Caso Ranucci, le rivelazioni del pentito di Crotone e il possibile legame con la ‘ndrangheta
- Postato il 21 ottobre 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 2 Visualizzazioni
Il Quotidiano del Sud
Caso Ranucci, le rivelazioni del pentito di Crotone e il possibile legame con la ‘ndrangheta

Le rivelazioni del pentito di Crotone sulle minacce a Ranucci e il trasferimento di un altro pentito intervistato su intrecci mafiosi in Nordest
CROTONE – Porterebbe in qualche modo al Crotonese una delle piste sull’attentato a Sigfrido Ranucci. Una pista che trae origine da una minaccia. «È un uomo finito». L’ex reggente della cosca di Crotone Luigi Bonaventura ne aveva sentito parlare in carcere, in un’ala riservata ai pentiti, dove fu detenuto per circa cinque anni, dalla fine del 2014. Stava scontando un cumulo di pene ormai divenute definitive nell’ambito dei procedimenti innescati anche dalla sua collaborazione con la giustizia, maturata nel 2007. Bonaventura ne ha parlato nel luglio 2022 alla Procura di Roma, che oggi indaga sull’attentato al noto giornalista. Non può dire nulla di quanto ha dichiarato agli inquirenti, essendo vincolato a uno stretto riserbo. Quello che è certo è che si trattava di una delle tante minacce provenienti da ambienti di criminalità organizzata, anche di matrice ‘ndranghetistica, che portarono, già nel 2021, a un innalzamento della tutela per Ranucci.
IL PENTITO TRASFERITO
Ma le misure di protezione non sono bastate a evitare l’escalation culminata nell’esplosione di una bomba piazzata proprio davanti casa sua. Dove l’anno prima erano stati peraltro trovati proiettili. Poche ore prima dell’esplosione delle auto del conduttore di Report e di sua figlia, un collaboratore di giustizia è stato trasferito in una località segreta. Si tratta di un imprenditore con legami ad ambienti criminali che ha fornito a Report informazioni decisive sugli interessi della ‘ndrangheta nel settore eolico nel Nordest. Rivelazioni che hanno ispirato la terza puntata della nuova stagione della trasmissione Rai. Non sarebbe immediatamente da escludere che questo trasferimento possa rappresentare una pista importante per risalire a chi ha orchestrato l’attentato.
LEGGI ANCHE: ESCLUSIVO / ‘Ndrangheta, un avvocato e un broker collaborano: il Veneto colluso trema – Il Quotidiano del Sud
LA PUNTATA DI REPORT
Report si era già occupata della ‘ndrangheta nel Nordest. La puntata andata in onda nel giugno scorso attingeva ad elementi di un’inchiesta della Dda di Venezia sugli appalti all’Arena di Verona per il montaggio delle scenografie affidati per anni una rete di imprese che, con un giro di fatture gonfiate, arricchiva le cosche Grande Aracri di Cutro e Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Ma sono gli sviluppi di un’altra inchiesta, quella che portò all’operazione “Isola scaligera”, contro la cellula al Nord della cosca Arena-Nicoscia. L’esistenza del “locale” di ‘ndrangheta di Verona, riconducibile alla famiglia Giardino di Isola Capo Rizzuto, è stata riconosciuta ormai anche dalla Cassazione.
I VOTI DELLA ‘NDRANGHETA A VERONA
Il gruppo criminale stanziato nel Crotonese aveva allungato i suoi “tentacoli” fino a Verona. Commettendo reati che spaziano dall’associazione mafiosa alla truffa, al riciclaggio, all’estorsione, al traffico di droga, alla corruzione, alla turbata libertà degli incanti, al trasferimento fraudolento di beni e fatture false. Nel corso di quella trasmissione fu intervistato il pentito Domenico Mercurio, di Isola Capo Rizzuto. Il “fatturista” degli Arena, pentitosi nel 2020, rivelò, tra l’altro, di aver gestito denaro per finanziare campagne elettorali. Autoaccusandosi di essere stato collettore di interessi di ‘ndrangheta, imprese e politica.
GLI APPALTI A VERONA
Tutto questo avveniva all’epoca in cui sindaco di Verona e presidente dell’ente lirico era Flavio Tosi, la cui posizione fu archiviata nell’inchiesta. Un altro indagato che si pentì dopo il coinvolgimento nell’inchiesta fu il veneto Carlo Toffanin, detto “l’avvocato” perché il suo compito era quello di relazionarsi in maniera riservata con i colletti bianchi. Del resto, come si ricava anche dalle motivazioni della sentenza Isola Scaligera, uno degli “obiettivi” del “locale” di ‘ndrangheta di Verona era quello della «penetrazione nel mondo istituzionale politico e locale».
TOSI PEDINATO A CROTONE
Crotone rispunta, se si spulcia negli archivi. Da elementi di un’altra inchiesta, quella denominata Kyterion, contro la cosca Grande Aracri di Cutro, emerge che l’ex sindaco di Verona Tosi fu pedinato da tre pattuglie di carabinieri in borghese quando venne a Crotone per presentare la fondazione “Ricostruiamo il Paese insieme”, il 29 gennaio 2012. Da quando sbarcò all’aeroporto di Lamezia Terme all’affitto di un’auto Citroen “C4” alla sosta negli uffici della Procura della Repubblica di Catanzaro fino alla cena con politici e imprenditori crotonesi. Il magistrato che incontrò era il pm Carlo Villani. Oggi è in servizio a Roma ed è proprio lui a indagare sull’attentato a Ranucci.
Il Quotidiano del Sud.
Caso Ranucci, le rivelazioni del pentito di Crotone e il possibile legame con la ‘ndrangheta