Altro che complicità à la Bianciardi: Phica.eu e Mia moglie erano una vigliaccata tout court

  • Postato il 1 settembre 2025
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Il complesso di Loth, un racconto di Luciano Bianciardi del 1968, descrive la storia di un violoncellista che racconta alla psicoanalista di avere una bella moglie che ama fotografare nuda e che, via via, è giunto a riprendersi con l’autoscatto nei momenti intimi che vive con lei. Il film Il merlo maschio (1971) di Pasquale Festa Campanile (con un cameo dello stesso Bianciardi nella parte di un musicista) va oltre: ispirandosi al racconto, porta alle estreme conseguenze la parafilia (c’è ancora qualche troglodita che usa il termine ‘perversione’…): l’uomo è interpretato da Lando Buzzanca e la moglie da Laura Antonelli, quasi sempre nuda, ma non volgare, le cui foto senza veli Buzzanca mostra ai colleghi, ne concede una visione proibita a un gruppo di operai al lavoro e, infine, eccola ancora nuda, con l’archetto in mano, a suonare il violoncello coram populo.

Nel racconto, è la stessa moglie ad incoraggiare il gioco. Nel film, invece, appare più timida, ma pur sempre accondiscendente (Loth, per la cronaca, è un personaggio biblico, la cui sposa divenne una statua di sale dopo aver voltato lo sguardo verso la peccaminosa città di Sodoma).

Non so se anche quei mascalzoni che postavano foto di mogli e fidanzate ignare sul gruppo Mia moglie soffrissero del complesso di Loth, ma, certamente, quello con la compagna non era un rapporto di complicità come nel racconto di Bianciardi, sia pur nato da una frustrazione lavorativa di lui. Era una vigliaccata tout court. Mia moglie, su Facebook, esisteva da vent’anni e oggi è fortunatamente chiuso dopo il polverone scatenato da un’infermiera 35enne che si è ritrovata, a propria insaputa, alla mercé di commentatori dal linguaggio degno di un ubriaco in un bar sport di periferia.

Commentatori ignoti, naturalmente, come tutti gli anonimi internauti. Secondo il libro Tell Me What You Want di Justin Lehmiller, negli Usa sarebbe addirittura il 58% degli uomini eterosessuali ad avere fantasie legate al cosiddetto cuckolding, ovvero desiderio di offrire la moglie ad altri, in foto, ma non solo. Il che è perfettamente accettabile, anzi auspicabile, se a divertirsi sono lui e lei di comune accordo.

Roberto Alonge ha scritto un saggio letterario per l’Archivio Istituzionale Open Access dell’Università di Torino, 2025, su The Country Wife, il romanzo comico-erotico della scrittrice Rachel Cusk, selezionato nel 2000 come uno dei migliori libri per adulti dalla American Library Association. Alonge ci fornisce un’ipotesi interessante: “C’è naturalmente un fantasma di omosessualità passiva che sottostà al sogno del contemplativo”, in quanto il marito e il secondo uomo, in gergo il ’bull’ (…) “condividendo la stessa donna, in qualche modo si condividono fra loro due. Il marito si proietta nella moglie: se la moglie è posseduta dal bull, anche il marito è posseduto dall’altro uomo”.

Tornando a Facebook, anche il suo ideatore e padrone Mark Zuckerberg aveva iniziato la propria carriera miliardaria postando foto di studentesse e chiedendo ai commentatori di votarle. Racconta il suo compagno di stanza ad Harvard, Arie Hasit, che lui e Mark avevano dei libri chiamati Face Books con i nomi e le foto di tutti i compagni e le compagne e il sito invitava i visitatori a scegliere chi fosse la più “figa” o il più “figo”, e votare gli inconsapevoli universitari con un punteggio. Insomma, abitudini che vengono da lontano.

Phica.eu, invece, è un altro paio di maniche. Esisteva dal 2019 ed è il secondo sito, chiuso pure questo, che dava spazio a fotomontaggi e foto personali (sempre sfacciatamente commentate) di donne note, anche della politica, compresa la nostra presidente del consiglio. Di casi di deepfake, così si chiama questa pratica, ce ne sono stati moltissimi in tutto il mondo: clamoroso, uno per tutti, quello della popstar Taylor Swift trasformata in pornoattrice.

Da noi esistono anche siti specifici di telegiornaliste, soubrette, attrici, cantanti colte nell’atto di accavallare le gambe o mostrare inconsapevolmente gli slip e commentate e votate dai cretini di turno.

Certo non è una novità: sono anni (praticamente da quando Internet è divenuto un fenomeno di massa) che circolano offerte on line di fotomontaggi (allora si usava Photoshop, ma era necessario un minimo di perizia tecnica). Oggi, con l’intelligenza artificiale, chiunque è in grado di trasformare qualsiasi donna in una pornostar ed esistono decine e decine di generatori di AI specializzati in questo pornosettore.

In Italia, l’articolo 612 ter del codice penale punisce chi “invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate”, pena la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15mila euro, senza escludere, nei casi più gravi, la custodia cautelare già in fase di indagini preliminari.

È necessaria, però, la querela del danneggiato, e questo è un problema perché non tutte le vittime denunciano e, se lo facessero, la polizia postale sarebbe subissata dalle richieste. Infine, nessuno sa o vuole sapere (i media non ne parlano) cosa succeda sul dark web o, peggio, sul deep web.

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Il Fatto Quotidiano

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