Cari leader Ue, avete perso la guerra, l’autorevolezza e la dignità: ora a nome di chi parlate?
- Postato il 21 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Maurizio Contigiani
I protagonisti della seconda guerra mondiale, coloro che l’hanno vissuta in tutto il suo orrore, sono tutti definitivamente morti e il tempo non cancella solo loro ma anche gli ottant’anni di saggezza che una tragedia di tale portata aveva accompagnato il genere umano, la cui naturale propensione è comunque la guerra.
Chi oggi vive in occidente conosce quella storia attraverso libri e filmati ma non ha la minima idea di cosa significhi la parola fame, la parola distruzione, la parola terrore. La parola guerra è un qualcosa sentita o vista solo in televisione.
Sarebbe grave se l’imbecillità dei “Quattro dell’Ave Maria” (Von der Leyen, Starmer, Merz, Macron) riguardasse solo questa inconsapevolezza. La loro non è incoscienza infantile, non è nemmeno il degrado mentale portato dal benessere che potrebbe averli resi talmente idioti da pensare di poter affrontare l’insolito nemico russo con quattro carri armati e quattro bombe atomiche arrugginite. E’ ancora più grave la gestione della loro impotenza, della loro irrilevanza di fronte ad una situazione oggi che si palesa in tutta la sua drammatica evidenza.
Una seconda guerra mondiale che abbiamo perso tutti noi europei, una guerra che hanno vinto i russi e gli americani, gli unici rimasti a spartirsi, o meglio a contendersi, quel che rimaneva dell’Europa e del mondo.
La bomba atomica ci ha regalato ottant’anni di inquietante equilibrio, uno strano equilibrio in cui noi, della parte occidentale, vivevamo in un singolare limbo di inconsapevolezza dettato da un benessere foraggiato dallo Zio Sam per evitare allargamenti comunisti non proprio graditi. Ogni tanto vedevamo qualche strage incomprensibile, rapimenti e omicidi di persone favorevoli al compromesso con l’altra parte, ma noi andavamo avanti lo stesso senza capirne fino in fondo il significato, perché, nonostante tutto, sembrava andasse tutto bene.
Così bene che dopo la defaillance russa, dal muro di Berlino fino alla caduta di Eltsin e all’insediamento di Putin, abbiamo allargato la nostra meravigliosa economia europea a quasi tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia fin sotto le finestre di qualcuno che adesso ha detto basta.
La guerra che ne è scaturita la conosciamo, l’Ucraina ci ha messo il territorio e i morti mentre lo scontro per procura è sempre tra gli stessi soggetti. Questa volta, come quasi sempre, lo Zio Sam ha perso e, come sempre, si ritira lasciando i cocci dietro di sé. E’ normale che i negoziati si svolgano tra Russia e Usa, è normale constatare che gli americani abbiano avuto la peggio, è normale che gli americani oggi, non ritengano più conveniente avere la Russia come nemico, meglio collaborare con le spartizioni.
E’ normale che l’Europa, oggi, non serva più a niente. Non servono 800 miliardi di dollari per l’apparato Nato dispiegato, non serve più il silenzio su una bilancia commerciale che pende nettamente a svantaggio dell’Europa nei confronti dello Zio Sam.
Lo Zio Sam non ha più bisogno dell’Europa.
Cari VdL, Merz, Macron: a nome di chi parlate? Perché lo fate insieme a quell’altro soggetto il cui Regno Unito non fa più parte dell’Ue? Dove sono gli altri 24 Stati? Quali sono le vostre intenzioni? Volete raccogliere le briciole? Parlate di guerra perché ve lo ha ordinato Trump al quale lo avranno ordinato Blackrock, Vanguard, State Street, Goldman Sachs? La verità è che avete perso, non solo la credibilità, l’autorevolezza, soprattutto avete perso il fondamento essenziale per qualsiasi politico che, nel bene e nel male, possa definirsi uno Statista, voi avete perso la dignità.
Non siete gli eredi di nessuno, non avete niente a che fare con la storia, seppur discutibile, dei vostri Paesi, con i politici, seppur discutibili, dei vostri paesi. Mi auguro solo che non siate lo specchio dei vostri Paesi. Mi auguro che i popoli dei vostri Paesi si rivoltino come hanno fatto mille volte nel corso della loro grande storia e soprattutto nella loro grande dignità.
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