Chat control, c’è la maggioranza qualificata per la sorveglianza di massa. Italia astenuta, M5s: “Meloni come Pilato”

  • Postato il 26 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo tre anni di negoziati falliti in senso al Consiglio europeo, Chat control è vicinissimo alla meta, grazie al “sì” del Coreper giunto la mattina del 26 novembre. Gli ambasciatori a Bruxelles dei 27 Stati europei, senza discutere il provvedimento, hanno approvato il testo firmato dalla Danimarca. Serve a contrastare la pedofilia online, ufficialmente, con il nome tecnico di Csar: Child sexual abuse regulation. Ma l’effetto collaterale sarebbe l’azzeramento della privacy online: i messaggi in chat e via mail di 450 milioni di europei sarebbero scansionati automaticamente da un algoritmo, se le piattaforme digitali vorranno. Oggi la maggioranza qualificata è stata raggiunta, nella riunione del Coreper, con il favore decisivo della Germania e l’astensione dell’Italia. La prossima tappa è il voto decisivo del Consiglio Ue l’8 e 9 dicembre. Non ci saranno discussioni, i 27 dovranno prendere o lasciare: sembra scontato il semaforo verde, per ratificare il consenso già espresso. Dopo inizierà la fase finale, con i negoziati tra le massime istituzioni del Vecchio Continente: il trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio Ue.

Cosa prevede la versione danese di Chat control

La proposta danese ha riscosso consensi grazie ad una modifica sostanziale. La scansione dei messaggi non sarà imposta alle piattaforme digitali, ma solo caldamente consigliato. Invece il regolamento proposto dalla Commissione europea – l’11 maggio 2022 – prevede controlli automatici e indiscriminati, grazie ad un varco nella “muraglia” della crittografia end to end. Traduzione: un software spierebbe i messaggi di tutti i cittadini europei, eludendo i codici a tutela della privacy, segnalando alle forze dell’ordine i casi sospetti di molestie sui minori. Da circa un decennio, le agenzie di sicurezza come Europol ed Fbi reclamano l’accesso alle comunicazioni online per contrastare la criminalità, inclusi gli abusi sui minori. Ma nel nome della sicurezza, si rischia di sacrificare la privacy.

Nel testo danese, il controllo dei messaggi è affidato alla libera scelta delle piattaforme, proprio come avviene ora: una violazione della privacy in virtù di una deroga, contenuta nel regolamento Ue n. 1232 del 2021, rinnovata ogni anno. Ma ora l’eccezione diventerebbe la norma. Facebook già scansiona i nostri messaggi a caccia di sospetti abusi e da Meta giunge il 95 per cento delle segnalazioni per le forze dell’ordine. Tuttavia, la nuova formulazione non fuga i dubbi dei difensori della privacy. Secondo l’ex europarlamentare Patrick Breyer, l’obbligo della scansione è uscito dalla finestra per rientrare dalla porta. L’articolo 4 del nuovo testo, infatti, impone alla piattaforme di adottare “tutte le misure appropriate di mitigazione del rischio”. Senza stilare “un elenco esaustivo delle misure”, i fornitori di servizi conserverebbero “un certo grado di flessibilità per progettare e attuare” le difese digitali a tutela dei minori. Una concreta possibilità è l’obbligo della verifica dell’età: se passasse Chat control, con buona probabilità bisognerà inviare i documenti alle piattaforme, prima di aprire un profilo in chat, un account di posta elettronica o acquistare spazio di archiviazione sul cloud. Da febbraio, sarà così per visitare i siti porno. In pratica, la morte dell’anonimato online. Di sicuro, la scansione automatica e obbligatoria di tutti i messaggi non è accantonata, ma solo rinviata. La possibilità di imporla sarà riesaminata in futuro dalla Commissione Ue, stando al compromesso danese. Bisognerà attendere stagioni migliori, i tempi non sono maturi.

Le piattaforme contro Chat control, Proton: “….”

Proton è tra le piattaforme ostili a Chat control. “In questo tipo di legislazione, il diavolo si nasconde solitamente nei dettagli – dice al Fatto.it il Ceo e fondatore Andy Yen – Restiamo estremamente vigili e contribuiremo attivamente ai prossimi negoziati di trilogo per garantire i miglioramenti necessari, affinché siano rispettate la protezione della privacy e la sicurezza delle comunicazioni”. Anche Signal e Meta hanno espresso forti critiche verso chat control, per i rischi sulla privacy ma anche per la sicurezza informatica. Aprire un varco nella crittografia end to end sarebbe utile non solo alle forze dell’ordine, ma anche ai delinquenti digitali.

L’Italia e la difficile minoranza di blocco, M5s: “Governo Meloni? Astensione pilatesca. Fermare la sorveglianza di massa”

Al Coreper l’Italia si è astenuta su chat control: in passato ha sempre espresso posizioni dubbiose, mai apertamente sfavorevoli. Non è chiaro quali Paesi abbiano espresso voto contrario, nell’assise degli ambasciatori del 26 novembre. Cechia, Polonia, Paesi Bassi e Slovacchia avrebbero espresso riserve su Chat control. Ma non basta per formare una minoranza di blocco: l’unico modo per fermare il provvedimento è il no di almeno 4 Paesi con il 35 per cento della popolazione europea. Il poker di Paesi con riserva, sommando gli abitanti dell’Italia, si ferma poco sotto l’asticella del 30 per cento. Dunque l’ago della bilancia è nelle mani della Germania e il voto contrario dell’Italia non cambierebbe il risultato. Il governo Meloni lascia trapelare alle agenzie le sue perplessità: condivide la lotta agli abusi sessuali online, ma non accetta forme di controllo massivo di chat e dati personali. Ma allora, perché astenersi al voto su chat control? Una mossa “pilatesca” secondo l’europarlamentare del Movimento 5 stelle Gaetano Pedullà. “Con la scusa della tutela dei minori, i governi vogliono assicurarsi uno strumento potente di sorveglianza e controllo dei cittadini”, rincara il pentastellato. Il 19 novembre a Montecitorio, il deputato del Movimento Marco Pellegrini ha chiesto alla premier di esporre in Parlamento la posizione del governo su Chat control. Per ora, palazzo Chigi tace.

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