1977 con il programma Voyager veniva inviato nello spazio interstellare il Golden Record, un disco per grammofono contenente suoni e immagini, una sorta di capsula temporale con l’intenzione di comunicare la storia del nostro mondo ad eventuali forme di vita extraterrestri. A distanza di quasi cinquant’anni, ci ispiriamo a quella stessa tensione verso l’altrove per costruire una nostra ‘capsula’”. Con queste parole, il direttore artistico di PhEST, Giovanni Troilo, introduce il tema della decima edizione di questa rassegna che da 10 anni mette in dialogo la fotografia e l’arte internazionale con il territorio e, nello stesso tempo, si fa promotrice di un modello di turismo culturale lento e sostenibile. Seguendo il filo conduttore della “capsula del tempo”, le 38 mostre allestite in diverse sedi della città di mare pugliese danno quest’anno vita a un archivio visivo e immaginifico destinato allo spazio simbolico del futuro, popolato da voci, sguardi, memorie e sogni. 

Il Monastero di San Leonardo: nuovo quartier generale di PhEST 

Cuore nevralgico di PhEST è quest’anno il Monastero di San Leonardo. Uno spazio suggestivo e carico di storia, riportato alla vita grazie all’impegno diretto del festival, guidato da Cinzia Negherbon che ne fa un bilancio: “Siamo arrivati alla decima edizione di PhEST. Personalmente, seguo il progetto 365 giorni all’anno, e servono proprio tutti per riuscire a portarlo in porto. Un evento che dà grande soddisfazione: abbiamo una squadra portentosa, affiatata e piena di energia, sono persone senza paura. Vedere la coda di visitatori davanti alle sedi ci riserva una gioia infinita. Trovare riscontro in rassegne stampa ricchissime è fonte di grande soddisfazione, così come veder crescere le collaborazioni con partner e sponsor sempre più prestigiosi”. Lo dimostra proprio la rigenerazione urbana di questo monumento della città, fatto rinascere dopo anni di chiusura e ora sede delle mostre principali della rassegna, come quella dedicata al grande fotografo inglese Martin Parr, noto per i suoi scatti all’insegna dello humor, tra manie, street style ed estetica kitsch. 

Non solo grandi nomi a PhEST 

Ma l’universo visivo di PhEST non si esaurisce nei grandi nomi. Il festival propone un mosaico di storie che si muovono tra la realtà dei luoghi e la finzione dei sogni e che vanno dal Mediterraneo all’esplorazione dello spazio, dai paesaggi rurali alle costellazioni interiori. “Da sempre gli essere umani guardano al cielo con curiosità, paura e fantasia”, spiega Arianna Rinaldo, curatrice fotografica del festival. “PhEST, in questa decima edizione, volge lo sguardo vero il nostro pianeta: e se qualcuno o qualcosa ci guardasse da là fuori, da questo cosmo infinito e misterioso che ci avvolge? In che modo possiamo raccontare chi siamo? Noi ci affidiamo all’arte: ed ecco che le artiste e gli artisti in mostra ci aiutano a svelare e interpretare il meraviglioso e complesso mondo in cui viviamo”. Così, Sam Youkilis presenta Under the Sun, un viaggio visivo nelle quotidianità contemporanee, a cura di Sophia Grieff per c/o Berlin; Arianna Arcara presenta il frutto della sua residenza artistica nella Daunia. Mentre Dario Agrimi nel suo progetto Madre Natura (2024) – con l’immagine della disperazione impressa sul corpo e sul volto di una bambina, issata sulla coltre di detriti – rievoca con forza e immediatezza gli scenari bellici di Gaza e dell’Ucraina, componendo un quadro universale di inesorabile declino. 

Le grandi mostre di PhEST: Goya e il decennale delle residenze curate dal festival 

Infine, due grandi mostre che confermano il prestigio raggiunto dal festival: quella celebrativa dei dieci anni di residenze a PhEST che fa il suo esordio anche come editore, con la pubblicazione del primo libro ufficiale che raccoglie un decennio di residenze artistiche, con immagini, visioni e testimonianze; e quella dedicata ai Capricci di Francisco Goya al Castello di Carlo V. “Da dieci anni PhEST ha contribuito a ridefinire i confini dell’immagine attraverso i linguaggi della fotografia e dell’arte contemporanea”, conclude Roberto Lacarbonara, curatore per l’arte contemporanea di PhEST. “In una edizione dedicata alla storia sociale e antropologica dell’uomo – ‘This is us. A capsule to space’ – la scelta di esporre i ‘Caprichos’ di Francisco Goya assume massima centralità, raccontando gli aspetti più intimi, onirici, indicibili e profondi della platea umana. Fondamentale e prestigiosa la collaborazione con il Museo di Belle Arti di Valencia, uno dei pochi musei al mondo in cui è conservata la completa edizione delle 80 tavole”. 

f goya courtesy phest A Monopoli 10 anni di PhEST: festival internazionale di fotografia e arte in Puglia 

PhEST 2025: le mostre da vedere in città 

Monastero di San Leonardo 

Si parte dal nuovo cuore pulsante di PhEST: dopo anni di chiusura, il Monastero di San Leonardo apre le sue porte nella sua interezza diventando il nuovo quartier generale che sostituisce Palazzo Palmieri, non più disponibile per ragioni di inagibilità. Qui spicca la mostra di Martin Parr con Pleased to Meet You (a cura di Arianna Rinaldo e Giovanni Troilo), che sarà anche presente il 27 e 28 settembre per un incontro con il pubblico e la proiezione del film documentario I Am Martin Parr, in collaborazione con Wanted Cinema. L’esposizione sarà affiancata da Zed Nelson – con un allestimento speciale nel cortile del monastero tra le piante messe a disposizione dai Vivai Capitanio, in un dialogo intimo tra natura e arte –, Alexey Titarenko, Phillip Toledano, Rhiannon Adam, Rhi-Entry e Lorenzo Poli. Sempre a San Leonardo, trovano spazio anche i vincitori della Pop-Up Open Call (Angeniet Berkers, Mario Red De Gabriele, Brigitta Tullo) e le menzioni speciali (Magdalena Baranya, Nadia Koldaeva e Ettore Giammatteo)

Monastero di San Leonardo – via San Leonardo 9/11 

Castello Carlo V 

Al Castello Carlo V al piano superiore si trovano invece le incisioni di Francisco Goya, Los Caprichos. La ragione dei mostri, un capolavoro visionario curato da Roberto Lacarbonara e Giovanni Troilo, in collaborazione con il Museo de Bellas Artes de Valencia; mentre nella Sala delle Armi, aperta per la prima volta lo scorso anno, l’artista e fotografo americano Sam Youkilis presenta Under the Sun, un viaggio visivo nelle quotidianità contemporanee, a cura di Sophia Grieff per c/o Berlin. 

Castello Carlo V – Largo Castello 5 

Chiesa di San Salvatore 

A poca distanza, la sede della Chiesa di San Salvatore ospita, invece, le foto in bianco e nero di Martin Parr

Chiesa di San Salvatore, Largo S. Salvatore, 7 

Casa Santa 

Altra struttura scelta ancora una volta da PhEST per i suoi allestimenti è Casa Santa, convento risalente alla fine del Cinquecento e luogo di memoria di chi ha passato la propria infanzia tra le sue mura, dove si confrontano le ricerche visive fortemente poetiche e intime di Dylan Hausthor, Sam Gregg e Deanna Dikeman. Arricchisce lo spazio anche la menzione speciale Pop-Up a Hsin I (Camille) Lin. Alle Stalle di Casa Santa, invece, prende vita Out of the Blue. Resistenze 2025 di José Angelino, progetto site-specific a cura di Melania Rossi che intreccia arte e memoria. 

Casa Santa – Via Santa Teresa 5 

Chiesa di Sant’Angelo 

E infine la suggestiva Chiesa di Sant’Angelo ospita, in collaborazione con Łódź Fotofestiwal, il regista e fotografo Yorgos Lanthimos tra i più visionari e premiati del cinema contemporaneo (The Lobster, The Favourite, Poor Things) con Jitter Period, mostra a cura di João Linneu e Myrto Steirou che riflette sulle percezioni distorte del reale. 

Chiesa di Sant’Angelo in Borgo – Via S. Angelo, numeri 3/5 

Chiesetta di San Giovanni 

Nella Chiesetta di San Giovanni è allestita la mostra di Piero Percoco, The Silent Sun, Brighton, sguardo intimo e radicato tra Puglia e Inghilterra. 

Chiesetta di San Giovanni – Largo San Giovanni, 16 

Le mostre outdoor 

Sul Molo Santa Margherita è allestita la mostra di Mattia Balsamini, mentre sul Porto Vecchio incontriamo Bangers, la mostra di Arianna Arcara frutto della residenza artistica di PhEST 2025. Nel circuito delle mostre diffuse, Aleksandra Mir presenta l’opera Aim at the Stars in vari luoghi della città (a casa di Angelina, 90 anni, residente a Monopoli e custode di memorie e racconti nel cuore del centro storico, al negozio del baratto di Peppino in piazza Palmieri, e al laboratorio artigianale di mosaici di Paolo Mastrofrancesco in via Peroscia); mentre in Via Cattedrale Sanne De Wilde espone Terre di Santi, viaggio fotografico tra sacro e profano. Questi spazi, normalmente privati, sono eccezionalmente aperti al pubblico secondo la disponibilità e i desideri dei loro abitanti, trasformando ogni visita in un gesto di ospitalità autentica e condivisione reale.  

Spazi urbani e paesaggi marini  

In Largo Palmieri, Fabrizio Bellomo espone Abito Mari, a cura di Roberto Lacarbonara, mentre il progetto Brera x PhEST propone Hey you up in the sky, mostra virtuale degli studenti dell’Accademia di Brera. E ancora, sempre in Largo Palmieri è esposta la residenza artistica di Leo & Pipo del 2018 con il progetto #wewereinpuglia. Ci sono poi due mostre profondamente legate al mare: Piero Martinello al Circolo dei Pescatori e alla Cattedrale Laica dei Pescatori, mentre sul lungomare del Castello Carlo V, è possibile vedere l’opera ironica e pop di Pietro Terzini, oltre alla mostra celebrativa dei 10 anni di residenze a PhEST con il lavoro Nzìm di Caimi&Piccini. Sul lungomare SantaMaria si trova invece 7 Days of Garbage, lavoro di Greg Segal. Infine, a Cala Porta Vecchia, Alejandro Chaskielberg e Roselena Ramistella offrono una potente riflessione sulla natura e il nostro modo di abitarla. 

Claudia Giraud 

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Autore
Artribune

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