Chi è Amanda Anisimova, la finalista agli Us Open 2025 in Top 5 che ha conosciuto il lutto, la depressione e il burnout
- Postato il 5 settembre 2025
- Di Virgilio.it
- 6 Visualizzazioni

Forse quel che è riuscita a realizzare contro Naomi Osaka, che è tornata ai suoi livelli e questa semifinale lo dimostra, chiude il cerchio. Proprio l’ex numero 1 del ranking WTA era stata la prima tennista, all’apice della carriera, a esprimere pubblicamente la propria difficoltà a rispecchiarsi nel sistema, nel vortice del tour e delle pressioni decidendo di mettere un punto. Come ha fatto Amanda Anisimova, statunitense anche lei ma di origine russa, che ha espresso con l’emozione lo stupore, la tensione accumulata e vissuta in questo US Open dopo quanto riuscito a Wimbledon.
Ora si è guadagnata la finale contro Aryna Sabalenka e ha dimostrato di essere rientrata più consapevole, matura dopo aver incominciato a prendersi cura di sé, ad aver incominciato un percorso di guarigione dopo il lutto devastante che la aveva colpito e che ha condizionato la sua vita ancor prima che il suo tennis.
- Amanda Anisimova finalista agli Us Open e nella Top 5
- Figlia di migranti negli Stati Uniti
- La morte prematura del padre
- Il dolore e lo stop per recuperare
- La sorella Maria e la famiglia
Amanda Anisimova finalista agli Us Open e nella Top 5
Finale contro Sabalenka, la tigre bielorussa, e un importante risultato che la classifica virtuale aggiornata in tempo reale ci suggerisce, comunque vada. Anisimova così entra di prepotenza al 4° posto del ranking e scavalca anche Mirra Andreeva, portandosi dietro a Aryna, Swiatek e Gauff.
Un risultato che verrà fissato dalla prossima classifica ufficiale pubblicata lunedì dalla WTA, come di consueto.
Figlia di migranti negli Stati Uniti
Amanda Anisimova è portatrice sana di quella storia di migrazione comune a un numero immane di russi che, tra gli anni Ottanta e Novanta, sono riusciti a intraprendere un’esistenza diversa negli Stati Uniti: i suoi genitori, Konstantin e Olga Anisimov, nel 1998 si trasferirono negli Stati Uniti dalla Russia con la loro figlia di allora 10 anni, Maria Egee, sorella maggiore di Amanda, per darle maggiori opportunità.
La futura finalista di Wimbledon e Us Open, è nata negli States tre anni dopo l’arrivo della sua famiglia in New Jersey prima tappa della loro nuova vita, in cui futuro, tennis e riscatto si sono intrecciati fino a qui. Fino alla vittoria tra le lacrime in semifinale contro Osaka, un match dalla prorompente valenza simbolica rispetto anche alla finale giocata a Londra contro Iga Swiatek.
Anisimova a Wimbledon 2025, emozionata
Suo padre, mentore e guida, fu il primo a intuire il potenziale della secondogenita pur seguendo anche Maria: nel 2001 si trasferirono per questa ragione in Florida per sostenere le crescenti ambizioni tennistiche della prima figlia.
“La pressione è sicuramente grande, e aumenta soprattutto quando i risultati sono inaspettatamente buoni”, si legge in un virgolettato di Konstantin al New York Times, risalente al maggio 2017 quando Amanda era già una stella del tennis della sua generazione.
“Perché allora è molto difficile rimanere sulla buona strada, essere realistici e non farsi illusioni. Ho visto molti genitori che si sono subito lasciati illusioni, e queste storie finiscono in modo molto negativo. Non ci si può allenare troppo. Non si può esagerare”.
Mentre Maria ha poi abbandonato il tennis, Amanda è cresciuta con la racchetta (presa in mano a soli 2 anni) e ha confermato nel tempo l’intuizione del padre diventato anche il suo coach, accompagnandola nel percorso che l’ha resa pro quando aveva appena 15 ani a dimostrazione del talento precoce della secondogenita.
La morte prematura del padre
Quando Amanda ha 17 anni ed è già in forte ascesa, si consuma la perdita che ha segnato la sua vita, un buco nero in cui è sprofondata e che l’ha risucchiata fino a quando con è riuscita, supportata, a intraprendere un lungo percorso per ritrovare quella qualità nella vita, nella stabilità e misurarsi di nuovo con l’impegno molto pressante del professionismo e del tennis a questi livelli.
Suo padre Konstantin, pochi giorni prima degli US Open nell’agosto 2019, ha un arresto cardiaco a 52 anni: non c’è nulla da fare, purtroppo, e muore lasciando Amanda che all’epoca aveva solo 17 anni nello sconforto. Il ritiro non era abbastanza, era necessaria una pausa per salvaguardare la sua salute mentale.
“Non appena sono tornata al tennis, è stato questo a rendermi felice”, ha dichiarato al New York Post nel gennaio 2020. “E so che è quello che mio padre vorrebbe che facessi. Questo è ciò che lo renderebbe orgoglioso”.
Konstantin aveva raccontato al New York Times nel 2017 che lui e Olga si erano trasferiti dalla loro casa di Mosca agli Stati Uniti nel 1998, nella speranza di garantire maggiori opportunità a Maria, che all’epoca aveva 10 anni. Quando vivevano a Mosca, Konstantin lavorava nel settore finanziario e bancario, mentre Olga era una contabile.
“Mia moglie aveva dei parenti che vivevano da molto tempo negli Stati Uniti”, ha detto. “Ci hanno mandato un invito a visitare questo Paese. L’abbiamo visitato, e ci è piaciuto sempre di più, e abbiamo iniziato a pensarci e a prenderlo sul serio”.
Tre anni dopo, Amanda nacque a Freehold Township, nel New Jersey, dove ha incominciato a prendere la racchetta in mano ad appena 2 anni. Olga ha dichiarato che “nessuno ha toccato” la tecnica di sua figlia fino all’età di 7 anni, il che le ha permesso di sviluppare le sue abilità.
“Se giocavo un torneo, Amanda si metteva fuori dalla recinzione del campo e imitava quello che facevo”, raccontò poi Maria nel dicembre 2019. “Aveva una piccola racchetta da bambina e i miei genitori le dissero: ‘Bene, proviamoci'”.
Anisimova in semifinale contro Osaka
Il dolore e lo stop per recuperare
A Wimbledon 2025, sembrava già che questa ricerca di serenità, equilibrio nel lungo percorso di elaborazione del suo lutto e della perdita del padre avesse reso più forte Amanda che aveva dedicato anche a suo madre parole molto sentite: “Mia madre è la persona più altruista che conosca e ha fatto di tutto per farmi arrivare a questo punto della mia vita”, ha detto. “Quindi grazie per essere qui e per aver infranto la superstizione di volare. Non è certo per questo che ho perso oggi.”
“Sono così felice di poter condividere questo momento e che tu sia qui e testimone di persona. So che non mi vedi più dal vivo, giocare, così spesso, perché fai così tanto per mia sorella e per me, e lo hai sempre fatto”.
Konstantin è stato l’allenatore principale di Amanda fino alla separazione dalla moglie. Sebbene abbia lavorato con altri allenatori e si sia allenata con grandi del tennis come Lindsay Davenport, per Amanda suo padre è stato il primo coach nonché suo riferimento. Poco prima di morire nel 2019, si era separato dalla moglie Olga ed era stato formato un nuovo team di allenatori per seguire Amanda che stava dunque attraversando un momento di forti cambiamenti.
Al New York Times, Nick Saviano, allenatore e consulente di lunga data di Amanda aveva espresso quel misto di esaltazione e rammaricio per quanto raggiunto adesso da Anisimova la quale ha conosciuto anche il burnout. “È davvero emozionante vedere tutto questo iniziare a concretizzarsi e molto triste sapere che Konstantin non potrà godersi la realizzazione dei suoi sogni”.
La sorella Maria e la famiglia
Sua sorella Maria è entrata a far parte della squadra di tennis femminile dell’Università della Pennsylvania, per poi dedicarsi agli studi in finanza: si è laureata in economia e si occupa di altro, pur conservando un grande amore per il tennis. Nel 2018, Maria è stata inserita nella lista stilata da Forbes dei 30 Under 30 più influenti della finanza. All’epoca, lavorava come direttrice presso Bank of America e in precedenza aveva ricoperto la carica di vicepresidente presso Goldman Sachs.
Amanda si è dedicata completamente al recupero e alla cura della sua salute mentale, dopo aver vissuto la perdita di suo padre e il burnout che ha conosciuto anche la stessa Osaka, la prima a rompere il silenzio sullo stato mentale e la pressione subita. Entrambe oggi sono tornate al loro tennis.
“Questa è ovviamente la cosa più difficile che abbia mai dovuto affrontare e la cosa più difficile che mi sia mai capitata, e non ne parlo con nessuno”, ha detto Amanda. “Non mi sento proprio a mio agio a parlarne. Credo che scendere in campo e colpire palline da tennis sia il modo in cui sfogo le mie emozioni, ed è lì che ho trascorso la maggior parte del tempo con mio padre”.