Comunali Rende, Ghionna: «Serve una presa di responsabilità»
- Postato il 7 maggio 2025
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Comunali Rende, Ghionna: «Serve una presa di responsabilità»
Intervista al candidato a sindaco Marco Ghionna in vista delle elezioni comunali di Rende
PROSEGUE il ciclo di interviste ai candidati a sindaco di Rende. Come detto, il criterio utilizzato è l’ordine di sorteggio delle schede elettorali. Ieri è quindi toccato a Marco Ghionna rilasciare un’intervista al Quotidiano in vista delle amministrative del 25 e del 26 maggio.
COMUNALI RENDE, MARCO GHIONNA SOSTENUTO DALLA COALIZIONE DI CENTRODESTRA
Cinquant’anni, presidente provinciale dell’Ordine degli ingegneri, fu candidato a sindaco anche nel 2004. Ghionna è sostenuto dalla coalizione di centrodestra composta da sei liste: Futuro, Rende azzurra, Fratelli d’Italia, Noi Moderati, Prima Rende e La Rende che vuoi.
Ingegnere Marco Ghionna dopo ventuno anni torna a competere per la fascia tricolore di Rende. È supportato da tutti i partiti del centrodestra e da una componente civica. Cosa l’ha spinta a scendere in campo in una fase politica così delicata per la città?
«La necessità di riportare un rapporto sano tra amministrazione comunale e cittadini e il mondo circostante. E poi mi sono trovato davanti la stessa proposta politico-amministrativa di quando avevo cinque anni. Adesso ne ho cinquanta di anni, se siamo allo stesso punto qualcosa evidentemente è andato storto. Serve una presa di responsabilità da parte della cittadinanza, è impensabile che nel 2025 si possa procedere con la stessa modalità di gestione amministrativa degli anni Ottanta».
Rende è oggi una città dolente. C’è stato uno scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose e la comunità lamenta una regressione degli standard della qualità della vita. Quale approccio dovrà avere la prossima amministrazione comunale?
«Il primo passo è riportare alla normalità l’aspetto fisico di Rende. Il decoro urbano e la vivibilità quotidiana sono effettivamente le basi su cui poggiare le fondamenta per lo sviluppo. La città è il baricentro non solo dell’area urbana ma anche un punto di riferimento della Calabria. Un approccio pragmatico, dunque, per rendere più agevole gli investimenti che producono sviluppo e ritornare a una strategia urbanistica, per le nuove aree di sviluppo, più regolamentata. Basta con la visione caotica e cementificata, questo non vuol dire che non si deve costruire ma è necessario sviluppare una città a prescindere dagli interessi compulsivi».
La città è reduce da un aspro dibattito sulla città unica culminato nel referendum consultivo dello scorso 1° dicembre che ha registrato una schiacciante affermazione del no. A promuovere la proposta di legge regionale sulla fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero sono stati i partiti del centrodestra che la sostengono. La fusione è motivo di imbarazzo per lei e la sua coalizione? Teme l’onda lunga del referendum sulle amministrative?
«No, non mi crea imbarazzo. E le spiego il perché. Il concetto di città unica non è mai stato osteggiato, nemmeno da coloro che oggi si ergono a paladini del no. Che poi ci sia stato un metodo sbagliato e non compreso, questo è fuori dubbio. C’è stato un referendum consultivo e io non sono nessuno per non prendere atto del risultato dello scorso 1° dicembre. Vogliamo amministrare una città in funzione di quelle che sono le volontà di una comunità. Alle urne c’è stata l’affermazione netta del no, questo responso sarà ovviamente rispettato. Anzi, le annuncio che qualora i cittadini decideranno di conferirci l’onore e l’onere di guidare il Municipio il nostro primo impulso sarà di interloquire con il Consiglio regionale per la modifica della legge».
Ghionna, nelle sue uscite pubbliche lei ha menzionato sistematicamente l’Università della Calabria e la Regione Calabria in rapporto a Rende. Immagino che non si tratti di una mera casualità.
«No, non può essere un caso. Le due istituzioni rappresentano parte integrante della vita del territorio. Non possiamo ragionare a compartimenti stagni. Non si può mettere una delle parti al centro e gli altri collaterali. La filiera istituzionale è il vero ingrediente per creare sviluppo, ognuno con le proprie competenze e specificità. Se non si procede in questa direzione vuol dire che non stiamo facendo politica ma siamo davanti a un palcoscenico in cui qualcuno si crede più il Marchese del Grillo che il sindaco della città. Rende deve garantire la massima collaborazione agli investimenti che sono di competenza regionale, penso ovviamente in primis al Policlinico universitario. Ma c’è anche il progetto del trasferimento del settore tecnologico sul territorio e in questo la Regione sarà sicuramente un partner che ci consentirà di avviare un’economia che guardi in particolare al terziario avanzato. Abbiamo parlato in tal senso di Silicon Valley, qualcuno ha detto che l’ha già fatta ma ha omesso di dire che quel modello è fallito».
Mancano venti giorni al voto, perché i cittadini di Rende dovrebbero scegliere di sostenere lei e la sua coalizione?
«Perché rappresentiamo un modello politico-amministrativo diverso da quelli che i rendesi hanno già conosciuto sia nel passato remoto che nel passato prossimo. Portiamo avanti un programma concreto, non basato su chiacchiere, attraverso una visione amministrativa che punta e punterà sulle competenze».
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