Comunali, Salis e Cirinnà in centro storico per i diritti: “Basta propaganda sulla pelle dei bambini”
- Postato il 13 maggio 2025
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- Di Genova24
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Genova. C’era anche l’ex senatrice del Pd Monica Cirinnà, artefice della battaglia per la legge sulle unioni civili in Italia del 2016, a sostenere Silvia Salis come candidata sindaca di Genova. Cirinnà è arrivata nel capoluogo ligure per l’evento ‘Diritti in Comune: il futuro delle persone Lgbtqia+’, cui ha partecipato anche Marilena Grassadonia, a capo dell’ufficio LGBTQIA+ del Comune di Roma e componente della segreteria nazionale di Sinistra Italiana.
“Di quello che è accaduto sino a oggi in questa città ho ovviamente un’idea negativa – ha detto Cirinnà riferendosi alla decisione del Comune di Genova, nel 2018, di togliere il patrocinio al Liguria Pride – ma oggi è un’idea di speranza perché questa città ce la riprenderemo. La comunità LGBTQIA+ sa che per esistere deve resistere, siamo tornati agli anni della Resistenza. Un capitolo che è stato scritto in un momento di comunione assoluta con la comunità del posto, non la si appiccica come un francobollo, ma si lavora tutti insieme. Anche questo è un motivo per votare Salis ed è il motivo per cui sono qui oggi e non ci sono stata in precedenza”.
“Bisogna riprendere dal basso, riprenderci le città. L’oscurantismo cerca di coprire tutto, questo è il governo di Dio, patria e famiglia, è il governo che dice ‘l’utero è tuo ma anche un po’ mio’ e quindi ti mette gli obiettori al servizio 194, mette i pro-vita nei consultori. È il governo che dice che ci sono già le unioni civili e quindi nulla si farà sui temi in tema di matrimoni egualitari – ha concluso Cirinnà – C’è bisogno di resistere e di esistere come persone e come comunità. C’è bisogno di molta attenzione per le persone T, che sono le ultime dentro il movimento. Bisogna avere coraggio per avere coraggio”.
Salis, dal canto suo, ha confermato che in caso di elezione tornerà a dare il patrocinio comunale al Pride, che quest’anno ha come tema proprio la Resistenza: “Mi auguro che che me lo chiedano – ha chiarito – perché ovviamente lo daremo, ma penso che sia neanche un tema, credo che sia grottesco quello che è successo nel 2018“.
“Ci siamo espressi chiaramente su questo – ha continuato – questa città deve tornare a parlare dei diritti, nel nostro programma ne parlo, ci sarà un ufficio dedicato (ai diritti e alla tutela della comunità LGBTQIA+, ndr) e ci sarà soprattutto la libertà di poter tornare a parlare di diritti. appunto, con una narrazione che sia giusta, obiettiva ed equilibrata per quello che deve essere una città nel 2025″.
Proprio nel tema diritti ricade l’annosa questione della trascrizione sui registri anagrafici comunali di entrambi i genitori dei bambini figli di coppie omogenitoriali. In Italia, infatti, nonostante la legge sulle unioni civili, non c’è una legge che riconosca i figli di due mamme e due papà, ed è necessario in questi casi rivolgersi a un giudice, a meno che il Comune non decida di sua sponte di trascrivere l’atto. Anche questo però è discrezionale, e soltanto alcuni sindaci hanno deciso di farlo (un esempio sono Dario Nardella, a Firenze, e Beppe Sala, a Milano) violando tra l’altro la circolare emessa nel 2023 dal ministro dell’Interno Piantedosi.
Si tratta di un documento con cui aveva sollecitato i prefetti a comunicare ai sindaci di interrompere la registrazione dei genitori non biologici nei certificati di nascita di bambini nati all’estero attraverso gestazione per altri (o procreazione assistita), precisando che “non è consentita in Italia la registrazione nell’atto di nascita dei bambini nati da coppie dello stesso sesso”.
Proprio a Genova, nel 2018, le avvocatesse Ilaria Gibelli ed Elena Fiorini avevano chiesto e ottenuto dal tribunale di Genova l’iscrizione sul certificato di nascita di una bimba del nome della mamma e della compagna. Il Comune aveva presentato ricorso, e nel frattempo il tribunale aveva intimato all’amministrazione di trascrivere altri due atti dello stesso genere.
“Io credo che la politica debba smettere di fare propaganda sulla pelle dei bambini – ha detto Salis – e che sia una cosa vergognosa quella che è avvenuta in questi anni, perché penso che in uno stato laico bisogna prima rispettare il diritto dei bambini e quindi uniformarsi a quella che è stata la sentenza genovese”.