Arpacal, rubati i campioni d’acqua del fiume Angitola
- Postato il 30 giugno 2025
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Il Quotidiano del Sud
Arpacal, rubati i campioni d’acqua del fiume Angitola
IL FURTO di campioni ambientali prelevati dall’Arpacal nell’area del fiume Angitola getta un’ombra sulla tutela comune del patrimonio idrico calabrese. L’increscioso episodio, avvenuto ieri ad un mezzo Arpacal nei pressi di Gizzeria, ha visto la sottrazione di un frigorifero contenente campioni d’acqua e documentazione dai mezzi dell’Agenzia, impegnati nel monitoraggio sui fiumi Angitola e Reschia e sull’invaso artificiale dell’Angitola. Si sarebbe trattato di un chiaro tentativo da parte di ignoti di ostacolare le cruciali analisi delle acque, ma l’azione non frenerà l’operato dell’Arpacal.
L’Agenzia, forte anche della determinazione e del pieno supporto del governo regionale presieduto dal Governatore Roberto Occhiuto, ha già annunciato l’immediata ripetizione delle stesse analisi, ribadendo che un atto così grave non potrà compromettere l’impegno per la salvaguardia ambientale e la salute pubblica.
Il fiume Angitola: un equilibrio precario tra natura e intervento umano
Il fiume Angitola, con il suo corso di circa 20 chilometri, nasce dal monte Pizzinni e sfocia nel Mar Tirreno, nel Golfo di Sant’Eufemia, in prossimità di Pizzo. Le sue caratteristiche sono tipiche dei corsi d’acqua calabresi: un regime torrentizio, con piene brevi e violente, che lo porta a raccogliere e trasportare notevoli quantità di materiali, sedimenti e detriti verso il mare. Questa caratteristica si manifesta in modo evidente alla foce, dove le acque del fiume, soprattutto a seguito di intense precipitazioni, rilasciano una distintiva colorazione marrone nel mare, un fenomeno ben noto agli abitanti della costa di Pizzo. Non si tratta solo di fango: le acque dell’Angitola sono ricche di fosfati e nitrati, veri e propri nutrienti che, una volta raggiunto l’ambiente marino, fungono da catalizzatori per la proliferazione di microalghe. Nelle giornate di mare calmo e con temperature elevate, questo surplus di nutrienti può portare a fioriture algali, alterando l’ecosistema costiero.
La fiumara Reschia: affluente vitale del sistema Angitola
Un ruolo cruciale nel sistema idrografico dell’Angitola è rivestito dalla fiumara Reschia. Anch’essa situata in provincia di Vibo Valentia, la Reschia nasce nel territorio di San Nicola da Crissa e scorre attraverso la parte inferiore di Monterosso Calabro, prima di confluire nel fiume Angitola. Il Reschia è un importante immissario del bacino dell’Angitola, e le sue acque contribuiscono significativamente alla salubrità del lago artificiale formato dallo sbarramento dell’Angitola.
Diga del fiume Angitola: tra necessità agricole e riserva naturale
Lungo il suo percorso, il fiume Angitola alimenta un vasto invaso artificiale, il Lago Angitola, realizzato nel 1966. Questo lago si trova strategicamente tra i comuni di Maierato e Monterosso Calabro, con un’area protetta che si estende anche ai comuni di Francavilla Angitola, Polia e Pizzo, evidenziando la sua importanza ecologica e territoriale. Quest’opera di ingegneria idraulica è stata creata principalmente per scopi irrigui, supportando l’agricoltura locale. Tuttavia, nel tempo, l’area ha assunto una valenza ecologica cruciale, divenendo un’oasi protetta dal Wwf e successivamente parte del Parco Naturale Regionale delle Serre, grazie alla sua straordinaria biodiversità. La presenza di specie arboree come pioppo nero, tifa, salice bianco, ontano nero, eucalipto e quercia da sughero, insieme a una ricca fauna, rende l’area un patrimonio naturalistico di pregio. Dunque, il Reschia, scorrendo in una zona compresa tra San Nicola da Crissa e Monterosso Calabro, si immette nel bacino dell’Angitola, contribuendo direttamente all’ecosistema del lago.
La tenacia della natura alla foce: un nuovo percorso e l’accumulo di sedimenti
Le osservazioni recenti evidenziano come la natura sia in grado di riprendersi i propri spazi, anche di fronte agli interventi umani. Nonostante la creazione di barriere artificiali nel tempo, destinate a contenere o deviare il corso del fiume alla foce, la forza erosiva dell’Angitola e la dinamicità dei processi naturali hanno dato vita a un nuovo percorso. Un monitoraggio dall’alto con immagini provenienti da droni, testimoniano la formazione spontanea di un canale che, aggirando le strutture preesistenti, consente al fiume di raggiungere nuovamente il mare, in un chiaro segno della resilienza dell’ambiente. Parallelamente, in prossimità della foce, si rileva la formazione di alcune vasche naturali. Qui, la massa d’acqua rallenta la sua corsa, favorendo il deposito di fanghiglia, canne e una concentrazione di nutrienti. Se da un lato questa “vasca” può fungere da filtro parziale per i materiali più grossolani, dall’altro lato, la persistente accumulazione di sostanze organiche e nutrienti pone interrogativi sulla sua efficacia a lungo termine e sulle potenziali implicazioni per la qualità delle acque marine circostanti, soprattutto in un contesto di monitoraggio ambientale già compromesso dal recente furto di campioni. L’episodio del furto dei campioni Arpacal, unito alle problematiche persistenti legate alla dinamica fluviale dell’Angitola e alla gestione della sua foce, sottolinea l’urgenza di un’attenzione costante e di interventi mirati per preservare un ecosistema così delicato e vitale per la Calabria. Le indagini in corso sul furto e l’impegno dichiarato dell’Arpacal nel proseguire il monitoraggio sono passi fondamentali, rafforzati dal sostegno istituzionale, che ribadisce la priorità della tutela ambientale e sanitaria del litorale.
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Arpacal, rubati i campioni d’acqua del fiume Angitola