“Con Mina e il disco insieme ho chiuso una fase della vita. Compongo solo note. La musica oggi? Massa informe di suoni che esce dal cellulare”: così Ivano Fossati

  • Postato il 13 ottobre 2025
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Nel 2011 Ivano Fossati aveva dichiarato: “Lascio il mestiere ma non la musica”. E l’artista è stato di parola, smettendo poi nel 2019, dopo il suo album con Mina: “Ho scritto più di 500 brani e musiche per il cinema, per il teatro… E poi si diventa grandi, si va avanti col tempo. – ha affermato a Il Corriere della Sera – Quell’album insieme a Mina è stato un momento perfettamente equilibrato, davvero felice. È stato un anno di lavoro esemplare ed entusiasmante”.

E ancora: “Un giorno mi è capitato di riascoltarlo, quel disco. Cosa che non faccio mai. E ho capito che era pieno di lucidità. Eravamo in uno stato di grazia, che toccava tutti. In primo luogo Mina, che è entrata in quel lavoro con tutta la sua esperienza, non solo tecnica, ma umana. E quel giorno, ascoltando le canzoni, ho pensato che fosse un bel modo di chiudere quella fase della mia vita”.

Poi l’artista ha tenuto a specificare: “La musica è sempre con me, anche se in una forma nuova. Mi dedico a composizioni per pianoforte che sono musica tematica. Sono brani tematici che poi hanno una variazione che destruttura il tema stesso. Nulla che spaventi, è musica popolare, come sono i temi delle colonne sonore. Altra cosa che mi appassiona e mi impegna, in questa fase, è la sperimentazione elettronica. Come non smette di attrarmi la mia chitarra elettrica e, di conseguenza, il blues”.

“La musica si fa sempre per gli altri, non solo per sé stessi. – ha spiegato – Farne un segreto mi sembrerebbe poco sensato e persino presuntuoso. Prima o poi può essere che le pubblicherò. Ho avuto un’offerta per eseguirle anche dal vivo, chissà. Non lo farò subito, forse fra un anno o due. Magari ne farò un disco o mi serviranno per una colonna sonora. Non intendo questa nuova fase come una dimensione intima, esclusiva. Semplicemente non ho più l’assillo del tempo. Posso procrastinare quanto voglio, prendermi tutto il tempo che voglio finché non sono convinto. Sono libero, non ho vincoli, neanche contrattuali. Io sono il mio committente e quindi mi diverto a farlo, farmi, aspettare quanto è necessario. Mi farò vivo con me stesso quando sarò soddisfatto del mio lavoro

“Quello che potevo dire l’ho detto, in tanti anni. – ha continuato – Non so se c’è bisogno, da parte mia, di aggiungere altro. E poi ci troviamo in un’altra fase, dal punto di vista musicale, e non solo. Ci troviamo davvero in un altro tempo storico e persino psicologico”.

Infine una analisi dell’oggi: “La musica è stata svuotata di contenuti, di senso. Mettere significati profondi nella musica, in fondo, non è difficile. È una questione di sintesi. Quando diventi un po’ esperto, con la sintesi riesci a dire cose abbastanza profonde in tre minuti. Ce la fai, non hai bisogno di scrivere un libro. Oggi prevale la superficialità, non si vuole più nemmeno fare lo sforzo della sintesi, non c’è neanche più lo studio per cercare di dire qualcosa di sensato. Le cose, per essere pubblicate, devono avere una ragione. È addirittura una banalità. Purtroppo io una ragione non la trovo più, in questa massa informe di suoni che esce dai cellulari e che anche i ragazzi consumano distrattamente, più per dovere generazionale che per passione. I successi, tra virgolette, di oggi, durano una settimana. La musica è cambiata, è stata girata una pagina. È una cosa che va presa con serenità, con consapevolezza. Non è un problema”.

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Il Fatto Quotidiano

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