Auto a benzina e diesel, stop dal 2035 a rischio: parte la consultazione Ue
- Postato il 10 luglio 2025
- Notizie
- Di Virgilio.it
- 1 Visualizzazioni

Non basta più un sondaggio volante o un giro di opinioni online. La Commissione Ue corre ai ripari decretando una consultazione pubblica per il prossimo 29 settembre. Quel giorno chiamerà al raduno Case automobilistiche, fornitori e consumatori sull’addio ai motori termici dal 2035. Fin dall’ufficializzazione, il bando ha gettato nello sconforto milioni di conducenti. Del resto, i prezzi salgono senza sosta, le colonnine rimangono poche ancora oggi e i tempi di ricarica peggiorano le cose.
Stigmatizzare le vecchie paure richiede forse un supporto più concreto di quello intrapreso. Da qui gli infiniti dubbi sul futuro della mobilità, che infesta le notti sia dei legislatori sia gli attori della filiera. Fin dove è lecito spingersi prima di tirare i remi in barca? Il punto di non ritorno potrebbe già essere stato toccato. Le parti hanno segnato a penna una clausola di revisione per dicembre 2026, un salvagente in caso di eventuali difficoltà. Cinque anni dopo quel piano, la soglia non decolla come promesso.
Le elettriche non prendono il comando
Nei primi mesi del 2025, sono state 701.089 le vetture elettriche vendute: il 15,4% del mercato continentale. Una quota che, seppur interessante, risulta comunque inferiore rispetto alla tabella di marcia. E poi il merito è soprattutto da attribuirsi a pochi Paesi, in primis la Norvegia, ormai monopolio delle vetture a batteria. Altrove, anche nella nostra Italia, la situazione appare meno rosea, a causa di vari fattori, tra cui gli elevati prezzi di listino.
Uno scotto da pagare facile da mettere in conto, ma gravoso in un Paese caratterizzato dalla stagnazione dei salari. Inoltre, le tempistiche di ricarica lasciano ancora a desiderare, benché nei prossimi anni arriveranno accumulatori di migliore qualità, e le colonnine di ricarica continuano a essere poche, a dispetto dei bandi annunciati. Per tirare le somme, la Commissione esorta quindi le Case automobilistiche, la filiera dei componenti, le associazioni degli utenti e i gruppi di pressione a esprimersi in materia, entro il 29 settembre. Tutto verrà raccolto in un apposito dossier, che farà da base alle future mosse politiche.
Le richieste
Di fondo, rimane lo stesso intento: accompagnare alla porta benzina e diesel. Il rischio è, però, quello di trasformare un problema concreto in uno scontro ideologico (come lamentato pure dalla premier italiana, Giorgia Meloni, che lo ha definito una “follia”), svantaggioso per ciascuna delle parti chiamate in causa. Mentre il futuro dei motori resta appeso a un filo, l’Ue ha già teso la mano, con la media delle emissioni che verrà calcolata sul triennio anziché sul singolo anno. Ora sembrano aprirsi degli ulteriori spiragli verso un ripensamento.
Il tavolo di consultazione diventa così una valvola per dare voce a numeri reali, ritardi, ostacoli di mercato. Un paracadute per chi teme lo scontro diretto con la scadenza del 2035. Gli addetti alla componentistica tradizionale chiedono respiro, le imprese puntano incentivi mirati e regole più elastiche. Il rischio di perdere competitività contro giganti asiatici e le novità arrivate dagli Stati Uniti spingono il Vecchio Continente a non fare passi troppo avventati. Dietro la parola “consultazione” si muove una correzione di rotta.