Boeri: “In Italia manca un salario minimo. La povertà è in aumento proprio fra chi lavora”
- Postato il 3 maggio 2025
- Politica
- Di Blitz
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Secondo l’economista Tito Boeri, in una intervista a La Stampa, “l’occupazione che sale e i salari che restano bassi sono due facce della stessa medaglia: se il costo del lavoro diminuisce, le imprese tendono ad assumere di più”. Tuttavia, questo equilibrio ha un prezzo sociale evidente: “La povertà è in aumento proprio fra chi lavora”. Boeri sottolinea che “in molte imprese i lavoratori vengono pagati molto meno del valore di ciò che producono”, evidenziando un sistema di relazioni industriali inefficiente.
A rendere questo quadro ancora più critico è la fragilità della contrattazione collettiva: “Contratti rinnovati con troppo ritardo, contratti pirata che riducono il potere del sindacato”. Secondo Boeri, uno strumento fondamentale potrebbe essere l’introduzione di una soglia minima retributiva: “E poi in Italia manca un salario minimo. Certamente funzionerebbe per la fascia più bassa delle retribuzioni”.
Contrattazione centralizzata e disparità territoriali
Un’altra criticità sollevata riguarda la struttura attuale della contrattazione: “Abbiamo grandi differenze di produttività fra imprese e Regioni”. Boeri osserva che “imporre a tutti lo stesso salario con l’attuale sistema centralizzato di contrattazione penalizza i lavoratori delle imprese più produttive e rischia di togliere lavoro a chi vive in aree a bassa produttività”.
Il punto centrale diventa il potere contrattuale dei lavoratori, che oggi è compromesso: “Il potere contrattuale dei lavoratori risiede nel poter dire al datore di lavoro che li paga troppo poco: ‘arrivederci, vado a lavorare per qualcun altro'”. Ma questo equilibrio salta quando “la contrattazione centralizzata permette invece alle imprese di coordinarsi nel pagare poco il lavoro”.

Rappresentanza, giovani e politica economica
Boeri insiste anche sulla necessità di riforme normative: “Da anni occorre una legge sulla rappresentanza”. Il proliferare di contratti firmati da associazioni non rappresentative ha, secondo lui, effetti dannosi: “Se i salari non si sono adeguati è per il ritardo nei rinnovi contrattuali e il crescente numero di contratti nazionali di associazioni non rappresentative, che praticano sconti salariali fino al 40%”.
Altro nodo cruciale è quello della formazione e della fuga dei cervelli: “Da decenni incentiviamo fiscalmente la formazione senza preoccuparci di vedere se poi viene fornita. Il fatto più grave è che i nostri giovani più istruiti vanno all’estero. Da noi sono pagati troppo poco”.
Infine, Boeri è critico anche verso il governo: “I referendum, fatto salvo quello sulla cittadinanza, sono quesiti contro la storia. Irrigidire le regole non può che peggiorare la situazione salariale”. E conclude con un giudizio severo: “In politica economica a questo governo darei un ‘senza voto’: non stanno facendo nulla. Temo invece l’attivismo sul fronte bancario, anche perché mi sembra ispirato esclusivamente a logiche di potere”.
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