Bruxelles su Unicredit: “I governi non hanno poteri discrezionali per fermare le fusioni”
- Postato il 9 luglio 2025
- Zonaeuro
- Di Il Fatto Quotidiano
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La Commissione europea non ha ancora preso decisioni, concluso valutazioni preliminari o mandato lettere al governo italiano sull’uso improprio nel Golden Power contro l’acquisizione di Bpm da parte di Unicredit. Tuttavia, tramite il portavoce il portavoce Olof Gill, fa sapere che se una fusione bancaria è autorizzata da Bruxelles “sul piano prudenziale e della concorrenza, non vi è alcuna base giuridica, nel mercato unico né tantomeno nell’unione bancaria, per bloccare un’operazione sulla base di una decisione discrezionale di un governo”.
Per il diritto comunitario “i Paesi possono imporre restrizioni alle libertà fondamentali, compresa quella della libera circolazione dei capitali, solo se sono proporzionate e fondate su motivi di interesse pubblico. Restrizioni basate esclusivamente su considerazioni economiche non sono giustificabili”, ha evidenziato. Il consolidamento nel settore bancario, ricorda ancora Gill, viene “valutato da due angolazioni: da una prospettiva prudenziale, quindi dalla Banca Centrale Europea o talvolta dalle autorità di vigilanza delle banche nazionali, e dalla prospettiva della concorrenza, dove possono essere imposte misure di mitigazione appropriate dalle autorità”. Ma, appunto, se arriva il “via libera” su entrambi i fronti, allora i governi non possono intralciare queste operazioni di consolidamento su base discrezionale.
La portavoce per la Concorrenza Lea Zuber, poi, conferma che Bruxelles “è ben consapevole del contesto” relativo all’offerta di Unicredit sul Banco Bpm, pertanto sta “lavorando” per appurare “il più rapidamente possibile” se il Golden Power con cui il governo Meloni ha di fatto congelato l’operazione imponendo una serie di clausole stringenti in cambio del suo via libera, è stato utilizzato in modo appropriato. Tuttavia “non ci sono scadenze specifiche” e “la valutazione è in corso”, “nessuna decisione è stata presa. Non abbiamo ancora concluso alcuna valutazione preliminare e non sono state inviate lettere. Quello che abbiamo fatto è stato inviare un paio di domande all’Italia a fine maggio: abbiamo ricevuto la risposta e stiamo esaminando la questione”.
Ai sensi dell’articolo 21 del regolamento sulle concentrazioni dell’Ue, la Commissione ha “poteri esclusivi per esaminare le concentrazioni”, ma “in circostanze eccezionali, uno Stato membro può imporre alcune condizioni o potrebbe persino porre il veto su una fusione per motivi non legati alla concorrenza”, ma “più in generale, per motivi di interesse pubblico”. Quindi, “ora stiamo analizzando se le condizioni che l’Italia ha avanzato per questa fusione sono effettivamente giustificate o meno”, e se effettivamente “ricorrono queste circostanze eccezionali”, ha concluso Zuber.
Resta il fatto che Unicredit, che è attualmente la prima banca italiana per capitalizzazione di mercato, ha incontrato ostacoli ai suoi piani di crescita sia in Italia, dove la questione del Golden Power è sul tavolo del Tar, sia in Germania, dove il governo si oppone, prima con Olaf Scholz e ora con Friedrich Merz, alla scalata di Commerzbank, malgrado l’istituto italiano sia stato in origine invitato a salire nel capitale della banca tedesca dal ministero delle Finanze del governo Scholz. Sul fronte tedesco l’ultimo scontro è di questi giorno con le esternazioni di Berlino e Francoforte in seguito alla conversione in titoli, da parte di Unicredit, delle posizioni in derivati che aveva sulla banca tedesca di cui ha raddoppiato la partecipazione diretta e i diritti di voto, passando da poco meno del 10 al 20 per cento circa.
“Prendiamo atto del passo di Unicredit. La posizione del governo non cambia e il governo respinge il metodo non amichevole e non concordato di Unicredit”, ha commentato il ministero delle Finanze a Berlino, aggiungendo che “lo Stato supporta la strategia dell’indipendenza di Commerzbank, e lo ha chiarito anche a Unicredit: non cederà la sua partecipazione (il 12%, ndr)”. Mentre Francoforte sottolinea come “anche questo passo non è stato concordato con Commerzbank” e “non ha alcun impatto sulla nostra direzione strategica (…) che punta a una crescita redditizia e alla creazione di valore”. Unicredit, che è così diventata il primo azionista della banca tedesca, ha accesso a un ulteriore 9% di Commerzbank tramite derivati, che convertirà in azioni “a tempo debito”.
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