Come siamo passati dal maestro Manzi a TikTok. Guida alla 'merdificazione' dei contenuti

  • Postato il 25 novembre 2025
  • Cultura
  • Di Agi.it
  • 4 Visualizzazioni
Come siamo passati dal maestro Manzi a TikTok. Guida alla 'merdificazione' dei contenuti

AGI - Si intitola 'Arretriamo nel futuro - breve guida alla merdificazione dei media (e come fermarla)' il nuovo libro di Federico Mello appena uscito per Edizioni BIT e racconta quel processo che il giornalista Cory Doctorow ha riassunto con la parola Enshittification, merdificazione, appunto.

Una parabola discendente che riguarda molte piattaforme digitali che prima hanno conquistato miliardi di utenti con strumenti utili e gratuiti e poi hanno sacrificato la qualità del servizio per privilegiare i profitti.

Nel suo libro Mello racconta la storia di una società, la nostra, profondamente provata dalla convivenza con i mass media i quali, entrati nelle nostre vite come strumento di educazione, si pensi al maestro Manzi e all’alfabetizzazione di massa, sono diventati prima un mezzo politico in grado di orientare milioni di elettori e poi uno strumento in grado di generare un intrattenimento sterile e ipnotico, molto simile a quello dei casinò, una vera e propria “addiction by design”, una dipendenza progettata”

Una volta c’era il Maestro Manzi…e oggi?

Oggi è sparita non solo l’idea di servizio pubblico - che rimane solo in poche riserve indiane della televisione e, soprattutto, della radio pubblica - ma è sparita anche l’idea che strumenti fondamentali della democrazia, come sono quelli dell’informazione e della comunicazione, abbiano delle responsabilità da adempiere, siano garanti dell’interesse pubblico e non solo, cinicamente, del profitto privato. I social sono l’apoteosi di questo approccio, e con il loro dominio, hanno costretto gran parte degli altri media a seguirli su questo terreno.

Qual è il momento spartiacque che apre il processo della merdificazione in Italia?

Sicuramente le televisioni private di Berlusconi che impongono questa logica del profitto e della pubblicità al Paese. Berlusconi, in quegli anni, è il perfetto esempio di “imprenditore” che tratta allo stesso modo gli investimenti immobiliari e quelli nella tv: per lui essere “editore” non comporta alcuna responsabilità, se non quella di guadagnare quanto più denaro possibile. A legittimare questo approccio, è nella seconda metà degli anni Ottanta l’arrivo dell’Auditel. Gli indici d’ascolto dovevano essere uno dei tanti strumenti di valutazione della tv, diventano una legge ferrea: quantità uguale qualità. Non è vero, ma questa regola si impone non solo dal punto di vista commerciale, ma anche da quello “etico”, potremmo dire.

Se dovesse indicare le tappe di questa discesa “agli inferi dello scrolling” quali sarebbero?

La comparsa del tasto “like” nel 2009 sicuramente è la prosecuzione dell’Auditel con altri mezzi. Come ricostruisco nel libro, Internet nasce come media alternativo alla tv commerciale, ma la logica cinica e spietata dei fondi di investimento, si impone fin dai primi anni Duemila. Facebook, da strumento per connettere le persone, si trasforma in una trappola succhia tempo al servizio degli inserzionisti, non degli utenti. Il like serve a questo: a profilare meglio le nostre preferenze, per farci vedere più annunci. Per fare questo impone la logica brutale e commerciale del “mi piace” a gran parte del pianeta. E’ sicuramente uno dei motori della merdificazione.

Oggi come usiamo i social? E cosa c’è di sbagliato in questo modello di fruizione?

Oggi usiamo i social in modo totalmente passivo e acritico, ricordiamo i famosi criceti che girano dentro alla ruota. Ma non è colpa nostra: i migliori ingegneri del mondo studiano (e ci studiano) da più di due decenni ormai, per alimentare questa nostra dipendenza, per farci rimanere attaccati il più a lungo possibile. Questo è un altro motore della merdificazione: una volta che ci hanno agganciato, possono peggiorare il prodotto pensando unicamente ai loro interessi. Noi siamo troppo “tossici” per staccarci e, inoltre, facciamo fatica a staccare perché lì, banalmente, stanno tutti gli altri. Si tratta di una trappola appunto, che deve essere arginata soprattutto dall’alto, da istituzioni, governi ed enti regolatori.

In che modo TikTok ha influenzato il modo che abbiamo di fruire i contenuti?

È stata una rivoluzione, che ha portato a una ulteriore involuzione. TikTok lancia il feed “per te”: non vedi più quello che pubblicano gli 'amici', ma quello che l’algoritmo sceglie per te. Può fare questo grazie a sistemi sempre più “intelligenti” che imparano da come rispondi ai video, cosa guardi, dove interrompi, e forniscono contenuti sempre più precisi e irresistibili. Badare bene, quel “per te” è rivolto però alla parte peggiore di ognuno di noi, ai nostri lati più immediati e istintivi, più basici ed emotivi. In qualche modo, torniamo tutti più primitivi davanti a questa ennesima trappola. In un circolo vizioso, poi, questo alimenta contenuti pessimi abituandoci a guardare contenuti sempre peggiori. La merdificazione è inevitabile.

Ma non esiste un antidoto? Dove possiamo trovare un barlume di speranza?

Prima di tutto nelle necessità. È chiaro a tutti ormai come questo sistema sia degradato e come influenzi negativamente la nostra vita. Individualmente possiamo “salvarci” o arginare gli aspetti più tossici, variando la nostra dieta mediatica: cinema, teatro, libri, fumetti, conferenze, perfino chiacchiere con gli amici. Bisogna rompere la bolla e cercando, almeno come forma di compensazione, di andarci noi a cercare, anche online, anche sugli stessi social, cose che ci interessano, invece che lasciare che l’algoritmo ci fornisca contenuti sempre più tossici. In secondo luogo più che la speranza io ho la certezza che in futuro le cose cambieranno: non è sostenibile questo modello, non è che giusto che una manciata di piattaforme decida per la nostra vita. Nel futuro arriveremo sicuramente a tecnologie più umane e democratiche, pensate per il bene collettivo e per il nostro avanzamento, non per il nostro arretramento. Nel mentre però, c’è bisogno, a livello pubblico e politico, perché questa alternativa si costruisca e riesca a imporsi prima che la merdificazione faccia troppi danni. Rispetto a questo sono meno ottimista: temo che dovremo passare da tragedie e traumi prima di svegliarci.

 

Continua a leggere...

Autore
Agi.it

Potrebbero anche piacerti