Buoni pasto, le novità in arrivo a settembre: tetto sulle commissioni applicate agli esercenti. Cosa cambia
- Postato il 28 agosto 2025
- Usi & Consumi
- Di Il Fatto Quotidiano
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A partire dal 1° settembre 2025 sono previste alcune novità per i buoni pasto. Non per i lavoratori che li utilizzano, per i quali non cambierà assolutamente nulla. A essere interessati sono gli esercenti che li accettano: dal prossimo mese entrerà in vigore il tetto massimo del 5% delle commissioni che le società emittenti applicano. Significa che il valore per il lavoratore resterà immutato, ma i costi per incassare i buoni sostenuti dai vari esercenti non potranno superare l’aliquota massima stabilita dalla legge. Resta da vedere come reagiranno le aziende che emettono i ticket.
Buoni pasto, cosa cambia da settembre
Il cambio di passo avverrà il 1° settembre 2025: a partire da lunedì entra in vigore il limite massimo del 5% delle commissioni che vengono applicate sui buoni pasto. A prevedere la novità è una norma inserita nell’articolo 36 del Ddl Concorrenza, approvato nel dicembre 2024.
Ai fini pratici è stata estesa al settore privato una regola che era prevista, fin dal 2023, per i dipendenti del settore pubblico. La novità ha un obiettivo ben preciso: ridurre i costi di gestione dei buoni pasto che sono a carico di bar, ristoranti e supermercati, ritenuti troppo alti. Molti esercenti, infatti, hanno deciso di non accettare i ticket proprio a causa delle commissioni che devono versare alle aziende che li emettono e che, in certi casi, sono arrivate a sfiorare il 20% del valore. Il che rende l’operazione non conveniente da un punto di vista strettamente economico.
Cosa bisogna aspettarsi dal prossimo mese
Il cambiamento non avverrà nell’immediato, ma verrà introdotto gradualmente. Le condizioni attuali resteranno valide fino al 31 dicembre per i contratti già sottoscritti tra gli esercenti e le società che emettono i ticket. Tutti i nuovi accordi che verranno sottoscritti a partire dal 1° settembre dovranno rispettare il tetto del 5%: le clausole contrattuali, che non dovessero rispettare la nuova disposizione, saranno sostituite automaticamente.
Mettere un tetto massimo alle commissioni, almeno sulla carta, dovrebbe servire a riequilibrare il mercato, e, soprattutto, a rendere più remunerativi i ticket per i ristoranti e i bar, andando ad erodere i guadagni delle società che li emettono. In Italia se ne contano tre: Edenred, Sodexo e Day. In altre parole, il legislatore cerca di tutelare il welfare aziendale, del quale i ticket fanno parte a pieno titolo.
Quanti lavoratori utilizzano i ticket
La novità avrà un impatto indubbiamente non trascurabile sull’intera filiera dei ticket. Stando ai dati che sono stati diffusi da Anseb (Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto), il settore coinvolgerebbe almeno 3,5 milioni di lavoratori, che lavorano trasversalmente sia nel pubblico che nel privato. Ad accettarli sono grosso modo 170mila esercizi convenzionati – tra i quali mense, ristoranti, bar e supermercati -, mentre le aziende che li forniscono ai propri collaboratori sono 100mila.
I buoni pasto sono uno strumento di welfare aziendale a tutti gli effetti, perché non coprono unicamente le consumazioni fuori casa, ma permettono anche di fare la spesa nei supermercati.
Risparmio da 400 milioni
Stando a quanto ha spiegato Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet Confesercenti, il tetto massimo delle commissioni al 5% è una boccata d’ossigeno per ristoranti e bar, anche perché i margini di guadagno continuano a ridursi. Stando ad alcune stime di Fiepet Confesercenti grazie a questa misura gli imprenditori potrebbero riuscire a risparmiare complessivamente fino a 400 milioni di euro l’anno.
Le critiche delle società che emettono i buoni
Chi non ha accolto con favore l’iniziativa sono le società che emettono i ticket, perché le costringe a limitare i loro guadagni. La Anseb ritiene che il tetto potrebbe determinare nuovi costi per le aziende che acquistano il servizio per i propri dipendenti: una situazione che potrebbe indurre alcune società a tagliare o a rimodulare le risorse che ha stanziato per il welfare aziendale. I buoni pasto vengono venduti alle aziende con uno sconto sul valore nominale del singolo ticket, che poi viene recuperato attraverso le commissioni: nel momento in cui queste ultime calano, gli emettitori dei buoni potrebbero reagire riducendo questo sconto. Il che farebbe aumentare i costi per le aziende.
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