Conclave, alle 19 la prima fumata. L’attesa e la speranza dei parroci genovesi: “Proseguire con il messaggio di Francesco”

  • Postato il 7 maggio 2025
  • Altre News
  • Di Genova24
  • 1 Visualizzazioni
Vaticano conclave

Genova. Tutto pronto per il conclave che eleggerà il 267esimo papa. La prima fumata programmata alle 19 di oggi, mercoledì 7 maggio. Nella Cappella Sistina entreranno 133 cardinali elettori da tutti i continenti: 53 gli europei con 17 italiani (nessun ligure). Sulla carta gli elettori erano 135 da 71 Paesi diversi, alla fine ne sono arrivati 133 da 70 Paesi. Il quorum di due terzi è sceso da 90 a 89 voti.

I cardinali si stanno confrontando in vista dell’extra omnes, ossia il momento in cui si chiuderanno, isolati dal mondo, per la votazione. La formula latina (tutti fuori) verrà pronunciata dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie proprio per ribadire l’uscita di chi appunto non ha diritto di voto.

Alle dieci di stamattina la Missa pro eligendo Romano Pontifice nella basilica di San Pietro, poi, alle 16:30 la processione dei cardinali nella Sistina. Da quanto sta emergendo i messaggi lanciati sinora sono in continuità con il messaggio di Francesco per la pace e la figura ricercata sembra essere proprio quella di un costruttore di ponti.

Tra i favoriti ci sono due italiani, Pietro Parolin e Pierbattista Pizzaballa, ma spicca anche la figura di Jean-Marc Aveline, il cardinale di Marsiglia. Una figura, questa, vicina a Matteo Zuppi, e si vedrà nelle prossime ore se l’ala più in continuità con Francesco deciderà di puntare sull’uno o l’altro. Sale anche un uomo di curia, Robert Francis Prevost, che in questi anni si è occupato del delicato dicastero dei vescovi. Per la Chiesa più emergente, quella asiatica, si ripete il nome del cardinale filippino Pablo Virgilio Siongco David, uno che non aveva timore, per combattere le ingiustizie, di sfidare l’ex presidente Rodrigo Duterte.

Nel caso l’elezione non dovesse avvenire oggi, dal secondo giorno di Conclave i cardinali sono chiamati a esprimersi due volte al mattino e due volte al pomeriggio. Le fumate sono però sempre due: una attorno a mezzogiorno che riassume l’esito degli scrutini mattutini, una attorno alle 17.30 per i due del pomeriggio.

E i preti genovesi cosa si attendono dal conclave?

Per ogni giorno di conclave a Genova i canonici del capitolo metropolitano di San Lorenzo celebreranno la messa in cattedrale alle 18 come accompagnamento spirituale. Anche tra il clero genovese c’è attesa e curiosità e l’opinione prevalente è la linea sembra essere quella della continuità con Francesco.

Giovanni Francesco Calabrese, vicario episcopale per l’annuncio del Vangelo e per la missionarietà, sottolinea: “È bello riflettere su quello che stanno facendo questi cardinali, che rappresentano così tanti Paesi e tutta la chiesa. C’è un papa e c’è una comunità cristiana che non è contrapposta. Per questo la continuità con il predecessore andrà manifestata secondo il carattere del nuovo pontefice”. Secondo il sacerdote ci sono alcuni aspetti portati avanti da Francesco che sarebbero dei punti di riferimento per il futuro: “L’empatia di papa Francesco che non era mera simpatia, ma un vero coinvolgimento di tutta la chiesa, del resto siamo al servizio della comunità. Poi l’attenzione agli ultimi e ai fragili. Infine la scelta di cardinali che arrivano anche da comunità piccole e lontane proprio nell’ottica dell’evangelizzazione: oltre alle chiese antiche quanto è importante che ci siano cardinali anche dall’Algeria o dalla Mongolia, per fare un esempio. È una sfida perché sono tanti e non si conoscono bene, secondo me capiranno da dove vengono e il perché sono stati scelti si ritroveranno, alla fine. Il fatto che anche i non credenti siano attenti è un riconoscimento che la chiesa incide ancora, se vive di quello che Gesù ha insegnato”.

Don Marco Granara per anni rettore del Santuario della Guardia e ora nel cuore del centro storico genovese, a San Pietro in Banchi sgombra il campo: “Anche se alcuni hanno esasperato certe sue posizioni come se fosse solo un sociologo e spingano perché si parli solo di Dio, Francesco era invece un uomo di fede. Importa che da una fede precisa venga fuori un modo di vivere preciso. Lui pregava moltissimo, anche di notte, e parlava soprattutto di Gesù. Gli aspetti spirituali danno più senso ai problemi concreti. Credo che ci sia l’idea di precisare una linea religiosa che non diventi evanescente, ma coerente. Tra i cardinali ci sono varie figure che emergono in questa direzione: uomini di fede che traducano in coerenza l’amore per il prossimo, la giustizia”.

Anche don Valentino Porcile, parroco a San Siro di Nervi (e a San Giuseppe e Padre Santo) concorda: “Mi pare che l’orientamento uscito dalle congregazioni generali sia proprio di continuare il cammino dell’evangelizzazione, dell’unità tra le varie componenti della chiesa e il percorso di sinodalità iniziato da papa Francesco. Il fatto che nel conclave ci siano ben 70 nazioni rappresentate è da un lato un limite e dall’altro un aspetto molto positivo perché sono davvero rappresentate anche le piccole comunità. Il papa è come il capitano di una nave che si muove su un torrente che prosegue la sua corsa e ogni papa negli ultimi anni ha cercato di andare avanti nella direzione indicata dal concilio Vaticano II. Il fatto che ci sia aspettativa e curiosità in tutto il mondo per l’elezione ci fa capire che la chiesa non è insignificante. Francesco ha spesso parlato degli ultimi e con gli ultimi, mi piacerebbe che il nuovo papa proseguisse questo messaggio”.

Don Roberto Fiscer, parroco della S.S. Annunziata del Chiappeto, che utilizza una forma di comunicazione molto apprezzata dai giovani sui social, dice: “Io ho sempre sentito Francesco come una guida, ma anche una forma di protezione. L’ho sempre sentito come colui che mi ha sempre protetto. Io ho un modo di annunciare il Vangelo a volte, un po’ radicale verso le periferie esistenziali e quindi quando qualche volta magari mi dicevo, ‘forse sto osando troppo’, oppure ‘sto esagerando’, per arrivare, ovviamente, ai più lontani, a quelli più distratti, a quelli più arrabbiati con la chiesa. Poi guardavo a lui e proprio mi sentivo protetto, perché vedevo che anche lui, ovviamente in altri modi, però aveva questa attenzione agli ultimi, quindi dentro di me pensavo che lui mi capirebbe il motivo per cui lo faccio. Da quando non c’è più io mi sono sentito più smarrito e quindi mi piacerebbe poter avere ancora un papa che mi faccia sentire protetto quando io lascio le 99 pecore per andare a cercare quella che si è smarrita”.

 

Autore
Genova24

Potrebbero anche piacerti