Alberto Stasi: “Un ragazzino mi ha chiesto selfie dicendo: ‘Bella zio, lo sapevo che non c’entravi niente’. L’aperitivo con gli amici? Meglio evitare”

  • Postato il 29 aprile 2025
  • Crime
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Alberto Stasi ha passato il suo primo giorno in regime di semilibertà… ad evitare i selfie! Il 41enne condannato a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto del 2007, da quando la Cassazione nel 2015 ha ribaltato i due precedenti gradi di giudizio che l’avevano ritenuto innocente, si trova nel carcere di Bollate. Lì Stasi ha da diverso tempo iniziato lavorare. E dopo dieci anni si trova a potere usufruire di un beneficio concesso dal Tribunale di Sorveglianza che rappresenta, in qualche modo, una sorta di anticamera all’affidamento in prova ai servizi sociali, quindi alla libertà definitiva. Su Repubblica sono emersi alcuni dettagli del primo giorno di semilibertà come l’invito degli amici ad un aperitivo (“Meglio evitare, non sono un tipo da movida”, ha affermato Stasi) e un altro fatto accaduto qualche giorno fa nel solito tragitto carcere lavoro quando un ragazzino lo avrebbe avvicinato dicendogli: “Bella zio, lo sapevo che non c’entravi niente. Possiamo fare un selfie?”.

Stasi ha spiegato di essere sicuro che molti giovanissimi non sappiano chi lui sia e quindi non conoscono il suo volto. Poi ha elogiato i suoi colleghi di lavoro che “sono sempre stati discreti in questi anni”. Stasi potrà ora muoversi nella provincia di Milano ma con l’obbligo di rientro in carcere durante la notte. Divieto di transito a Garlasco (“non ho interesse a tornarci”), la voglia di “fare un salto in Pinacoteca a Brera” e di “tornare a giocare a tennis”. Come ha spiegato a Fanpage, l’avvocatessa di Stasi, Giada Bocellari, l’oramai 41enne “non avrà più limiti rispetto ai percorsi” e “si potrà muovere liberamente. Bisognerà capire con quali mezzi: sicuramente con i mezzi pubblici, ma se vorrà la macchina dovrà essere autorizzata. Avrà le prescrizioni classiche, come non portare armi e non parlare con pregiudicati”.

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Il Fatto Quotidiano

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