Rientro dei cervelli 2025: nuove regole e requisiti per la detassazione fino al 60%

  • Postato il 25 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Detassazione del 50%, che sale al 60% quando sono presenti dei figli minori, sul reddito imponibile per cinque anni. È l’agevolazione prevista per il “rientro dei cervelli“. I lavoratori impatriati, dopo essere stati residenti fiscalmente all’estero per almeno 3 anni, possono accedere ad un regime fiscale di favore nel caso in cui siano in possesso di una serie di requisiti di qualificazione. A prevederlo è l’articolo 5 del D.Lgs. n. 209/2023, che ha modificato i precedenti incentivi.

Rientro dei cervelli, i nuovi requisiti

Le agevolazioni previste per i lavoratori impatriati si applicano ai soggetti che trasferiscono la residenza fiscale in Italia dopo essere stati residenti all’estero per almeno tre anni. Il periodo cresce a sei anni nel caso in cui il lavoratore, in precedenza, abbia svolto l’attività all’estero per la stessa azienda o per un’altra che appartiene allo stesso gruppo. Gli anni diventano sette nel caso in cui il lavoratore – prima di trasferirsi all’estero – abbia lavorato in Italia per la stessa azienda o per un’altra del gruppo.

Le agevolazioni per i lavoratori impatriati si applicano solo quando il destinatario si impegna a risiedere fiscalmente in Italia per almeno quattro anni. Il regime fiscale di maggior vantaggio si applica esclusivamente al rientro dei cervelli: quindi l’attività lavorativa deve essere svolta prevalentemente nel nostro Paese e i richiedenti devono essere in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione.

Ai fini pratici l’agevolazione consiste in una detassazione ai fini Irpef del 50%, che aumenta al 60% nel caso in cui siano presenti dei figli minorenni. Il reddito massimo per il quale è possibile accedere al regime previsto per i lavoratori impatriati è 600.000 euro.

Chi può beneficiare dell’agevolazione

Per rientrare nella categoria dei lavoratori impatriati è necessario essere iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero. Vi possono accedere anche i soggetti non iscritti, purché abbiano preso la residenza fiscale in un qualsiasi Stato con il quale l’Italia abbia sottoscritto una Convenzione contro le doppie imposizioni sui redditi.

Una particolarità delle agevolazioni previste per il rientro dei cervelli è il requisito dell’elevata specializzazione e qualificazione di cui deve essere in possesso il lavoratore. Vengono considerati come altamente qualificati quanti siano in possesso di un titolo di istruzione superiore rilasciato dalle autorità competenti del Paese nel quale è stato conseguito: deve attestare quale percorso di studi è stato seguito – che deve avere una durata triennale – e deve aver conseguito una qualifica professionale superiore.

Limitatamente all’esercizio delle professioni, possono beneficiare delle agevolazioni connesse al rientro dei cervelli, quanti siano in possesso dei requisiti necessari per esercitare una professione (in questo elenco rientrano, solo per fare alcuni esempi, i farmacisti, gli architetti, i veterinari, gli odontoiatri ed i medici chirurghi).

La qualifica professionale superiore può essere attestata da un’esperienza nel campo che si è sviluppata in un arco temporale di almeno cinque anni, purché il soggetto abbia svolto un’attività pertinente alla professione o al settore che viene indicato all’interno del contratto di lavoro o all’offerta vincolante.

I requisiti professionali che abbiamo visto fino a questo momento sono alternativi l’uno all’altro: è sufficiente essere in possesso di uno di essi per poter accedere alle agevolazioni previste per il rientro dei cervelli.

Lavoratori impatriati, cosa succede quando sono degli sportivi

Vengono considerati lavoratori sportivi i soggetti che ricevono un compenso per le loro attività agonistiche professionali. A seconda del tipo di rapporto di lavoro che viene sottoscritto, il reddito percepito viene considerato come reddito da lavoro dipendente o da lavoro autonomo. Nella normativa entrata in vigore dal 2023 non si fa riferimento a questa categoria di lavoratori. Ma ne possono comunque beneficiare rispettando i requisiti richiesti dalla norma.

Quella dello sportivo è considerata una professione tecnica (la classificazione è prevista dall’Istat): questo significa che nel momento in cui sia presente il requisito di qualificazione (il richiedente deve essere in possesso di una laurea), è possibile usufruire delle agevolazioni previste per i lavoratori impatriati.

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Il Fatto Quotidiano

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