Bolsonaro. Riunioni segrete, documenti, invasione del Congresso: i 3 punti chiave della condanna per il tentato golpe
- Postato il 12 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Il consiglio dei ministri del luglio 2022, i documenti golpisti ritrovati dalla Polícia Federal e l’invasione del Congresso. Sono questi i tre passaggi decisivi che hanno convinto quattro giudici su cinque della Corte Suprema brasiliana (STF) a infliggere all’ex Presidente Jair Bolsonaro la storica condanna a 27 anni e tre mesi di carcere per il tentato colpo di Stato messo in atto dopo aver perso le elezioni del 2022. Una spallata alle istituzioni che i giudici della prima sezione dell’STF hanno ritenuto provata oltre ogni ragionevole dubbio.
Accolte quasi tutte le richieste della Procuradoria General da Republica, la quale aveva contestato a Bolsonaro e ai sette componenti del suo gotha i reati di associazione a delinquere, abolizione violenta dello Stato democratico di diritto e colpo di Stato. Le motivazioni della sentenza verranno depositate soltanto nelle prossime settimane, ma nel corso delle dichiarazioni di voto i giudici del STF si sono soffermati sui tre passaggi chiave che hanno determinato la condanna della cupola bolsonarista.
In primis, il progetto golpista. Secondo la Corte Suprema, non è un’ipotesi investigativa, ma un preciso piano “di conquista del potere attraverso una rottura istituzionale documentata da un enorme quantità di prove”. Come lo ha definito la giudice Carmen Lucía, il cui voto ha permesso al STF di raggiungere la maggioranza per condannare l’ex presidente. Secondo le indagini della Polícia Federal, il progetto golpista sarebbe nato durante la riunione del 5 luglio 2022 tra Bolsonaro, i principali ambasciatori brasiliani e una cupola di alti militari e ministri del suo governo. Un incontro nel corso del quale l’allora Capo di Stato mise in dubbio l’affidabilità delle urne elettroniche e chiarì che “non possiamo arrivare alle elezioni, dobbiamo fare qualcosa prima”. Secondo il giudice Alexandre de Moraes, quel meeting equivale ad una “confessione” poiché “tutto ciò che è stato discusso quel giorno lo abbiamo poi ritrovato in uno dei documenti sequestrati dalla Polícia Federal”.
Il secondo snodo del processo, infatti, ha riguardato i documenti ritrovati nei cellulari degli imputati. Il 9 novembre 2022, poco più di una settimana dopo la vittoria di Lula, il segretario personale di Bolsonaro, Mario Fernandes, elaborò un documento chiamato ‘Punhal Verde Amarelo’, che dettagliava l’uccisione di Lula, del suo vice Alckmin e del giudice de Moraes. Un pezzo di carta che venne portato da Fernandes al Palácio da Alvorada, residenza ufficiale del Presidente della Repubblica. “Credere che Fernandes rimase un’ora e sei minuti con Bolsonaro, ma non gli mostrò quel documento significa ridicolizzare l’intelligenza di questo tribunale”, ha affermato de Moraes in aula.
Tre giorni più tardi (12 novembre), a casa del generale Walter Braga Netto (candidato alla vicepresidenza di Bolsonaro e condannato oggi a 26 anni di carcere), avvenne l’incontro con i kids pretos, il gruppo di fuoco composto da ex membri delle forze speciali che avrebbe dovuto “neutralizzare” il giudice de Moraes.
Di pari passo, il 19 novembre, l’ex Capo di Stato e il suo assessore agli esteri Filipe Martins si riunirono per buttare giù un decreto che potesse dare base giuridica al golpe. Una ventina di fogli che prevedevano lo svolgimento di nuove elezioni e l’arresto di de Moraes, considerato il magistrato più pericoloso della Corte Suprema. Il 7 dicembre, quel documento venne mostrato da Bolsonaro al Ministro della Difesa Paulo Sergio Nogueira e al generale Marco Freire Gomes, comandante di tutte le forze armate. Una circostanza emersa dalle parole di Mauro Cid, ex consigliere del presidente diventato poi principale collaboratore della Procura, e riscontrata dal registro dei visitatori del Palácio da Alvorada. Nel corso delle udienze, lo stesso Bolsonaro non ha potuto negare di avere presentato quel documento ai due militari, ma si è difeso dicendo di averlo fatto “rapidamente e senza molta forza”. In realtà, secondo la deposizione di Freire, era chiarissimo ciò che l’ex presidente stava proponendo: “Lo avvisai che se avesse cercato di fare qualcosa contrario alla legge, avrebbe potuto avere qualche problema legale”.
Il terzo punto è il legame con i fatti dell’8 gennaio 2023. Secondo i giudici, il mancato aiuto dell’esercito spinse la cupola bolsonarista ad un ultimo tentativo golpista. Come la Polícia Federal ha documentato, l’allora segretario della sicurezza pubblica di Brasilia Anderson Torres (condannato a 24 anni) avrebbe ricevuto numerosi rapporti dai servizi segreti che preannunciavano l’intenzione dei manifestanti di invadere il Congresso. Torres, però, non prese alcun provvedimento per impedirlo. I disordini provocati avrebbero consentito di dichiarare lo Stato d’assedio e chiedere l’intervento dell’esercito. “Non è stata una passeggiata a Disney, ma un tentativo di colpo di Stato. Chi ha invaso il Congresso indossava la maglietta di Bolsonaro ed esponeva cartelli con scritte che inneggiavano alla chiusura della Corte Suprema, all’intervento dei militari e a Bolsonaro. Seguivano la stessa narrativa creata dalla cupola golpista perché volevamo mantenere al potere Bolsonaro”, ha concluso il giudice Moraes.
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