A Singapore un vecchio cimitero è diventato un parco comunitario e un santuario per uccelli
- Postato il 17 agosto 2025
- Progetto
- Di Artribune
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È un’oasi per i residenti della città, ma anche uno spazio sicuro per la fauna locale e uno strumento di gestione del clima: il Bidadari Park di Singapore è un luogo che reinventa il concetto di “spazio per la comunità”, allargandone il senso fino ad abbracciare davvero tutti gli abitanti di una città. Questo ampio terreno nei pressi della Upper Serangoon Road era già stato sede, prima della guerra, dei popolari giardini in stile giapponese Alkaff Lake Gardens ed era poi diventato il principale cimitero cristiano della capitale del microstato asiatico, nonché luogo di sepoltura musulmano e induista. Chiuso nel 1972 e lasciato a sé, era stato rivendicato dalla natura (e dai birdwatcher) fino al 2013, quando l’allora ministro singaporiano per lo Sviluppo Nazionale, Khaw Boon Wan, aveva svelato un progetto per far rinascere il parco, insieme a circa diecimila nuove abitazioni pubbliche e private nella più ampia area di Bidadari (oltre 90 ettari complessivi).





Il rinato Bidadari Park di Singapore
Il progetto del parco, affidato al prestigioso studio Henning Larsen Architects, è stato attuato tra il 2016 e il 2024, previ studi del paesaggio collinare, della sua flora e fauna (soprattutto avicola) insieme al Housing & Development Board. Sfruttando la topografia come vantaggio, è stato quindi ridotto al minimo l’impatto sulla vegetazione esistente (con il salvataggio dell’84% degli alberi adulti) e sono state piantate 170 specie autoctone, pianificando ogni nuova struttura (palazzi residenziali, parcheggi e così via) per facilitare il movimento degli uccelli e creando piccoli habitat per migliorare la biodiversità nei 13 ettari complessivi dell’area verde. Come risultato, 193 specie di fauna selvatica coesistono nel parco, considerato a oggi uno dei due soli habitat boschivi per gli uccelli migratori dell’isola di Singapore.
La coesistenza tra flora, fauna e residenti nel Bidadari Park
Ma come coesistono i frequentatori del parco con i suoi abitanti animali? Il progetto affianca delle “zone passive”, cioè aree centrali di vegetazione naturale, alle “zone attive” pensate per gli utenti e le loro attività. Il parco è quindi disseminato di elementi ecologici, come tronchi caduti e cumuli di massi, per offrire agli animali luoghi di riposo e nidificazione; sono presenti una piattaforma di 20 metri per i rapaci e un ponte verde di cento metri che collega due aree di bosco; mentre i lampioni sono pensati sia per ridurre la dispersione luminosa sia per minimizzare il disturbo della fauna selvatica, che spazia dal martin pescatore col collare al bulbul dal ventre giallo. Per la comunità cittadina, invece, ci sono sei chilometri di sentieri, dei punti di osservazioni per gli animali (soprattutto per il birdwatching, come già prima della creazione del parco) e delle aree gioco accessibili. C’è persino un memorial garden, dove sono stati installati i cancelli originali e 21 lapidi storiche dell’ex cimitero (le cui salme sono state tutte esumate e trasferite a inizio lavori).

Il lago del Bidadari Park e la gestione delle inondazioni
Al centro del parco – che stando al sito dei National Park singaporiani è ispirato al Bosco dei Cento Acri di Winnie-the-Pooh – c’è il grande Alkaff Lake, un bacino di 1,8 ettari che funge anche da infrastruttura di drenaggio multifunzionale: il lago cattura infatti più del 90% delle acque piovane del sito attraverso zone umide terrazzate, depressioni, paludi, torrenti e un bacino di ritenzione, aumentando la capacità di drenaggio della tenuta. Come risultato, il lago contiene fino a 40mila metri cubi di acque piovane, una risorsa preziosa in un’area che tende ad allagarsi nella stagione umida, da cui l’acqua viene poi rimessa in circolo.
Giulia Giaume
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