Mediobanca, oggi l’assemblea decisiva: Nagel cerca il via libera alla mossa difensiva su Banca Generali mentre Mps avanza

  • Postato il 21 agosto 2025
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Si apre alle 10 l’attesa assemblea dei soci di Mediobanca, chiamata a decidere una partita cruciale per il futuro di Piazzetta Cuccia. Al centro c’è il piano dell’amministratore delegato Alberto Nagel, in carica dal 2008, che punta a rafforzare l’istituto come polo di wealth management attraverso l’acquisto di Banca Generali. Per farlo, il 13% di azioni Generali in possesso di Mediobanca verrebbe scambiato con il controllo della banca che fa capo al gruppo assicurativo, ambita cassaforte che custodisce centinaia di miliardi di risparmi e titoli di Stato. Una mossa difensiva con cui Nagel punta a rendere quello che ora è primo azionista di Generali meno scalabile e meno appetibile per gli azionisti che sostengono l’offerta di Montepaschi, blindandolo dall’assalto esterno.

Su cosa si esprimono i soci

L’assemblea deve esprimersi su un’autorizzazione al cda, limitato nei suoi poteri dalla cosiddetta “passivity rule”. Quella norma impedisce al consiglio di agire liberamente nel caso siano in corso tentativi di scalata ostile come quello di Mps: i soci devono autorizzare preventivamente ogni mossa straordinaria. Incassato tre giorni fa l’ok della Bce, Nagel chiede dunque il via libera a scambiare le azioni di Mediobanca con quelle di Banca Generali, come previsto dall’Offerta Pubblica di Scambio annunciata il 28 aprile. La strada è in salita: il fronte del no avrebbe coagulato circa il 40% del capitale e l’affluenza prevista dei soci si aggira tra il 73 e il 75%. In caso di bocciatura, la banca non subirebbe alcuno scossone immediato e l’ad proseguirebbe nella gestione ordinaria.

Mps marcia verso il controllo

Parallelamente, prosegue invece l’Ops lanciata da Montepaschi su Mediobanca, partita il 15 luglio con scadenza l’8 settembre. Il Monte è partecipato dal Tesoro e l’operazione voluta dai grandi soci – la finanziaria Delfin della famiglia Del Vecchio con il 9,8%, il gruppo Caltagirone con il 5%, BancoBpm e la sua controllata Anima – ha la benedizione del governo che punta a realizzare un terzo polo bancario in grado di competere con Intesa Sanpaolo e Unicredit. Mentre la holding lussemburghese guidata da Francesco Milleri e l’immobiliarista romano hanno come vero bersaglio la controllata Generali. Perché il Leone di Trieste ha in pancia una fetta consistente del risparmio nazionale e secondo Caltagirone e Delfin l’aggregazione con la francese Natixis, proposta dall’ad Philippe Donnet, metterebbe a rischio “la nostra sovranità finanziaria”.

Le adesioni all’offerta hanno raggiunto mercoledì il 19,42% del capitale, un aumento marginale dopo il rapido progresso dei giorni precedente. Delfin ha conferito il suo pacchetto azionario, pari al 19,8%, indicando un sostegno strategico all’offerta che va oltre le valutazioni di mercato. Se l’Ops di Montepaschi dovesse superare la soglia minima del 35%, che includerebbe anche circa il 5,5% detenuto dalle casse di previdenza, Siena acquisirebbe il controllo di fatto di Mediobanca. L’obiettivo finale dei promotori dell’offerta è arrivare al 66,6% del capitale, per consentire un’integrazione completa tra le due banche.

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