Ancelotti riparte dal buon senso: il Brasile ha già difesa e organizzazione. Il problema è la carenza di fantasia
- Postato il 6 giugno 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Guayaquil, Oceano Pacifico, Ecuador: l’avventura di Carlo Ancelotti alla guida del Brasile è cominciata lungo la linea dell’Equatore con uno 0-0 senza emozioni. Giusto così, direbbe qualcuno, il calcio non è il cinema. Ma anche scontato: Carlo, arruolato dalla Seleçao meno di due settimane fa, ha avuto a disposizione solo tre allenamenti e di questi, appena uno con la rosa al completo. Dopo la batosta (4-1) incassata con l’Argentina il 25 marzo, l’esonero di Dorival Junior tre giorni dopo e il corteggiamento sfiancante dei Pentacampeones, la parola d’ordine era ripartire. Il Brasile a Guayaquil si è rimesso in piedi. Nel segno del buon senso di Carlo, ha dimostrato di aver registrato la difesa, con Marquinhos fresco di trionfo Champions in cabina di regia della retroguardia. Scrive Globo.com: “Non è stato un esordio da sogno, ma almeno abbiamo visto un Brasile organizzato”. È già qualcosa, dopo i recenti disastri. Ancelotti conferma: “Molto bene la difesa, un buon pareggio. Siamo soddisfatti e c’è fiducia in vista della prossima gara contro il Paraguay”.
Il problema sarà salire di livello e in Spagna, dove il debutto dell’ex tecnico del Real Madrid è stato seguito con attenzione, avvertono: “Carlo dovrà fare i conti con un problema di mancanza di qualità. Questa Seleçao ha limiti chiari in quella che era sempre stata la sua caratteristica: manca la fantasia”. In effetti: richiamato un suo fedelissimo come Casemiro e scelto un 4-1-4-1 come primo schema di base, è evidente che in fase di costruzione questa squadra soffre. Manca l’uomo che accende la luce. L’inventore. E anche davanti, bisogna vedere come si potrà convivere l’estro di Vinicius con le lune di Richarlison. C’è da recuperare Rodrygo, che ha avuto qualche problemino con Carlo. E c’è poi l’incognita Neymar, dopo l’infortunio e il lungo stop: può tornare a livelli da nazionale?
La serenità, il buon senso e l’esperienza sono le risorse umane alle quali dovrà affidarsi Ancelotti per portare questa Seleçao al mondiale e cercare di avere un ruolo da protagonista. La qualificazione – passano le prime sei del girone sudamericano, mentre la settima va ai playoff – non dovrebbe rappresentare un problema, con il quarto posto a due punti dalla coppia Ecuador-Paraguay, ma vivere un torneo iridato, con buone chances di vincerlo sembra, allo stato attuale, una chimera. Il Brasile, nonostante gli investimenti economici degli ultimi anni, è un gigante addormentato, che ha pagato forse più di tutti gli effetti della globalizzazione. Le turbolenze della federazione, il viavai degli allenatori e la presunzione sconfinata, figlia dei cinque titoli mondiali vinti in passato, hanno prodotto danni seri.
Anche i media non hanno agevolato il cammino del Brasile. L’esordio di Ancelotti è stato giudicato con una certa benevolenza: sarebbe stato assurdo il contrario. Questa tregua è però fragile, come tutte le tregue, ma Carlo è abituato a gestire queste situazioni. La sfida contro il Paraguay, in programma l’11 giugno alle 2.45 a San Paolo, sarà già un esame senza appello. Il Brasile può scalare posizioni. Sarebbe un bel passo in avanti, dopo i tormenti degli ultimi mesi. Un risultato negativo scatenerà invece la santabarbara: Ancelotti lo sa e tocca ferro.
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