Clima, i media dove operano i disinformatori non dovrebbero più ricevere fondi pubblici

  • Postato il 7 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il 2 luglio, alle 8.30, Agorà, di Rai3, ha parlato di clima: mai così caldo, con morti e disastri dovuti a fenomeni sempre più estremi. Alessandro Cecchi Paone riporta le evidenze della climatologia, e i servizi che accompagnano la trasmissione concordano con le sue dichiarazioni. Interviene Fabio Dragoni, de La Verità, e ridicolizza gli allarmi: è normale che in estate faccia caldo, comunque non siamo noi i responsabili del cambiamento (prima dice che non c’è, poi dice che non ne siamo responsabili), oggi misuriamo le temperature con grande accuratezza, i dati non sono confrontabili con quelli del passato, meno accurati.

Raramente ho sentito così tante castronerie tutte assieme. È giusto che persone così abbiano spazio in televisione e che le loro opinioni possano essere opposte alle risultanze della scienza? Siamo in un paese libero, verrebbe da dire, gli spettatori dovrebbero poter distinguere. Purtroppo non è così. Gli alfabetizzati scientificamente non saranno scalfiti dalle argomentazioni di Dragoni, ma chi non sa come funziona la scienza (la maggioranza) sente “l’altra campana” e pensa: vedi? uno dice una cosa e l’altro ne dice un’altra. Non si sa più a chi credere.

Scienza e antiscienza si elidono a vicenda e vince l’antiscienza: l’astensione del giudizio è una vittoria per chi si oppone a politiche di sostenibilità. Non siamo noi i responsabili del cambiamento climatico e non ci possiamo far nulla. Sono tutte follie green. La disinformazione genera sfiducia nella scienza: un’opinione vale l’altra. Non abbiamo un’alternativa alla scienza per diminuire l’ignoranza e aumentare la conoscenza. Ci sono incertezze sul confine tra conoscenza ed ignoranza, ma diminuiscono man mano che l’ignoranza viene ridotta. Mettere in dubbio i risultati della scienza usando opinioni infondate come argomenti contrari è disonesto.

Le frottole dei disinformatori rinforzano i dubbi di chi non ha le risorse per capire la differenza tra opinioni e fatti scientificamente provati, inducendo il pubblico ad effettuare scelte contrarie ai propri interessi. Non ci sono alternative alla scienza per acquisire conoscenza e diminuire l’ignoranza. Lo voglio ripetere. Non credere alla scienza è stupido, e non conviene essere stupidi.

I giornali dove operano i disinformatori sono sostenuti da finanziamenti pubblici e compaiono stabilmente nelle rassegne stampa televisive a fianco di tribune autorevoli, risultando ad esse comparabili. I disinformatori, in nome dell’oggettività, sono sempre presenti nelle tribune dove si dibattono temi importanti. Certo, gli altri in studio li smascherano, ma spesso ottengono l’effetto opposto, facendoli sembrare vittime di censure da parte di chi non ammette “opinioni” diverse dalle proprie. La scienza non è un’opinione! Se uno dice A e l’altro dice B deve esserci “il notaio” (come c’era un tempo nei quiz) che emette il verdetto: A ha detto cose corrette, B ha raccontato frottole. E dopo tre volte che B viene sgamato, non deve più essere invitato in trasmissione, perché è un ciarlatano che rimesta nel torbido.

E lo stesso deve valere per i giornali. Non sto parlando di opinioni, sto parlando di negare risultanze scientifiche incontrovertibili in base ad opinioni prive di sostanza fattuale. Ovviamente i fondi pubblici non dovrebbero più essere erogati a favore di testate che propagano disinformazione.

La disinformazione è lo strumento principe della propaganda. Che finalità perseguono i disinformatori che negano l’emergenza climatica, contro ogni evidenza? La prima è di negare che siano i combustibili fossili a generare il riscaldamento climatico. Chi li vende ha tutto l’interesse a continuare a venderli. Tutta l’industria incentrata sul fossile, dalle auto alla produzione di energia, non vuole cambiare la propria impostazione produttiva, e se ne infischia dei costi economici che causa, tanto sono gli stati e i cittadini a pagare il conto, mica loro! Basta questo per mettere assieme una lobby del fossile con disponibilità finanziarie immense.

Per pareggiare i conti, i disinformatori inducono i pisquani a pensare che la lobby green sia altrettanto potente della lobby fossile. Come se ci fossero enormi guadagni a perseguire la sostenibilità. In effetti ci sono, la Cina lo ha capito e sta modificando rapidamente i propri sistemi produttivi: la lobby cinese potrebbe lavorare per rallentare il nostro passaggio verso la sostenibilità, in modo da acquisire l’esclusiva dei suoi prodotti: dalle auto elettriche ai pannelli fotovoltaici alle turbine eoliche. Ora mi è tutto chiaro, Preziosi è al soldo dei cinesi. Anche se credo che non lo sappia.

Le votazioni che hanno portato alla Brexit sono state viziate dalla disinformazione. Chi ne ha tratto vantaggio? Non la Gran Bretagna, e non l’Europa comunitaria, entrambe indebolite dalla scelta dissennata. Chi ne ha tratto vantaggio, allora? Prima di tutto gli Usa, anche se i principali sospetti di disinformazione sono a carico di Putin. Trump è stato bandito da Twitter e da Facebook perché pubblicava informazioni distorte. Così ha aperto il suo canale comunicativo, lo ha chiamato Truth: La Verità. I conti tornano. Se sul barattolo c’è scritto Verità e dentro ci sono frottole, gli ingenui dovrebbero essere protetti dalla pochezza delle loro risorse intellettuali.

Il reato esiste, si chiama circonvenzione di incapace e si configura quando chiunque, per ottenere un profitto personale o a vantaggio di altri, abusando delle passioni, bisogni o inesperienza di una persona minore o di una persona incapace (anche temporaneamente, e senza necessità di accertamento formale), la induce a compiere un atto dannoso per sé o per altri. Pare che Nordio lo voglia abolire, in nome della libertà di opinione. Scherzo…

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Il Fatto Quotidiano

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