Accordo Ue-Usa, Caracciolo a La7: “Von der Leyen non capisce nemmeno quello che dice”. Frecciata a Meloni

  • Postato il 28 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Da una parte tu hai il presidente Trump, che è il presidente eletto del numero uno, e dall’altra parte c’è la signora von der Leyen che chiaramente non capisce nemmeno quello che sta dicendo e che soprattutto non rappresenta assolutamente i 27 paesi“. Così Lucio Caracciolo, direttore di Limes, apre il suo intervento a Coffee Break, su La7, tracciando un giudizio tranchant sull’accordo raggiunto tra Stati Uniti e Unione Europea.

Caracciolo sottolinea il divario abissale tra le due figure al tavolo: Trump è un leader con piena legittimazione popolare e potere esecutivo; Ursula von der Leyen, al contrario, è espressione di un mandato delegato, che non rispecchia direttamente la volontà dei cittadini europei né quella dei singoli governi. La firma dell’accordo, secondo Caracciolo, avviene dunque in un contesto privo di autentica reciprocità.

L’accordo? È stato finora, almeno nei confronti degli europei, un negoziato di Trump con se stesso“, prosegue il giornalista. La controparte, a suo giudizio, semplicemente non c’è. Non solo per debolezza istituzionale, ma anche per una mancanza sostanziale di trasparenza e coinvolgimento. Ne è emblema il silenzio del governo italiano: “I non commenti della signora Meloni sono abbastanza evocativi di questa realtà“.

Caracciolo definisce “abbastanza irreale” l’idea che un accordo così rilevante venga gestito da una figura “piena di buona volontà” ma priva di un mandato consapevole e condiviso. “Tu sei rappresentata da una signora che è abilitata a negoziare un accordo con Trump di cui tu, che la deleghi, non sai i contenuti”, afferma il direttore di Limes, riferendosi sarcasticamente alle dichiarazioni ufficiali di Giorgia Meloni (“Bisogna andare nei dettagli”).

Il discorso si sposta poi sul Medio Oriente e sulla proposta di riconoscimento dello Stato di Palestina. Caracciolo la considera un’operazione vuota dal punto di vista politico: “Vorrebbe avere una valenza simbolica, ma secondo me non si va da nessuna parte così“.
Lo Stato di Palestina, osserva, non esiste nella realtà, né sul piano istituzionale né su quello della coesione interna: “Presupporrebbe che esistesse un popolo palestinese d’accordo con se stesso, che è la prima condizione. In secondo luogo, che scomparisse Israele, perché Israele non accetterebbe mai di avere uno Stato sovrano accanto, su un territorio che considera proprio”.

Al posto delle dichiarazioni simboliche, Caracciolo suggerisce un approccio pragmatico e umano: “Più che pensare a cose che non esistono e a riconoscerle, dovremmo pensare ai palestinesi che esistono e che stanno morendo, e fare qualcosa per salvarli, cosa che secondo me è perfettamente possibile”.
Infine, liquida fermamente lo slogan “Due popoli, due Stati”: “Sono 25-30 anni che raccontiamo questa favola per salvarci l’anima, ma così non salviamo l’anima e soprattutto non salviamo i palestinesi”.

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