“Comportamento antisindacale”: condannato il call center che ha applicato il contratto al ribasso della Cisal (il sindacato che piace a Meloni)
- Postato il 17 settembre 2025
- Lavoro
- Di Il Fatto Quotidiano
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È stata condannata per comportamento anti-sindacale l’azienda di call center che a febbraio ha cambiato il contratto collettivo dei suoi lavoratori, applicando quello “al ribasso” firmato a fine 2024 dal sindacato Cisal e dall’associazione datoriale Assocontact. Si tratta della Network Contact, con sede a Molfetta (Bari). Presso il Tribunale di Trani, l’impresa ha perso una causa avviata nei mesi scorsi dalla Slc Cgil, sigla dei lavoratori delle telecomunicazioni. La Cgil parla di accordo “pirata”: l’intesa è stata contestata dai lavoratori del settore sin dal giorno della sua firma, nove mesi fa. Tuttavia, negli scorsi mesi, diverse aziende hanno disdetto il contratto firmato dai tre sindacati confederali con l’Asstel, che vale per tutto il mondo delle telecomunicazioni, non solo i call center: ora sono in corso le trattative per il rinnovo. Ma alcune imprese dimostrano di preferire il contratto sottoscritto dalla Cisal – sigla molto vicina al governo Meloni – poiché consente di risparmiare sul costo del lavoro peggiorando la condizione dei lavoratori.
La decisione del giudice Marco Sabino Loiodice è di poche pagine. In estrema sintesi, stabilisce che la Network Contact non poteva disapplicare il contratto collettivo di Cgil, Cisl e Uil senza un preventivo confronto con i sindacati. L’impresa, infatti, aveva deciso il cambio in modo unilaterale e il motivo è intuibile: i tre sindacati si sarebbero opposti in ogni modo, anche perché impegnati da mesi a contestare la firma dell’accordo Cisal-Assocontact. “Nonostante l’ampia libertà delle scelte imprenditoriali – scrive il magistrato – nel caso di iniziative che coinvolgano ampiamente i lavoratori è istituto comune l’obbligo di un accordo con le organizzazioni sindacali che li rappresentano”.
In Italia non esiste una legge che disciplina il grado di rappresentatività dei sindacati, né il governo Meloni sembra intenzionato ad approvarla, anche perché finirebbe per penalizzare i sindacati che gli sono “amici”. Tuttavia esistono dei criteri giurisprudenziali generalmente usati per misurare la rappresentanza e questi, in altre cause simili, hanno escluso che la Cisal sia “comparativamente più rappresentativa” in questo settore. In ogni caso, il Tribunale di Trani non ha affrontato questo discorso, limitandosi a stabilire che per una scelta così impattante sulla vita dei lavoratori, come il cambio di contratto, era obbligatorio un preventivo confronto con i sindacati: un passaggio ignorato dall’azienda.
La Network Contact si era difesa sostenendo che il contratto collettivo firmato da Cgil, Cisl e Uil con Asstel è da tempo scaduto. Tuttavia, gli avvocati della Slc – Carlo de Marchis e Matilde Bidetti – hanno dimostrato che quell’accordo è ancora in vigore attraverso quella che tecnicamente è chiamata “clausola di ultrattività”. Inoltre, la stessa Asstel è stata interpellata e ha confermato – come del resto è ampiamente noto – che le trattative per il rinnovo sono in corso, tant’è che il negoziato è appena ripreso dopo lo stallo degli scorsi mesi. Insomma, non c’era alcuna ragione per passare a un altro contratto.
Il contratto Cisal contiene una serie di condizioni peggiorative soprattutto per quanto riguarda i permessi e la maternità. Inoltre i sindacati contano di ottenere un rinnovo del contratto Asstel con aumenti salariali ben superiori. Ancora, l’accordo della Cisal stabilisce una paga di appena 6,50 euro all’ora per i collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co). “Possiamo dire che c’è un giudice a Berlino – ha commentato Riccardo Saccone, segretario Slc Cgil – siamo molto soddisfatti perché viene stabilita una regola di civiltà: il Tribunale dichiara inammissibile quel contratto. Spero che questo serva a tutto il settore, di cui abbiamo un contratto collettivo bloccato da due anni e mezzo. Ora ci si rimetta seduti e si trovino anche le forme moderne per regolamentare un settore che è cambiato, ma se il tema è semplicemente far pagare ai lavoratori il conto di una crisi dovuta in larga parte a scelte sbagliate delle aziende, allora ne troveremo altri di giudici, non solo a Trani”.
In una dichiarazione congiunta con il segretario generale Cgil Maurizio Landini, Saccone ha aggiunto che “ora abbiamo un argomento in più per giungere presto alla sottoscrizione del rinnovo del contratto di settore, fermo da troppi mesi, per governare le tante trasformazioni in atto, riconoscere i giusti aumenti salariali, accompagnare l’evoluzione professionale e tecnologica delle tante imprese serie che ci sono, comprese quelle di assistenza ai clienti”.
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