Cinema, zero controlli e valutazioni d’impatto: Giuli replica i metodi della sinistra peggiore
- Postato il 13 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Come segnalavo su questo blog, mercoledì scorso 7 maggio si è celebrato il “David di Donatello”, nella sua edizione n° 70, con il rituale incontro mattutino al Quirinale e con la serata trasmessa da Rai 1: al di là del narcisismo della “casta” del cinema italiano, quel che è emerso inattesa ed imprevista è stata la presa di posizione di due esponenti della comunità artistica, dissidenti assai… L’edizione 2025 del “David” ha avuto la metà dei telespettatori dell’anno scorso (1,5 milioni a fronte di 2,8), e forse quell’aggettivazione crudele che titolava il mio intervento – ovvero “rito ammuffito” – non era inappropriata. Comunque quest’anno… voci fuori dal coro, e finalmente!
In effetti, in mattinata a margine della presentazione al Presidente della Repubblica, l’attore Elio Germano ha accusato il governo di gestire il sistema culturale con logiche da “clan” (testuale), ed in serata il maestro Pupi Avati (non ascrivibile alla “sinistra”) ha spiazzato i presenti, rivolgendosi direttamente con lo sguardo verso la Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, seduta in prima fila, segnalando in modo ironico che la controversa iniziativa promozionale “Cinema Revolution” è una cosina piccina picciò e che ben altro serve per il cinema italico, lamentando come la “sontuosità” della premiazione cozzasse con la vera verità del settore cine-audiovisivo, con i produttori indipendenti che boccheggiano ed una crisi diffusa dei lavoratori… Avati ha quindi invitato Giorgia Meloni ad incontrare Elly Schein, per ragionare – in modo serio – di politica del cinema. Un elegante schiaffo alla Sottosegretaria, “domina” assoluta del settore (Forza Italia… assente!).
Sabato 10 maggio, il ministro Alessandro Giuli, in quel di Firenze, ha sostenuto che quelle di Germano fossero soltanto “ciance”. E la prevedibile reazione polemica della sinistra non si è fatta attendere, così come il sostegno della destra, che ribadisce la sua idea di sostituzione della “egemonia culturale” della sinistra con il “merito”. Inteso… “come”, però, non è ben chiaro: il governo, infatti, mette in atto nomine con logiche come sempre discrezionali e senza procedure trasparenti e comparative. Come prima, peggio di prima.
Quel che non emerge ancora nel dibattito è che la “destra culturale” ha riprodotto la patologia peggiore della “sinistra culturale”, che non è stata soltanto l’amichettismo diffuso ovvero la logica di appartenenza, bensì l’assenza di una volontà di governo del sistema con un minimo di “cassetta degli attrezzi”. Si governa in assenza di strumenti di controllo e di valutazione delle politiche pubbliche. La patologia era già bella avanzata durante i lunghi anni del Ministero della Cultura guidato dal “dem” Dario Franceschini, ed è stata allegramente riprodotta con Alessandro Giuli e con i due suoi sottosegretari, Lucia Borgonzoni (delega a cinema e audiovisivo e industrie culturali e creative) e Gianmarco Mazzi (spettacolo dal vivo, in quota Fratelli d’Italia). Meritocrazia e tecnocrazia? Zero.
Un esempio sintomatico che ho già denunciato in passato sulle pagine del quotidiano online Key4biz è rappresentato dalla “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo, ovvero la legge n. 220 del 2016, nota come “Legge Franceschini”. La Franceschini stessa prevede una “valutazione di impatto” socio-economico dell’intervento pubblico, ma questa ricerca è stata per sei anni di seguito (!) affidata sempre allo stesso consorzio, formato dall’Università Cattolica e dalla società di consulenza Ptsclas spa: uno studio che si è rivelato – anno dopo anno – innocuo, acritico, asettico. All’acqua di rose. E clandestino. Trasmesso ritualmente dal ministro della Cultura ai Presidenti di Camera e Senato, non è mai stato oggetto di pubblico dibattito con la comunità degli operatori.
È di ieri la notizia che la Direzione Cinema e Audiovisivo (guidata da oltre dieci anni da Nicola Borrelli, molto stimato dalla Sottosegretaria leghista) ha deciso di manifestare un segnale di discontinuità: quest’anno la “valutazione” (per l’anno 2024) non è stata ri-affidata a Cattolica e Ptsclas (sarebbe stata la settima volta!), ma l’incarico è stato assegnato ad un soggetto sconosciuto nell’ambito del settore, qual è il “Dipartimento Scienze Sociali ed Economiche” alias Disse dell’Università “Sapienza” di Roma, diretto da Emma Galli (che è anche Direttrice Scientifica della “Fondazione Einaudi”, di cui è Segretario Andrea Cangini, già deputato di Forza Italia passato poi ad Azione, non rieletto). Cercando la parola “cinema” nel motore di ricerca del sito web del Disse di “Sapienza”, non emerge un risultato uno. Quanto meno curioso. E ciò basti.
Il bando in questione (per un importo di 150.000 euro) ha registrato anche una qualche strana “variazione sul tema”: la versione originaria del 19 febbraio 2025 prevedeva che potessero partecipare soltanto soggetti che avessero realizzato in passato ricerche su cinema e audiovisivo e valutazioni di impatto di politiche pubbliche, mentre in itinere il dg Borrelli ha firmato un nuovo decreto il 18 marzo, che sostituiva “e” con un “oppure”, con l’obiettivo dichiarato di estendere la partecipazione dei concorrenti (negli ultimi 4 anni in effetti hanno sempre partecipato soltanto 2 candidati, dicesi due!). Risultato?! Emerge vincitore un soggetto che non può vantare competenze tecniche ed esperienze nell’ambito delle valutazioni di impatto delle politiche cinematografiche e audiovisive. Singolare scelta.
O forse scelta… sapientemente mirata?! Ancora una volta, si stimola la produzione di nebbie intense e cortine fumogene, per consentire al “Principe” di turno di continuare a governare “discrezionalmente”?! Meno il “popolo” sa, e più il “Principe” può governare con logiche “aumm aumm”, e facendo “ammuina”. Per poi scoprire “improvvisamente” che la gestione del “tax credit” è stata disastrosa… e ha prodotto uno “splafonamento” delle finanze pubbliche per centinaia di milioni di euro… che sono stati prodotti centinaia di film mai usciti in un cinematografo… che sono state privilegiate le più grosse società di produzione, per lo più in mano a multinazionali multimediali straniere?!
Ad inizio del 2024, l’allora ministro Gennaro Sangiuliano ha denunciato queste basse pratiche, ma ha affidato alla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni una “riforma” che ancora non vede la luce, e resta sotto la “spada di Damocle” di ricorsi al Tar che attendono una sentenza prevista per il 27 maggio, e di una indagine della Procura di Roma in fase di sviluppo… In assenza di strumenti adeguati di controllo e valutazione da parte della Pubblica Amministrazione, si è costretti ad attendere l’azione di illuminazione e di catarsi della Guardia di Finanza e della magistratura… Intanto, un’allegra combriccola di italici privilegiati banchetta in quel di Cannes, primo giorno del rutilante festival.
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