Misure più dure contro la Russia e altre armi a Kiev: governo e Pd si spaccano (di nuovo) sulla risoluzione al Parlamento Ue
- Postato il 9 luglio 2025
- Zonaeuro
- Di Il Fatto Quotidiano
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L’invio di armi all’Ucraina è uno dei temi che, ormai, in Europa genera le divisioni più nette, anche tra alleati e compagni di partito. Non fa eccezione l’ultimo voto, in ordine di tempo, sulla fornitura di missili tedeschi Taurus a Kiev contenuta in un emendamento proposto dal gruppo dei Conservatori, lo stesso di cui fa parte Fratelli d’Italia, che con 427 voti a favore, 181 contrati e 54 astenuti ha ricevuto l’appoggio affinché fosse garantita al Paese di Volodymyr Zelensky una “fornitura immediata in quantità significative di missili Taurus”.
Nella risoluzione finale si evidenzia che la responsabilità dell’attuale guerra di aggressione ricade interamente sulla Russia e che non può esserci impunità per le violazioni dei diritti umani, i crimini di guerra e altri atti contrari al diritto internazionale commessi dalle forze e dai funzionari russi. Il testo sottolinea che per esercitare una reale pressione su Mosca l’Ue e i suoi partner devono adottare misure militari, economiche, politiche e diplomatiche ben più incisive e chiedono inoltre all’Ue di confiscare i beni statali russi congelati per sostenere l’Ucraina.
Tra le formazioni italiane, come in occasione delle precedenti votazioni su tematiche simili, si è generata una forte divisione. L’esecutivo, come al solito, si è spaccato. La Lega, da sempre contraria a un ulteriore sostegno bellico a Kiev, si è di nuovo opposta all’idea presentata dal gruppo Ecr, staccandosi dagli alleati FdI e Forza Italia che, invece, hanno come di consueto garantito il proprio appoggio. Tra le opposizioni, coerente anche la scelta di Movimento 5 Stelle e Avs che si sono schierati contro la proposta.
Come ormai consuetudine, però, a uscirne malconcio è il Partito Democratico che ancora una volta mette in evidenza la frattura tra la cosiddetta ala riformista e quella più legata alle posizioni della segretaria Elly Schlein. Dei 21 eurodeputati Dem, sono cinque quelli che non hanno seguito la linea del capodelegazione Nicola Zingaretti e hanno sostenuto la proposta. Si tratta di Pina Picierno, Elisabetta Gualmini, Giorgio Gori, Pierfrancesco Maran e Irene Tinagli.
La spaccatura nel partito resta, anche se sembra essere sempre più limitata a una specifica corrente rispetto al passato. Una divisione destinata a ripresentarsi anche giovedì, quando l’Eurocamera sarà chiamata a votare la mozione di censura a Ursula von der Leyen e sulla quale il Movimento 5 Stelle ha deciso di mettere l’accento: “Il Parlamento europeo vota ancora una volta una vergognosa risoluzione che getta benzina sul fuoco nel conflitto russo-ucraino – si legge in una nota dell’eurodeputato Danilo Della Valle – Sorprende, ma non troppo, che cinque europarlamentari del Pd, in dissenso dalla loro delegazione, abbiamo sostenuto un emendamento guerrafondaio dell’estrema destra polacca che ribadisce la richiesta di consegna immediata, in quantità significative, di sistemi d’arma, quali i missili Taurus. Ma non erano quelli che non avrebbero mai votato con i fascisti?”.
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