Altro che esodo dei ricchi stranieri dalla Gran Bretagna: i dati smentiscono la narrazione contraria all’aumento delle tasse

  • Postato il 19 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Altro che fuga di massa dei ricchi stranieri dal Regno Unito per sfuggire all’aumento delle tasse. I numeri smentiscono che la stretta fiscale introdotta l’anno scorso dal governo di Keir Starmer – ma decisa durante il mandato del conservatore Rishi Sunak – abbia provocato un esodo di milionari residenti a Londra e dintorni in favore di destinazioni come Dubai o Milano. L’omologo inglese dell’Agenzia delle Entrate, analizzando i primi dati sulle comunicazioni mensili delle imprese sui redditi da lavoro e pensione, ha trovato che il numero di persone che hanno lasciato il Paese è in linea con le prime stime dell’Office for Budget Responsibility, o addirittura inferiore.

Il quadro descritto nei giorni scorsi dal Financial Times, che cita fonti a conoscenza dei dati provvisori relativi ai primi 120 giorni dell’anno fiscale, non è ancora completo visto che non comprende gli stranieri senza redditi da lavoro nel Regno Unito. Ma è sufficiente per smentire gli (interessati) resoconti catastrofici circolati negli scorsi mesi, secondo cui la riforma che ha abolito lo status di “residente non-domiciliato” – imponendo di pagare le tasse anche su redditi e plusvalenze esteri – e introdotto un sistema più severo di tassazione delle successioni avrebbe spinto un’ondata di contribuenti facoltosi a trasferirsi altrove.

L’agenzia indipendente che fornisce stime e analisi sulla finanza pubblica aveva stimato che un quarto dei non-dom titolari di trust e circa un decimo di quelli senza trust avrebbero abbandonato la residenza fiscale britannica: stime che oggi sembrano confermate. Come la previsione di un incasso di oltre 4 miliardi di sterline nel 2026-27 e quasi 6 miliardi l’anno successivo grazie alla riforma: risorse preziose per la ministra delle Finanze Rachel Reeves che dovrà mettere a punto il prossimo bilancio facendo i conti con un “buco” di almeno 20 miliardi.

Nei mesi scorsi Tax Justice Network, organizzazione che da anni analizza evasione ed elusione fiscale, aveva a sua volta smentito le ricostruzioni mediatiche sull’esodo evidenziando come fossero quasi tutte basate su rapporti prodotti da soggetti in evidente conflitto di interessi. Come Henley & Partners, che aiuta i super ricchi a procurarsi “passaporti d’oro” e fornisce consulenza ai governi che offrono cittadinanza in cambio di denaro.

Il caso è emblematico: il report Henley del 2024, rilanciato da quasi 11mila articoli su giornali, tv e siti, parlava di 16.500 milionari in fuga dal Regno Unito. Una cifra del tutto fuorviante secondo Tjn, che a giugno stimava in solo 9.500 su oltre 3 milioni i milionari che avevano effettivamente cambiato residenza (lo 0,3%). Henley & Partners ha peraltro costruito il suo rapporto non su dati sulla residenza fiscale effettiva, ma su informazioni tratte da profili social come LinkedIn. E ha adottato una definizione di “milionario” più ristretta di quella standard, includendo solo chi dispone di almeno un milione di dollari in liquidità.

I dati ufficiali e le analisi indipendenti ora convergono: l’abolizione dello status non-dom e l’aumento del prelievo sui più ricchi non hanno prodotto una precipitosa fuga di grandi patrimoni. Che sono molto meno mobili di quanto sostenuto da campagne interessate a ostacolare ogni tentativo di rendere il sistema fiscale più equo e progressivo.

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