Altra notte di sofferenza per D’Onofrio. Prosegue l’indagine sull’esplosione a Roma
- Postato il 9 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Altra notte di sofferenza per D’Onofrio. Prosegue l’indagine sull’esplosione a Roma
Ancora niente intervento per D’Onofrio: dolori e febbre non danno tregua; proseguono le indagine sull’esplosione nel distributore di benzina a Roma
ROMA – Altra notte di sofferenza per Francesco D’Onofrio, il giovane poliziotto lucano che, con il suo coraggio, ha contribuito in modo decisivo ad evitare quella che sarebbe potuta essere una strage, anche di bambini, in seguito all’esplosione nel distributore di Roma in zona Prenestino. I dolori alle braccia per le ustioni di secondo e terzo grado sono ancora molto forti, così come continua a persistere lo stato febbrile che condiziona anche l’esecuzione dell’intervento, programmato per questa mattina alle 8.
Papà Vincenzo, accanto al figlio ricoverato nel reparto di Chirurgia plastica del Policlinico Umberto I, continua ad essere molto giù di morale nel vedere Francesco che sta così male. «I dolori sono ancora molto forti nemmeno la febbre accenna a scendere, la temperatura si mantiene tra 38 e 38,5 e rappresenta anche un problema per l’intervento. Dovesse andar via, lo opereranno domani (oggi, ndr)», ci ha detto il padre con voce molto preoccupata. I consulti con il chirurgo e l’anestesista sono già avvenuti, ora si aspetta l’evolversi del quadro clinico. L’ex campione di karate di Sant’Arcangelo è uno dei 50 feriti per le deflagrazioni ed è ricoverato assieme al collega Marco Neri, altro eroe della Polizia.
Intanto proseguono le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica capitolina, che ha aperto un fascicolo per disastro e lesioni colposi al momento contro ignoti, ma i magistrati presto potrebbero iscrivere nel registro degli indagati tre persone, i cui ruoli dovranno essere chiariti. Tuttavia, come causa, si starebbe facendo sempre più strada l’eventualità che si sia trattato di un tragico errore umano. Il procuratore aggiunto Giovanni Conzo starebbe seguendo una pista ben precisa: la mancata sigillatura di una valvola durante il rifornimento di Gpl, gesto che avrebbe innescato la fuga di gas e, di conseguenza, il duplice boato. Dalle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza del deposito adiacente il distributore Eni – al vaglio la polizia scientifica – sarebbe emerso con chiarezza il momento in cui il 57enne autista del mezzo compirebbe una manovra che avrebbe portato al distacco accidentale della valvola.
Quello che i tecnici definiscono uno “strappo”, che si noterebbe dalle immagini e sarebbe all’origine della dispersione del gas, poi divampato in pochi secondi. La ricostruzione degli inquirenti si baserebbe anche sulla testimonianza dell’impiegato della stazione di servizio, uno dei feriti meno gravi, il quale avrebbe confermato la dinamica: l’arrivo della cisterna, l’avvio delle operazioni e, poco dopo, la perdita incontrollata. Sebbene le verifiche tecniche siano ancora in corso – è stata disposta una perizia per accertare eventuali negligenze nel rispetto delle norme di sicurezza – appare sempre più probabile che il fattore scatenante sia da ricondurre a un banale, ma fatale, gesto sbagliato e inconsapevole.
Rimangono però da accertare i tempi di allerta e l’efficacia dei protocolli d’emergenza, aspetti che potrebbero rivelare ulteriori responsabilità. Per fortuna, sono tornati nella norma i livelli di diossina in via dei Gordiani, dove si trova il distributore di benzina e metano. Il dato emerge dal secondo monitoraggio dell’aria diffuso da Arpa Lazio. In particolare, nell’ultimo campione analizzato è stata registra la presenza di diossine-TEQ pari a 0,1 pg/m3, rispetto al dato successivo al disastro di 1 pg/m3.
«Per quanto riguarda le diossine non esiste un riferimento normativo in aria ambiente», ha spiegato Arpa Lazio attraverso una nota.«Nel documento Air quality guidelines for Europe 2000 – si legge ancora nel comunicato dell’Agenzia regionale di protezione ambientale – l’Oms stima concentrazioni di tossicità equivalente (TEQ) di diossine e furani in ambiente urbano pari a circa 0,1 pg/m3, anche se è elevata la variabilità da zona a zona, mentre concentrazioni superiori a 0,3 pg/m3 indicano la presenza di una fonte di emissione localizzata, ovvero significano che l’incendio ha effettivamente generato diossina».
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Altra notte di sofferenza per D’Onofrio. Prosegue l’indagine sull’esplosione a Roma