“Accessi abusivi per spiare la compagna del collega accusato di stalking”: a Granada uno scandalo travolge la polizia
- Postato il 14 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Denunciato per violenze domestiche, arrestato dieci volte per aver violato l’ordine restrittivo, ma ancora operativo in divisa. A Granada, nel sud della Spagna, un viceispettore della Polizia municipale è al centro di uno scandalo che mette sotto accusa l’intero sistema di protezione delle vittime di violenza. Sei suoi colleghi, infatti, sono sospettati di aver usato banche dati riservate per monitorare illecitamente la sua ex compagna. La donna, una psicologa madre di due figlie adolescenti, lo aveva denunciato nel luglio 2023. Da allora il poliziotto è stato imputato in dieci procedimenti penali per maltrattamenti fisici e psicologici, violenza domestica, stalking e violazione di domicilio. La Procura ha chiesto per lui quasi sette anni di carcere; la parte civile oltre dieci. Nonostante questo, continua a prestare servizio.
Il caso però ha preso una piega ancora più grave quando la Guardia Civil ha scoperto 48 accessi sospetti al sistema informatico VioGén, la banca dati del ministero dell’Interno che raccoglie profili dettagliati delle vittime di violenza di genere. Gli accessi sono stati effettuati tra luglio 2023 e settembre 2024 da sei agenti del gruppo specializzato nella tutela di donne e minori (chiamato Grumume), tutti colleghi dell’indagato: solo uno di loro era formalmente autorizzato. Secondo la Procura, quindi le informazioni raccolte — abitudini, indirizzi, percorsi quotidiani, contatti — servivano a spiare la vittima, classificata dal sistema come “ad alto rischio”. I sei agenti sono ora indagati per violazione e rivelazione di segreti d’ufficio.
Dai tracciamenti del sistema Cometa, che monitora tramite gps il rispetto delle misure cautelari, è emerso che il poliziotto presunto stalker ha ripetutamente violato il perimetro di esclusione impostogli dal tribunale: in alcuni casi, il segnale satellitare del suo cellulare è risultato spento o inattivo per ore, rendendolo irrintracciabile. Le denunce della donna parlano di una persecuzione continua: secondo quanto da lei riferito, l’ex compagno le rivolgeva frasi quali “Ti stacco la testa, ti do un pugno”, ”Sei una puttana” o “Sono capace di uccidere”. Le minacce sono state confermate in sede giudiziaria da alcuni testimoni. Le indagini hanno poi svelato un inquietante sistema di sorveglianza illegale elaborato dall’uomo: un localizzatore gps installato sull’auto della vittima, dispositivi elettronici manomessi, accessi abusivi all’abitazione. Più volte, rientrando in casa, la donna ha raccontato di aver trovato segnali sinistri come quadri spostati, orologi alterati o la luce staccata, convincendosi così a cambiare la serratura.
Le misure disposte dal giudice — l’aumento della distanza di sicurezza da duecento a cinquecento metri, la sospensione delle visite alle figlie, l’obbligo di un mantenimento mensile — non hanno fermato le violazioni: malgrado dieci arresti per violazione dell’ordine restrittivo, l’uomo non è mai finito in carcere. Tre richieste di custodia cautelare avanzate dagli avvocati della vittima sono state respinte. Oggi la donna vive sotto protezione. Lui continua a indossare la divisa. Nel frattempo il viceispettore è stato coinvolto anche in un’altra inchiesta, legata a irregolarità nei concorsi pubblici per l’ingresso nella Polizia locale: secondo gli investigatori, ha usato pressioni e scambi di favori per ottenere credenziali d’accesso a VioGén da altri colleghi. Una controversa autorizzazione interna, firmata dall’ex comandante della polizia municipale (poi dimessosi per corruzione), sarebbe servita a giustificare a posteriori alcuni accessi. Per la difesa della donna, si tratta di una copertura costruita ad hoc.
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