Ansiolitici e sedativi, boom giovani

  • Postato il 23 giugno 2025
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Il Quotidiano del Sud
Ansiolitici e sedativi, boom giovani

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I dati negli studi scientifici pubblicati da Usa e Europa: Ansiolitici e sedativi, boom giovani. Uso più elevato tra le ragazze, l’accesso attraverso scorte in casa e la Rete.


Di fronte a un lento ma costante innalzamento dei casi, emerge una “crescita silenziosa” nell’uso non medico di sedativi, ipnotici e ansiolitici tra gli adolescenti e i giovani adulti. Uno studio pubblicato sulla rivista Addiction dagli studiosi della Rutgers health university evidenzia come, negli Stati Uniti, le diagnosi di disturbi da uso di questi farmaci siano triplicate tra gli adolescenti e quintuplicate nei giovani adulti dal 2001 al 2019. I casi riconosciuti di disturbi correlati all’uso ripetuto di sedativi negli under 30 risultano aumentati di 3-5 volte in meno di vent’anni.

IL CONTESTO EUROPEO E ITALIANO

A livello europeo, l’ultimo report European school survey project on alcohol and other drugs (ESPAD) segnala che l’uso non medico di farmaci soggetti a prescrizione nel corso della vita raggiunge il 14% degli studenti di 15-16 anni, con tranquillanti e sedativi al primo posto (8,5%). In Italia, pur restando lievemente sotto la media europea (6,3% per tranquillanti e sedativi), si osserva comunque un dato preoccupante, specie se si considera che uno studente su cinque dichiara facilità di reperimento. Sempre in ambito nazionale, ricerche del CNR evidenziano che circa il 10,8% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni ha assunto psicofarmaci senza prescrizione nell’ultimo anno, con un raddoppio rispetto al 2019.

Negli Stati Uniti, l’analisi di grandi dataset Medicaid ha mostrato come, tra quasi 7 milioni di giovani del 2001 e 13 milioni del 2019, la prevalenza di diagnosi di disturbi da uso di sedativi, ipnotici o ansiolitici sia passata dallo 0,01% allo 0,04% negli adolescenti e dallo 0,05% allo 0,24% nei giovani adulti. Si tratta di un fenomeno spinto sia dall’aumento della prescrizione, sia dall’accesso non medico (condividere farmaci in famiglia o tra pari), come sottolineato dagli studiosi di Rutgers Health. In Italia, analoghe indagini registrano un’impennata del 15-20% nell’uso di ansiolitici e altri psicofarmaci negli ultimi anni, alimentata anche dalla maggiore disponibilità in casa e da canali illeciti online. L’accesso avviene principalmente attraverso scorte in casa (oltre il 40% dei casi), canali online (circa il 28%) o “passaggi” tra pari.

ANSIOLITICI E SEDATIVI: I FARMACI PIÙ COMUNI TRA I GIOVANI

Tra i farmaci più frequentemente consumati figurano le benzodiazepine e i cosiddetti farmaci “Z” (ipnotici non-benzodiazepinici). In ambito sperimentale e nei questionari a studenti universitari, il clonazepam emerge come benzodiazepina comune (utilizzata dal 41% di chi assumeva questi farmaci in un campione di studenti di farmacia), seguita da diazepam (22%) e alprazolam (19%). Lo zolpidem e lo zopiclone, utilizzati come ipnotici, sono spesso preferiti per il sollievo rapido dall’insonnia, ma riscontrano anch’essi consumi non medici tra i giovani che cercano effetti sedativi o “spegnimento” emotivo.

Farmaci per attenzione/iperattività come metilfenidato (anche off-label o via canali illeciti) e sostanze per il controllo dell’umore o della perdita di peso (talvolta antidepressivi o stimolanti) si collocano in seconda fascia, con percentuali d’uso inferiore ma non trascurabile (1,7–3,4%). La frequenza d’uso non medico varia: mentre circa il 5-6% di studenti ha provato almeno una volta farmaci per dormire, l’uso frequente (più volte nell’ultimo anno) è riferito dall’1,9% dei ragazzi, con un raddoppio rispetto all’anno precedente nei report CNR. Tra chi assume abitualmente, si osserva spesso un uso protratto per mesi, incrementando il rischio di tolleranza e dipendenza.

DIFFERENZE DI GENERE E RISCHI PER LA SALUTE

Le ragazze mostrano tassi più elevati di uso, soprattutto di farmaci per dormire e per umore/diete, motivato anche da dinamiche di autocura o di controllo dell’ansia/percezione corporea, mentre i ragazzi ricorrono talvolta a farmaci per attenzione per migliorare prestazioni scolastiche. Le controindicazioni e i rischi connessi sono significativi. Benzodiazepine come clonazepam, alprazolam o diazepam possono provocare sedazione marcata, sonnolenza diurna, amnesia anterograda, riduzione dei riflessi e difficoltà cognitive; l’uso prolungato può indurre tolleranza (necessità di dosi crescenti) e dipendenza fisica e psicologica, con sintomi di astinenza all’interruzione (ansia acuta, disturbi del sonno, persino convulsioni).

Il mix con alcol o altre sostanze (oppioidi, cannabis, energy drink) potenzia gli effetti depressivi sul sistema nervoso centrale, aumentando il rischio di overdose, incidenti e comportamenti pericolosi. Gli ipnotici non benzodiazepinici (zolpidem, zopiclone) presentano rischi di amnesia, sonnambulismo e reazioni paradosse (agitazione, irritabilità, allucinazioni), nonché dipendenza e sindrome da sospensione simile alle benzodiazepine. Farmaci per attenzione/iperattività (metilfenidato, ecc.) possono causare insonnia rebound, ansia, aumento della pressione, dipendenza psicologica. Farmaci per umore o diete (antidepressivi, stimolanti) assunti senza controllo medico espongono a effetti collaterali cardiaci, psichiatrici e metabolici.

ANSIOLITICI E SEDATIVI TRA I GIOVANI: IMPATTO CLINICO E MOTIVAZIONI

Sul piano clinico, l’esposizione precoce e l’uso non medico di questi psicofarmaci può favorire l’insorgenza di disturbi da uso di sostanze, aggravare disturbi d’ansia e depressivi e introdurre un’abitudine difficile da interrompere senza supporto specialistico. Inoltre, l’uso in età adolescenziale associa frequentemente comorbilità con uso di cannabis negli adolescenti e con oppioidi nei giovani adulti, complicando diagnosi e trattamento. Le motivazioni dietro questo fenomeno sono molteplici. Il ricorso a psicofarmaci può derivare da aumentati livelli di ansia, insonnia e disagi legati a contesti sociali percepiti come stressanti. Spesso i giovani ricorrono a benzodiazepine o ipnotici per ottenere sollievo immediato da insonnia o ansia da prestazione, senza misurarsi con le possibili conseguenze a medio-lungo termine.

La facilità di accesso è aggravata dalla circolazione di consigli sui social su come ottenerli o utilizzarli. Inoltre, negli adolescenti spesso l’abuso degli psicofarmaci si associa a disturbi da uso di cannabis, nei giovani adulti a disturbi da uso di oppioidi o altre sostanze. Sul versante mentale, l’uso prolungato può peggiorare sintomi ansiosi e depressivi, generando un circolo vizioso che rende più difficile il recupero senza adeguato supporto terapeutico. Per contrastare questa tendenza, dovrebbero essere supportate politiche integrate a pratiche di prescrizione più caute e limitate nei giovani; campagne di sensibilizzazione rivolte a famiglie, scuole e operatori sanitari sui rischi dell’automedicazione; monitoraggio dei consumi non medici e interventi di prevenzione precoce; supporto psicologico alternativo e programmi di gestione dello stress che riducano la spinta verso soluzioni farmacologiche immediate.

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