Calabresi di talento: Caterina Monoriti, chirurga “ragazzina” simbolo del riscatto calabrese

  • Postato il 16 agosto 2025
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Calabresi di talento: Caterina Monoriti, chirurga “ragazzina” simbolo del riscatto calabrese

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Calabresi di talento: Caterina Monoriti, la chirurga “ragazzina” protagonista al XXXI Congresso Nazionale della Società Italiana di Microchirurgia


In un’epoca in cui i titoli di studio sembrano moltiplicarsi mentre i valori si assottigliano, esistono ancora storie capaci di restituire senso alla parola “vocazione”.
E proprio la parola vocazione sembra cucita su misura sulla storia di Caterina Monoriti, giovane dottoressa calabrese, non ci parla solo di una brillante carriera medica agli esordi ma è il racconto intenso, commovente e ispiratore di come la sofferenza possa diventare forza, e il dolore terreno fertile per coltivare un destino di cura verso gli altri.

Nata e cresciuta a Roccella Ionica, piccolo centro della Locride, Caterina si distingue oggi come una delle giovani promesse della chirurgia maxillo-facciale in Italia. A soli 26 anni, è già stata protagonista al XXXI Congresso Nazionale della Società Italiana di Microchirurgia. Qui è stata selezionata per presentare il suo abstract scientifico su un innovativo intervento ricostruttivo del terzo medio facciale. Un traguardo di assoluto ed evidente rilievo per chi, come lei, è ancora solo nella fase di specializzazione.

Ma il suo percorso è molto più che un insieme di tappe accademiche d’eccellenza. È una testimonianza viva di come la medicina non sia soltanto una scienza, ma anche e soprattutto un atto d’amore.
La storia di Caterina passa attraverso una grave malattia in famiglia con un dolore che si trasforma e diventa missione di cura. Tutto comincia anni fa, in un contesto familiare segnato da un evento traumatico. La sorella minore di Caterina si ammala gravemente: una diagnosi oncologica che piomba come un macigno sulla serenità domestica di una tranquilla famigliola del Sud.
La malattia impone mesi lunghi e logoranti nei reparti ospedalieri, tra flebo, silenzi, timori, e speranze appese a una diagnosi, a un referto, a un gesto di un medico, ad una parola, a piccoli incoraggianti segnali.

Per Caterina, allora adolescente, quell’esperienza diventa spartiacque di vita.
La sua sorellina è gravemente malata. La sua famiglia è sempre in bilico tra la disperazione e la speranza. Lei non vive la spensieratezza tipica degli adolescenti ma Caterina si rifiuta di rifugiarsi nella rabbia o nella fuga.
Al contrario, resta. Osserva, impara, si prende cura.
Accanto alla madre, diventa una presenza costante per la sorella malata.
Le corsie d’ospedale non la spaventano: la incuriosiscono. Gli occhi pieni di compassione dei medici che non solo curano ma si prendono carico dell’anima dei pazienti, diventano per lei il primo esempio di ciò che vorrà essere da grande.

«Voglio fare quello che stanno facendo loro», disse un giorno a scuola. Nessuno pensava che quelle parole si sarebbero trasformate in una promessa così potente. Una promessa che è diventata impegno costante quotidiano, giorno dopo giorno e devozione alla medicina, a quella medicina che è riuscita a far sopravvivere la sua sorellina.
Studi eccellenti, passione costante. Dopo la maturità, Caterina si trasferisce a Roma e si iscrive alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, una delle più prestigiose del Paese.

Si laurea con il massimo dei voti, svolgendo il tirocinio presso il Policlinico Gemelli, un centro d’eccellenza che la forma anche dal punto di vista umano.
Fin dal primo anno, si distingue per dedizione, capacità analitica, empatia verso i pazienti e senso del dovere.
Ma non basta. Perché Caterina non ha mai voluto solo essere una brava studentessa: vuole diventare un medico che fa la differenza.
Oggi è specializzanda in Chirurgia Maxillo-Facciale presso un ospedale d’avanguardia in Lombardia, dove partecipa attivamente a interventi complessi, studi clinici, ed anche a progetti di ricerca internazionale. Una disciplina difficile, al confine tra chirurgia plastica, oncologia e ricostruttiva, che richiede competenze elevate, sensibilità estetica e tanto, tanto rigore tecnico.
Il riconoscimento al Congresso Nazionale. La svolta più recente arriva con la selezione del suo abstract scientifico al Congresso Nazionale della Società Italiana di Microchirurgia.

Il titolo del lavoro, “Ricostruzione ibrida del terzo medio facciale con lembo” , racchiude un approccio multidisciplinare e innovativo alle ricostruzioni facciali, fondamentale per pazienti oncologici, traumatizzati o con gravi malformazioni.
«È stato un grande onore e un’emozione difficile da descrivere. Non ho mai cercato la visibilità, ma sapere che il mio contributo è stato riconosciuto in un contesto così autorevole mi dà fiducia e stimolo a fare ancora meglio», ci racconta Caterina.
La notizia è arrivata anche nella sua terra d’origine, dove in tanti, familiari, ex docenti, amici , hanno salutato il suo successo come un orgoglio collettivo di tutta una comunità.
Perché in Caterina, molti vedono un simbolo di riscatto, una Calabria che sa esprimere eccellenza, determinazione e bellezza interiore.
Giovani, etica e futuro: una medicina che cura davvero.

In un periodo storico in cui la professione medica è spesso travolta da carichi burocratici, burnout e sfiducia, e dove in terre complicate come in Calabria è guardata con sfiducia, diffidenza e timore il percorso di Caterina Monoriti rappresenta una contro-narrazione potente. Che offre speranza.
Una giovane che ha scelto la medicina non per status o convenienza, ma per un’urgenza interiore nata nel momento, probabilmente, più difficile della sua vita.
Il suo è un esempio concreto di come l’eccellenza non risieda solo nei titoli, ma nella capacità di coniugare tecnica e umanità, precisione e ascolto, innovazione e compassione (che altro non è che patire insieme, empatia una delle doti più preziose per un medico).

E mentre guarda al futuro, forse con l’idea di ritornare un giorno nella sua terra, per restituire ciò che ha ricevuto o per offrire ad altri attraverso le proprie mani quella professionalità e quella speranza che ha salvato sua sorella , Caterina continua a studiare, a operare, a imparare. Perché «Ogni paziente è una storia, non un caso clinico. E ogni intervento, per quanto piccolo, può cambiare una vita».

Un messaggio che va oltre la medicina. La storia di Caterina Monoriti è un dono raro. È un messaggio per tutti quei giovani che oggi vivono nel dubbio, nella precarietà o nell’apatia. Un messaggio per chi pensa che dalla provincia non possa nascere eccellenza, o che i boccioli non riescano a sbocciare.
Per chi crede che le ferite siano solo fonti di fragilità, e non anche di forza.
Per questo e per tanto altro Ad maiora, Caterina. La tua Calabria ti applaude.
Ed anche il nostro Paese, forse, ha bisogno di più storie come la tua.

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